In occasione del 50' anniversario del patto di gemellaggio esclusivo fra Roma e Parigi, la citta' di Roma organizza una manifestazione per commemorare la vita del grande esploratore d’Africa, Pietro Savorgnan di Brazza' (Roma 1852 - Dakar 1905).
Una vita per l'Africa
Roma, Auditorium-Parco della Musica
domenica 10 settembre - mercoledi' 4 ottobre 2006
In occasione del 50' anniversario del patto di gemellaggio esclusivo fra
Roma e Parigi, la citta' di Roma organizza una manifestazione per commemorare
la vita del grande esploratore d’Africa, Pietro Savorgnan di Brazza' (Roma
1852 - Dakar 1905). Italiano di nascita e francese di adozione, questo
grande umanista ci ha lasciato un messaggio universale di giustizia e di
pace, eredita' testimoniata ancora oggi dal nome della capitale della
Repubblica del Congo, Brazzaville.
Il filo conduttore della mostra, che ha come sponsor Louis Vuitton , e' il
messaggio, tramandato da Brazza', di non violenza, ma anche di dialogo come
ponte fra culture. Nel mondo di oggi, cosi' segmentato, un tale messaggio
assume vivissima urgenza.
Nel panorama della storia coloniale dell’Africa centrale del XIX secolo,
questo esploratore si e' imposto come figura visionaria che respingeva il
razzismo della sua epoca, avvolgendo in un abbraccio ideale le popolazioni
africane, con rispetto ed equanimita'. La sua filosofia e' in netto contrasto
con l’aggressiva avidita' che le potenze occidentali hanno imposto al Congo e
ad altri paesi africani per oltre un secolo.
Volgendo le spalle ad una tale politica di sfruttamento, Brazza', intesseva
con pazienza rapporti durevoli, riuscendo a concludere dei trattati basati
sulla fiducia e sul rispetto reciproci, giungendo perfino a liberare gli
schiavi dal loro giogo. Il trattato sottoscritto nel 1880 con Makoko Iloo I,
guida spirituale dell’antico regno bateke' - la cui influenza si estendeva su
un territorio pari a 725.000 chilometri quadrati - contribui' a consolidare
un legame leggendario, tramandato fino ai nostri giorni dal presente sovrano
Makoko Auguste Nguempio e la comunita' teke' che rappresenta almeno il 50% dei
tre milioni di abitanti della Repubblica del Congo.
Brazza' offri' agli africani un futuro basato sull’istruzione, un modello che
era destinato a consentire scambi equi e di reciproco vantaggio con l’
Europa. Proprio con questo patrimonio di fiducia, egli rientro' a Parigi,
dove consegno' al Parlamento un impero, ottenuto pacificamente, che
equivaleva a tre volte la superficie della Francia.
A Parigi patrocino' con passione la causa africana, sostenendo pubblicamente
l’irrinunciabile esigenza di assicurarle un trattamento giusto, e propose
progetti concreti di collaborazione fra le due civilta'. Lavoro' senza tregua
per proteggere il Congo francese dalle concessioni internazionali, allo
scopo di difenderlo dagli orrori perpetrati dal suo rivale, l’inglese Morton
Stanley. Al servizio del re Leopoldo II del Belgio, Stanley aveva
conquistato la riva meridionale del fiume Congo.
Nominato governatore generale del Congo francese e del Gabon nel 1886,
Brazza' trascorse i dodici anni successivi a creare su tutto il territorio,
scuole, cliniche e centri di formazione professionale. Ovunque, spinse i
commercianti europei a retribuire i lavoratori indigeni in modo equo.
Il suo rifiuto alla pratica di metodi violenti, auspicati dal re Leopoldo
per l’estrazione del caucciu' - cioe' la schiavitu', gli omicidi e la tortura -
contribui' ad alienargli le simpatie dei potentati finanziari nonche' dei
politici corrotti. Contro di lui fu perfino orchestrata una campagna
mediatica. Nel 1898, senza alcun preavviso, seppe, tramite la stampa, di
essere stato rimosso dal suo incarico.
