Lo spettacolo indaga un Verdi meno conosciuto: la sua produzione fuori dal teatro. L'Agimus di Biella presenta uno spettacolo esclusivo e inedito.
In questo Centenario Verdiano, a un secolo dalla morte, sfogliando i programmi
di teatri e sale da concerto si assiste alla fiera dell'ovvio.
Non solo la corsa dei più è indirizzata al teatro di Verdi, ma spesso si limita
al trittico popolare, evitando scrupolosamente i titoli che meriterebbero
riletture e riproposte.
Indagare Verdi oltre questa misura pare sia sacrilegio secondo scelte offensive
della capacità del pubblico di incuriosirsi, interessarsi, fermarsi a un
Verdi-diverso.
Tanto per conoscerlo meglio.
Nessuno racconta, ad esempio, quando abbia fatto oltre al contadino e al
compositore anche il direttore d'orchestra in tutta Europa e per tutta la vita,
fino a tarda età .
E nessuno si è soffermato a rileggere la sua produzione fuori dal teatro.
Ci ha pensato - grazie a Dio! - l'Agimus di Biella che per la prima volta al
mondo presenta
uno spettacolo esclusivo e inedito che dal 18 marzo, giorno del debutto
all'Ospedale di Biella (salone dei Concerti, ore 16,30), girerà in Italia e
all'estero dove organizzatori illuminati lo pretenderanno.
L'idea è del violoncellista Sergio Patria e della pianista Elena Ballario che
ha elaborato le arie da camera di Verdi per l'Ensemble Concerto Italiano del
quale fa parte lei stessa, con Patria e con il flautista Rossano Munaretto.
Voce solista la splendida Francesca Rotondo, soprano napoletano da anni attiva a
Milano e Torino dove risiede, con un invidiabile curriculum professionale sia
teatrale sia concertistico che l'hanno vista collaborare con le maggiori
orchestre italiane.
Le arie da camera di verdi sono tratte dall'album intitolato
Mentre in altra occasione, scivendo all'amica milanese contessa Clara Maffei
aggiunse: 'Piuttosto dodici opere che quella sorta di musica che non è musica,
vera negazione dell'arte'. Una posizione severa e rigida, come era nelle sue
corde, dalla quale però derogò per quelle eccezioni che confermano la regola.
Così Verdi circa le composizioni strumentali.
Per le romanze cameristiche stette più al gioco, secondo gli usi editoriali
dell'epoca e, anche se non scrisse tante arie isolate come Rossini, Donizetti,
Mercadante, pure accettò di farne sia agli inizi di carriera, sia in occasione
partcolari come quando si volle pubblicare un album di romanze il cui ricavato
delle vendite doveva servire per soccorrere la famiglia del povero librettista
Francesco Maria Piave, paralizzato, al quale dedica
Rileggere oggi questa produzione ci fa incontrare per lo più un Giuseppe Verdi
giovane, che si concede alla moda del suo tempo, senza rinunciare alla propria
personalità , ma soprattutto cogliendo l'occasione per divertirsi e divertire,
lascindosi andare, qua e là , anche a quell'ironia che sempre accompagnò il suo
stile di vita e alla quale darà libero sfogo, dopo 80 anni di prudenze, con
Il programma, commentato dal musicologo Daniele Rubboli, darà modo di
percorrere buona parte delle vicende umane ed artistiche di Verdi, consentendo
di seguirne l'evoluzione come se si stessero leggendo pagine di un diario fino
ad oggi rimasto segreto.
E' auspicabile che questo originale e inedito progetto dell'Ensemble Concerto
Italiano possa avere l'immediata edizione discografica per figurare nel prossimo
autunno-inverno tra le strenne più golose della conclusione di questo 2001
speso, musicalmente, sull'altare di Verdi.
Ospedale di Biella, Salone dei Concerti
dal 18 marzo 2001 ore 16,30