L'artista ritrae una natura naif che ha subito la manipolazione dalle immagini commerciali e dall'industria del cinema. Craven usa toni di rosa, giallo e scarlatto invitando lo spettatore in una 'Disneyland' straordinaria, dove qualsiasi aspra traccia del mondo animale viene riportata entro una sfera di candore e di innocenza
Mostra personale
Le pitture di Ann Craven ci conducono dolcemente attraverso un viaggio allucinante rivestito di colori da lollipop. Craven seduce con toni di rosa, giallo e scarlatto e invita lo spettatore in una “Disneyland†straordinaria, dove qualsiasi aspra traccia del mondo animale viene riportata entro una sfera di candore e di innocenza.
Con una sensibilita' simile a quella di Andy Warhol, Craven produce icone che si ispirano al mondo animale. Sono riproduzioni che provengono da documentari di National Geographic, da libri e riviste di scienze naturali (inella tradizione della pittura animaliér americana), che lei usa in parte con una serialità disarmante e, in parte, creando una sistematicità pittorica del manufatto.
L’artista ritrae una natura naif che ha subito la manipolazione dalle immagini commerciali e dall’industria del cinema.
Un riferimento forte per il lavoro di Ann Craven e' il film di fantascienza del 1973 “Soylent Green’’ dove il regista Edward G. Robinson ritrae Charlton Heston in una New York del futuro colpita da carestia e priva di natura. In questo contesto il governo promuove l’eutanasia, che viene incoraggiata mostrando un film (dentro il film) che riconduce lo spettatore alla natura idilliaca del passato – cervi che giocano, uccelli che cinguettano, enormi campi verdi colorati da fiori. Un rito di passaggio nell’aldila’, verso un nuovo Eden carico dei valori del passato.
Forse tutto questo gesto creativo scaturisce da una sorta di apprensione che osserva il mondo attraverso una sfera di cristallo e lo vede diventare simile a quello di ‘’Soylent Green’’. Si tratta di apprensione che si materializza in morbide pennellate di colore e che spinge Ann Craven a moltiplicare i suoi lavori ripetendo con maniacalità e precisione ogni gesto al punto di crearne delle copie, o, forse, di sottile ironia sul cambio di ruolo del progresso nel capitalismo occidentale?
Paolo Curti/Annamaria Gambuzzi & Co
via Pontaccio 19 Milano