Brazza' proveniva da una famiglia agiata, ma pochi sanno che egli finanzio'
in parte con i suoi mezzi le proprie spedizioni. Quando il suo mandato fu
revocato, tutto il suo patrimonio personale, equivalente a 6 milioni dei
nostri euro, era stato inghiottito dal Congo.
Brazza' si ritiro' allora a vita privata, vivendo di una piccola pensione ad
Algeri, dove si dedico' alla famiglia. Nel frattempo, la situazione nel Congo
si deteriorava con rapidita': gli abusi e la violenza erano diventati la
triste realta' di una regione un tempo pacifica, rispecchiando la tragedia in
territorio belga, al di la' del fiume.
Nel 1905, a seguito di un terribile scandalo, il governo francese fu
obbligato ad aprire un’inchiesta sulle brutalita' coloniali. L’incarico di
svolgerla fu affidato al solo uomo che possedeva la statura morale per
farlo: Savorgnan di Brazza'. La moglie, The're'se de Chambrun, insistette per
accompagnarlo. Partirono insieme, lasciando i tre figli piccoli presso la
nonna paterna a Roma. La missione in Congo e Gabon duro' quattro mesi,
durante i quali Brazza', nonostante la fortissima opposizione dei coloni,
registro' inenarrabili tragedie in un libretto destinato ad essere presentato
in Parlamento come prova della corruzione, sofferenze e schiavitu' che aveva
constatato.
Ma via via che la missione procedeva, la salute di Brazza' si deterioro'
inaspettatamente. Mori' a Dakar, sulla via di ritorno in Francia. A Parigi fu
onorato con i funerali di stato, ma non venne tuttavia sepolto al Pantheon,
dove era stata predisposta la sepoltura, riservata agli eroi nazionali: su
insistenza della moglie, due anni dopo le sue spoglie furono portate ad
Algeri.
Nel febbraio 1906 l’Assemblea Nazionale francese stabili' di non pubblicare
il rapporto di Brazza', ritenendolo troppo imbarazzante e rischioso per la
sicurezza pubblica. Al popolo francese non fu mai rivelata la verita'. Ancora
oggi, il suo contenuto resta un mistero.
Una cosa e' certa: Pietro Savorgnan di Brazza' ha dato la vita per l’Africa.
Fino all’ultimo respiro rimase fedele al suo convincimento visionario,
concepito agli inizi del colonialismo che, solo tramite una cooperazione
sociale ed economica, basata sul rispetto della diversita' biologica e
culturale - al contrario dall’odierna ‘‘globalizzazione’’ - gli africani ed
i loro partners internazionali avrebbero potuto sperare di costruire uno
sviluppo equo e durevole per l’Africa.
Una vita per l’Africa solleva l’onnipresente questione dell’estrazione delle
risorse naturali. Gli interessi occidentali e cinesi hanno ormai sostituito
quelli coloniali, facendo arricchire tutti coloro che sono disponibili a
collaborare agli obiettivi di lucro. Le regole del commercio di petrolio,
diamanti e oro vengono spesso imposte dall’estero. La popolazione locale e'
per cosi' dire lasciata a se' stessa. Per i privilegiati al potere, il destino
della gente comune non sembra aver molto significato.
Ma in Congo esiste ancora una luce di speranza nella memoria collettiva.
Infatti tutte le forme di espressione dell’arte e della cultura sono vive e
nell’attesa del futuro cosi' incerto, la fenice dell’arte rinasce dalle
ceneri della sofferenza.
E’ per questo motivo che la mostra presentera' un’opera d’arte che abbiamo
commissionato alla Scuola Cooperativa di Pittura di Poto Poto a Brazzaville.
Le misure della pittura sono 2 x 18 metri.
I nove maestri della scuola hanno lavorato in gruppo, sotto la direzione del
capo scuola Pierre Claver Ngampio, proprio come nelle botteghe
rinascimentali fiorentine, per creare una pittura che comprendesse simboli
forti delle maggiori etnie del Congo.
Inaugurazione: domenica 10 settembre, 2006, ore 19
Auditorium Parco della Musica
viale Pietro de Coubertin 30 - Roma