La Galleria Patrizia Poggi ha inaugurato il 14 aprile una mostra di Giorgio de Chirico (1888-1978), che documenta attraverso ventisette opere (litografie e sculture) la sua ricerca artistica degli anni Quaranta, Sessanta e Settanta. Non pochi capolavori di Giorgio de Chirico sono stati realizzati in litografia, anzi, in qualche caso, suoi capolavori grafici hanno anticipato posteriori capolavori pittorici.
La Galleria Patrizia Poggi ha inaugurato il 14 aprile c.m., alle ore 18, una mostra di Giorgio de Chirico (1888-1978), che documenta attraverso ventisette opere (litografie e sculture) la sua ricerca artistica degli anni Quaranta, Sessanta e Settanta.
Non pochi capolavori di Giorgio de Chirico sono stati realizzati in litografia, anzi, in qualche caso, suoi capolavori grafici hanno anticipato posteriori capolavori pittorici. L'episodio di maggiore spicco in questo senso è certamente quello dei "Bagni misteriosi", dapprima incisi per Mythologie di Jean Cocteau nel 1934, e , solo più tardi, nel 1937, dipinti. Ma dal punto di vista iconografico la prima "serie" dechirichiana, le illustrazioni del 1929 per Calligrammes, è forse più interessante, dato che in essa de Chirico ha enunciato alcuni motivi che non ha mai svolto in pittura. Così quello del sole che si spegne per trasmettere, mediante una specie di cordone ombelicale, la sua luce a un altro sole splendente in una stanza.
Fra le opere esposte ci sono quattro litografie dell'Apocalisse del 1941, che appaiono quasi "disegnate" più che litografate con un segno secco, tagliente, düreriano, xilografico e la scultura in bronzo "Il Grande Metafisico".
Nelle opere di de Chirico si sente l'amore per l'antichità , amore che gli ha ispirato la Grecia, il paese dove è nato, dove ha passato tutta la sua infanzia e la sua adolescenza sino all'età di sedici anni. I Manichini seduti, gli Archeologi, sono una visione molto lontana dalla Grecia, almeno dal punto di vista delle proporzioni, ma in essa spesso si ritrovano gli elementi del tema preferito dal pittore, le colonne e i templi.
Gli Interni metafisici nascono dal pennello col desiderio di comunicare i suoi sogni; là sorgono, visibili a tutti, le squadre ed i compassi del geometra, che l'ossessionano e che, come confessa, egli solo vede sorgere dietro a tutte le proprie rappresentazioni.
Sulle tele prendono vita altre visioni del suo mondo metafisico, apparizioni estranee alla nostra conoscenza del mondo. Muse inquietanti sollevano un sipario ed entrano in scena dei personaggi misteriosi: il Trovatore, strana e sconcertante figura lirica in piedi nel centro della tela, Ettore e Andromaca, simbolo di un ideale amore coniugale, oppure Cavalli sulle sponde dell'Egeo, Ville, Piazze d'Italia, con orizzonti lontani, bassissimi.
La pittura è la sua grande vera passione, che gli fa scrivere:
Per conto mio sono tranquillo e mi vanto di tre parole che voglio siano il timbro apposto a ciascuna mia opera: "Pictor classicus sum".
La mostra resterà aperta fino al 10 giugno prossimo con il seguente orario:
dal martedì al venerdì 16 - 19, sabato 10,30 - 12,30 e 15,30 - 18,30. L'ingresso è gratuito.
Per ulteriori informazioni telefonare in galleria al n. 0544/219898 (anche fax)