Galleria Milano
Milano
via Manin, 13 (via Turati 14)
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WEB
Eugenio Giliberti
dal 30/5/2006 al 22/7/2006

Segnalato da

Nunzia Rosati



approfondimenti

Eugenio Giliberti



 
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30/5/2006

Eugenio Giliberti

Galleria Milano, Milano

L'artista trasforma tracce e memorie degli abitatori dei 'luoghi' in una narrazione attorno a singoli oggetti. Oppure lavora ossessivamente sulle possibilita' combinatorie di gruppi di 3 colori, o alla creazione di oggetti inservibili come una sedia di cera.


comunicato stampa

contrada cavalchina 1421

Per le tre grandi sale della Galleria Milano Eugenio Giliberti ha ideato espressamente un complesso percorso concettuale e visivo che consente di entrare nella sua poetica, gia' evidenziata nella mostra personale a Castel Sant’Elmo a Napoli due anni fa.

Giliberti lavora sui “luoghi": trova tracce, preesistenze, memorie dell’attraversamento dei luoghi da parte dei loro abitatori, e le trasforma in una narrazione che si coagula attorno a singoli oggetti - come potrebbe essere un modello del luogo stesso, ma anche un libro, o un segno -; accanto a questo filone “narrativo", esiste un ambito invece piu' concettuale e combinatorio che si innesta sul primo: si va da un lavoro ossessivo sulle possibilita' combinatorie di gruppi di tre colori (l’artista esporra' un lavoro di una decina di metri in cui ha raccolto 680.400 combinazioni cromatiche…) alla creazione di “oggetti platonici", cioe' di oggetti “inservibili" - come una sedia di cera - ma che rappresentino “l’idea" di quell’oggetto.

Infine, Giliberti ha elaborato una vera e propria decorazione murale il cui pattern e' quello - straniante e paradossale - di una zanzara, che diviene decoro, ma che rimane anche ironico memento di una situazione che, come fa l’arte, non ti lascia in pace, ti infastidisce e ti “punge".

L’insieme di questi tre momenti sconvolge gli spazi della galleria e li trasforma, sfruttando i ricordi e i desideri di chi vi ha abitato nel corso del tempo, per piegarli e trasformarli in un nuovo, multiforme racconto.

Giliberti scrive a Marco Meneguzzo:

“Hai in mente la galleria. Io ci sono entrato la prima volta dall'ingresso di via Manin. Molto romantico. la prima sala dopo l'ingresso ha una boiserie di legno scuro. E' una sala quadrata. Quella sala mi e' rimasta impressa nonostante l'ingombro delle brutte scrivanie bianche con i computer. E' l'ufficio di Toni. Tolto quell'ingombro restano i due mobili tecnici per i disegni. Due grandi cassettiere. Non belle ma pertinenti. Poi ci sono due vecchie vetrine, graziose.

Interessanti le decorazioni pittoriche, che nella mitologia della famiglia proprietaria dell'immobile figuravano come dei Manet. Incredibile come ci si attacchi a queste storie nelle vecchie famiglie che vogliono riconoscere la grandezza in ogni dettaglio e scambiano un onesto lavoro di decorazione liberty per un dipinto d'autore. Concentrando l'illuminazione al centro della sala immagino quasi abbaglianti le due sedie di cera, la rossa e la blu che sono state esposte alla fiera di Torino nel '97, poi nel 2001 alla mostra ''Chairs in contemporary art'', al castello di Udine, poi sono rimaste nascoste nel deposito di Tucci Russo.

Sulla volta a vela, illuminata anch'essa nella sala per il resto in penombra , una decorazione di zanzare del tipo di quelle che hai visto a Castel Sant'Elmo. Ti ho scritto delle due vetrine. Immagino che possano essere anch'esse illuminate dall'interno e conservare le mie zanzarine del pozzo di Sant'Elmo e altri oggetti e libri (tutta una collezione di libri su Leopardi, per esempio), il modellino in cartoncino in tre dimensioni della mia casa colonica che sto restaurando ecc. Dalla boiserie passiamo alla seconda sala. Immagina di entrarci dal parcheggio che, ahime', fu un giardino.

Nella grande parete di fondo (lunga circa 10 metri), sulla sinistra una specie di tendaggio fatto con i grandi fogli dei 680.400 quadratini colorati. Ho gia' esposto una volta in questo modo solo una parte del lavoro. Eravamo a Ludwigsburg, la sala che avevo a disposizione non era sufficientemente grande per accogliere il lavoro, cosi', esauriti tutti i muri, ho continuato a montare un grande foglio sull'altro. Tutta l'opera era montata in grandi pannelli di circa tre metri per 1,80, cinque di essi erano sovrapposti. La gente vi si avvicinava e sbirciava avendo l'impressione ancora amplificata dell'enormita' del lavoro. Ora vorrei mostrare tutto il lavoro come un grande tendaggio raccolto in pannelli di tre metri per 1,80 sovrapposti uno all'altro.

Al centro della parete e a destra due grandi quadri di cera, come due grandi tele con cornice, sulla parete a sinistra un polittico a 9 elementi molto colorati. Un lavoro del tipo dei moduli su superfici estroflesse, ma nuovo, piu' grande e solido, circa 180 x 180, ogni modulo sara' 60 x 60; sulle due pareti tra le tre aperture della sala due quadri numerici tipo quello del quadro di Paolo Liguori, ognuno della dimensione di 120 x 140. Entrando nella sala che precede l'Ufficio di Carla, ti ricordi che si tratta di una sala quadrata, piu' o meno della stessa dimensione della boiserie, per terra un modello architettonico, grande, circa 100 Kg di plastilina bianca, rappresentante l'edificio che ospita la galleria. Tutta la sala decorata con le zanzarine. Qua e la' piccoli lavori, disegni che possono stare nell'Ufficio di Carla, un vaso di cera arancione, insomma un po' di oggetti ''pratici''.

Per il catalogo, potremmo usare i disegni: potrebbe anche essere una riproduzione del quaderno che ho promesso di regalare a Carla.

Galleria Milano
Via Manin 13 e Via Turati 14 - Milano

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Liliana Ebalginelli
dal 30/11/2015 al 11/1/2016

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