La luce oltre la siepe. Luoghi vuoti emergono attraverso fievoli luci lunari, in una pittura non calligrafica che vive di aloni e passaggi lenti. I riquadri delle finestre emergono dal buio con tinte chiare, definiti dal bagliore diffuso dagli interni.
La luce oltre la siepe
Di fronte a noi un capannone industriale. Uno spazio vasto ci separa dai muri perimetrali. Fili di vegetazione si frappongono. Non si intravede l’interno dalle finestre, da cui filtra solo luce artificiale. Uno scenario deserto, eppure pervaso di presenze nascoste, è rappresentato da Lorenzo Banci nell’opera che inizia cronologicamente la sua personale alla Galleria Secondo Piano di Firenze. Il dipinto, realizzato nel 2002, introduce una serie di elementi che tornano all’attenzione dell’artista nella produzione recente (2004-2005). Luoghi vuoti emergono attraverso fievoli luci lunari, in una pittura non calligrafica che vive di aloni e passaggi lenti. Le inquadrature sono soggettive in cui lo spettatore si immedesima, spiando da lontano, ma quasi con voyeurismo, edifici industriali ancora in attività durante la notte. I riquadri delle finestre emergono dal buio con tinte chiare, definiti dal bagliore diffuso dagli interni.
L’interesse di Lorenzo Banci non si arena nella trattazione dei contenuti o nella descrizione dei soggetti. Il suo occhio è invece catturato da spunti formali: si sofferma sul rapporto tra luce e buio, sulla costruzione degli spazi, sull’eliminazione di oggetti distraenti. Negli ultimi lavori, non insiste su grafismi lineari, che in serie passate, come quella delle “Vitiâ€, delle “Rotoballe†o degli alberi, definivano nitidamente profili e particolari. Il pennello sfuma invece le ombre. Le immagini vengono costruite attraverso la giustapposizione di poche, ampie zone di affinità cromatica. Rimane lo studio disegnativo, ma investe soprattutto la limitazione dei volumi ambientali.
Agli spazi aperti, si accostano architetture d’interni. Opera spartiacque è “Sedieâ€: sono protagonisti due elementi d’arredo, modelli estrapolati da una fotografia amatoriale di scarto. Il contesto in cui Banci li fa abitare non riprende quello dello scatto reale. La disposizione asimmetrica delle sedie in primo piano, infatti, lascia intravedere uno sfondo poco raccontato ma pregno di significati. Due pareti si incastrano, schiudendo un panorama appena intuibile, che va oltre i confini del quadro. Sgorga da qui la ricerca sui volumi di stanze chiuse, quasi scatole prospettiche, in cui il rapporto tra luce ed ombra si inverte. Illuminazioni solari invadono vani di diverse tipologie. Le scale sono un soggetto iterato, che attrae perché rappresentabile in inquadrature vertiginose. Si arguiscono porte e passaggi sui pianerottoli, senza sapere dove conducano e chi vi si nasconda. Il clima da “realismo magico†porta le mente ad opere pirandelliane degli anni venti e dei primi anni trenta del Novecento, pur prive del senso di inquietudine e disagio che da esse emanava.
Qui protagonista non è la figura umana, ma gli spazi. Il pretesto figurativo dà lo spunto per approfondimenti formali che si avvicinano a soluzioni astratte. Eppure la composizione non si appiattisce in geometrie rigorose e rigide, lasciando numerosi spiragli alla riconoscibilità dei soggetti.
Inagurazione: 6 Maggio 2005, ore 18,30
A cura di Luca Simonetti
Galleria Secondopiano
c/0 Palazzo Antinori Corsini
Borgo Santa Croce 6 - Firenze
Orario: dalle 9,00 alle 19.30 tutti giorni escluso la Domenica