PerForm Arte Contemporanea
La Spezia
via XXIV Maggio 57
0187 732884
WEB
The photograph of Dorian Gray
dal 15/4/2005 al 13/5/2005
338 8445916
WEB
Segnalato da

Perform Gallery




 
calendario eventi  :: 




15/4/2005

The photograph of Dorian Gray

PerForm Arte Contemporanea, La Spezia

Karin Andersen, Daniele Cascone, Francesco D'Isa, Gemis Luciani, Claudio Sinatti. Una ricerca sulla deformazione del corpo umano che vedremo cambiare di pelle, fondersi con parti meccaniche, contorcersi e in qualche caso divenire addirittura grottesco. La creazione di questi ibridi viene usata come metafora della svendita di valori della nostra societa'.


comunicato stampa

Karin Andersen, Daniele Cascone, Francesco D'Isa, Gemis Luciani, Claudio Sinatti

The picture of Dorian Gray, l’unico romanzo scritto da Oscar Wilde, è la storia di un affascinante giovane di cui viene eseguito un ritratto. Questo è talmente perfetto che invecchia e imbruttisce al suo posto e Dorian Gray, forte della sua invulnerabilità, perde ogni inibizione e remora finché il dipinto diviene talmente orrido che gli è impossibile sopportarne la vista. Così una notte lo colpisce con l’intenzione di distruggerlo, ma nello stesso istante cade morto a terra, invecchiato e imbruttito, ai piedi del quadro intatto e tornato splendido. Oggi la storia viene riproposta, non più in un romanzo, ma in galleria, e al posto del dipinto troviamo un percorso di rielaborazione fotografica e video, The photograph of Dorian Gray, con il quale si inaugura il nuovo spazio della galleria Perform Contemporary Art. Questo primo appuntamento si presenta come una ricerca incentrata sulla deformazione del corpo umano che vedremo cambiare di pelle, fondersi con parti meccaniche, contorcersi e in qualche caso divenire addirittura grottesco. La creazione di questi ibridi viene usata come metafora della svendita di valori della nostra società, che si gloria di liberarsi gradualmente da ogni freno e paradossalmente si ritrova sempre più imprigionata e imbrigliata dietro un’esistenza artificiale e standardizzata. E’ il caso di “Prison” ed “Escape”, due tra le stampe digitali di Daniele Cascone, in cui dietro la scherma di vere e proprie sbarre intravediamo primi piani di esseri umani pallidi, scarni e deboli, come in lotta tra la loro degenerazione fisica e morale e ciò che rimane della loro umanità. Ma queste brutture, queste modifiche negative, non intaccano la vanità e il fascino dei soggetti. Si tratta di una bellezza inumana, fredda, distaccata, dalla quale emergono le deviazioni, le orride aggiunte che Francesco D’Isa sovrappone alle sue splendide modelle. Sono finemente truccate, indubbiamente belle, eccezionalmente sensuali, ma vi fuoriescono delle ossa attraverso la carne, hanno la pelle macchiata da chiazze violacee o gli arti tenuti uniti al corpo tramite lacci e cuciture. Diventa così sempre più difficile stabilire se si tratti di essere umani o, come nel caso delle opere di Karin Andersen di ibridi, alieni, alterazioni della specie umana in un secolo futuro. E’ sicuramente quest’ultimo filone quello su cui Gemis Luciani concentra maggiormente la sua produzione. Dagli innesti meccanici nel corpo umano all’idea di un totale cambiamento della pelle dell’uomo, di una generazione più forte, più bella, ma marchiata di un rosso color allarme, incendio o sangue. Un mondo dove la pelle diventa dura come il cuoio e la maschera antigas diviene parte permanente del nostro volto. Ma come si diceva all’inizio di questo scritto e come tutta la mostra intende testimoniare, questa trasformazione è il simbolo di un terrore, di un egoismo, di una frana morale che già oggi esistono, presenti, attuali e ben vegli. Sono i due video di animazione di Claudio Sinatti che, posti alla fine del percorso della mostra, creano il vero e proprio legame tra l’una e l’altra dimensione. Il primo video si apre sulla scena di una porta bianca, con un audio sempre più forte che sembra essere quello di una festa. Una voce si distingue tra tutte: “Hai provato questa esperienza?”. E dopo averla sentita più volte il video ci porta in una stanza completamente buia in cui a poco poco distinguiamo un uomo seduto su una sedia con la testa tra le mani. All’improvviso delle lame gli escono dal corpo, si trasforma in un ammasso informe di pelle e carne che nel secondo video troviamo in fuga – forse da se stesso – su una navicella, terrorizzato per le continue lame che continuano a trapassargli la pelle, finché stremato dalla lotta con se stesso tra bene e male non balza fuori dal veivolo e si accascia a terra. (C.Lio)

A cura di Carolina Lio

galleria PerForm Contemporary Art, via XXIV Maggio 57 - La Spezia
Orari: dalle 15.00 alle 19.30 dal martedì al sabato e su appuntamento

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