12 artisti che hanno saputo dare un forte impulso alla pittura nel suo senso piu' intimo ed efficace: Bartolini, Bertini, Giuman, Guidi, Madella, Moncada, Novelli, Olivieri, Raciti, Scaiola, Vago e Verna.
Collettiva
Basta un po' di prospettiva storica, per capire che la scommessa della pittura e'
generosamente disperata e, forse, risolutiva. Le possibilita' sono due soltanto. O
stiamo velleitariamente battendo la testa contro i muri (di immagini telemaiche, di
videoclip, di forme coputerizzate) che si richiudono su di noi, intrepidi ma
incoscienti navigatori di un mare che ha da tempo varcato le colonne d'Ercole. O
siamo ad un passaggio particolarmente difficoltoso: l'ardua strettoia che racchiude
il salto definitivo fra la pittura e la PITTURA. Nel qual caso, bisogna tenere i
nervi saldi ed andare avanti; in fondo c'e' pur sempre il futuro. Ogni volta che ci
si perde davanti ad un dipinto del passato, ogni volta che si assapora una velatura
o si vede girare un chiaroscuro, si e' assaliti da una feroce nostalgia. Possibile
che questo millenario incanto sai destinato ad appassire? Certo, fra cio' ch'e'
creato, tutto nasce e tutto muore.
Ma, appunto, la parola esatta e' nostalgia. Quel
desiderio estenuante di qualcosa che e' accaduto e che si vorrebbe poter rivivere:
cambiato, perche' nulla puo' ripetersi allo stesso modo, e il confronto con il
passato, nell'arte come nella vita, potrebbe portarsi dietro il veleno della
delusione. Nostalgia. E' lei che ha mosso i pennelli di tedeschi ed americani,
spagnoli e francesi, italiani e cecoslovacchi, in questi anni. Nostalgia di una
piccola grande cosa che non ammetteva confini e delimitazioni; nostalgia di tutto e
nostalgia di niente. Ecco perche' nessuno dei cosiddetti "gruppi linguistici" ha mai
vinto la partita, come - al contrario - e' accaduto nei precedenti movimenti. Ecco
perche' stentano a passare ulteriori "novita'" (il mondo e' meno superficiale di quel
che sembri). Ecco perche' tarda a definirsi la decina di nomi, che normalmente resta
protagonista di ogni generazione.
A volere cosi', sono gli stessi mercanti, molto piu'
intelligenti di quanto non ammettano i tradizionali luoghi comuni. Essi sono i primi
a sapere che dura nel tempo cio' che e' agganciato, in profondita', allo "spirito dei
tempi". E poiche' lo spirito dei tempi e' nostalgico di tutto e di niente, poiche' e'
aperto a tutte le possibili ipotesi di bellezza, risulta impossibile scegliere una
configurazione morfologica piuttosto che un'altra. Bisogna aspettare la tenuta
qualitativa dei singoli. Bisogna aspettare gli artisti alla tenuta intellettuale
della "corsa lunga", come sta accadendo; oltre i tempi pronosticati dai soliti
metereologi dell'arte. Ma intanto, occorre dire, che quando l'Annunciata cominciava
a presentare le loro opere, la ricerca sulla loro attivita' era ancora lungi
dall'esser maturata: e si sa bene che, su alcuni di loro, si e' giunti a compiute
indagini monografiche solo in tempi recenti, o recentissimi. E' inoltre chiaro, in
ogni caso, che non e' stata tanto la fama del nome a muovere l'interesse di Sergio
Grossetti, quanto appunto la bellezza della pittura, la sua freschezza di
conservazione, l'interesse critico che essa desta.
La scommessa entusiasmante e' stata quella di legare l'arte alle sue radici magiche e
primarie; di rispondere creativamente e poeticamente (non importa con quali mezzi)
alle domande fondamentali dell'uomo su questo pianeta. Ma se la mente e' aperta a
tutto, il cuore ha le sue gravitazioni.
E la parola pittura ha un sapore
particolare. Sa di studi odorosi, di mestiche artigianali, di vasetti seducenti e
smaglianti come gelati. La parola pittura parla ai sensi. Sarebbe bellissimo se le
risposte primarie transitassero ancora da li', dai vasetti, dalle mestiche e dalle
velature. E' impossibile non amare l'encomiabile passione pittorica di questi
maestri. Fra le infinite strade esplorate dalla pittura in questi anni, la loro e'
particolarmente intensa; e seducente. Continua a fare i conti con il visibile (non e'
fose quella la matrice di tutte le seduzioni?), ma se ne allontana lentamente, quasi
in punta di piedi, per trasferirsi nei territori della pura espressione, nell'empito
delle pennellate ricche ed espanse, nell'essudazione del colore, nella stemmante
perentorieta' di immagini che appartengono a un pianeta caldo ed ambiguo. E' pittura
che corre sul filo dell'ambiguita', l'ambiguita' fra il visibile ed i sensi della
pittura, fra gli originali misteri del mondo ed i poco piu' giovani misteri delle
forme, l'ambiguita' in cui consiste la chiave profonda dell'arte in questi anni.
Inaugurazione: 3 Maggio 2006
Spazio Annunciata
via Paolo Sarpi, 44 - Milano
orari: lun. 15.30-19.00, mar.-ven. 9.30-12.30 e 15.30-19.30.