Life's Balance. La mostra si concentra sulla produzione degli ultimi due decenni fornendo una panoramica sull'operato dell'artista dall'84 ad oggi. Le opere sono suddivise per periodi. Inclusa nella mostra e' anche la videoinstallazione 'Five '68 Films' (2002) che sviluppa l'interesse dell'artista per un particolare atto 'chirurgico' eseguito sulla superficie dell'immagine cinematografica.
Life's Balance
''Perché di una cosa si dice che è arte e di un’altra no?'' Questa domanda costituisce il nucleo dell’approccio concettuale di John Baldessari, un artista americano tra i più noti ed influenti del momento.
Come molti altri concettualisti della metà degli anni Sessanta anche John Baldessari (nato nel 1931 a National City/California) si era concentrato nei suoi primi lavori video sulla decostruzione dell’idea modernistica dell’autonomia dell’arte. Ben presto egli sviluppò una sua inconfondibile stilistica caratterizzata dalla sovrapposizione di più strati di testo e di fotografie e dalla loro riproduzione su semplici tele bianche. Uno degli obiettivi principali delle sue prime opere fu sicuramente quello di far affermare la fotografia nel mondo delle gallerie e quindi di sottolineare gli aspetti indipendenti ed emancipatori di questo mezzo. Da qui si sviluppò rapidamente il tentativo di confrontare ed irritare il mondo dei media con qualcosa che l’artista stesso definiva “il mondo realeâ€.
A metà anni Settanta Baldessari cominciò ad impiegare tecniche quali il cropping ed il montaggio. Da un lato egli analizzava immagini tratte dalla stampa e dal fermoimmagine di nostalgiche pellicole di serie B hollywoodiane degli anni ’40 e ‘50 alla ricerca di polivalenze ad esse inerenti e di una struttura sempre più aperta del significato; dall’altro lato egli ricercava “i ricordi dell’animaâ€. La sua intera opera sembra permeata da un incessante sforzo di voler cartografare un territorio intermedio, che a livello formale rappresenta un ibrido tra fotografia e pittura e a livello narrativo si pone come un’indagine differenziata e umoristica di una costruzione già quasi barocca composta da riferimenti storico-artistici uniti alle convenzioni della quotidianità ed al found footage tratto da qualsiasi fonte di coscienza collettiva disponibile. L’opera di Baldessari, pur presentando al suo pubblico una “festa visuale“ che si spinge all’estremo, è contemporaneamente uno studio dell’impossibilità di giungere ad una verità universale o ad un sapere assoluto.
La mostra presso il Kunsthaus di Graz si concentra sulla produzione degli ultimi due decenni fornendo così una panoramica sull’operato dell’artista dal 1984 ad oggi. Le opere sono suddivise per periodi: singoli lavori risalenti agli anni tra l’84 e il ’96; esemplari appartenenti a diverse serie prodotte tra il 1996 ed il 2003; ed, infine, l’ultima sezione che ospita le più recenti composizioni su base fotografica risalenti al 2004. Inclusa nella mostra è anche la videoinstallazione Five ’68 Films (2002), che sviluppa l’interesse dell’artista per un particolare atto “chirurgico†eseguito sulla superficie dell’immagine cinematica.
Lo spaccato delle opere di Baldessari esposto al Kunsthaus di Graz mostra il momento apogeo e di massima perfezione del suo approccio stilistico:
la mostra prende il via da un enorme corpus di opere, impressionanti e complesse, risalenti agli ultimi anni Ottanta e agli anni Novanta, nelle quali la tendenza narrativa raggiunge il suo culmine e la manipolazione dell’immagine provoca un capogiro visuale; si prosegue con le serie della fine degli anni Novanta e dei primi anni 2000 che riassumono gli aspetti più rimarchevoli dello stile di Baldessari: la sovrapposizione di strati di materiale fotografico e di superfici dipinte, la sperimentazione compositiva con le cornici ed il ripetuto impiego della lingua, che viene messa a confronto con la narrazione delle immagini. Infine, la mostra si conclude con l’equilibrata serie arancione, nella quale appare in maniera evidente la focalizzazione sul colore, mentre gli interventi formali sulla narrazione filmica già esistente divengono più precisi e presentano una struttura quasi matematica.
Kunsthaus Graz am Landesmuseum Joanneum - Lendkai 1 - Graz