...una storia oggi dimenticata, la storia di due militanti della sinistra extraparlamentare uccisi, uno dopo l'altro, il primo dai fascisti, il secondo travolto, l'indomani, da una camionetta dei carabinieri che caricava i manifestanti scesi in piazza.(...)la storia della loro morte che racconta Andrea Salvino ne "Il disprezzo", un video - il primo che abbia mai realizzato. Le immagini di repertorio, nel bianco e nero dei nostri ricordi più lontani, scorrono in un montaggio asciutto e serrato...(Cristiana Perrella)
Andrea Salvino
Sei giorni a Milano nel 1975, da mercoledì 16 a lunedì 21 aprile, uguali a tanti
altri, in quegli anni. Sei giorni in cui si compie una storia oggi dimenticata,
la storia di due militanti della sinistra extraparlamentare uccisi, uno dopo
l'altro, il primo dai fascisti, il secondo travolto, l'indomani, da una
camionetta dei carabinieri che caricava i manifestanti scesi in piazza.
Si chiamavano Claudio Varalli e Giannino Zibecchi ed è la loro storia, la storia
della loro morte che racconta Andrea Salvino ne Il disprezzo, un video - il
primo che abbia mai realizzato. Le immagini di repertorio, nel bianco e nero
dei nostri ricordi più lontani, scorrono in un montaggio asciutto e serrato: la
mini di Varalli con il finestrino esploso per i colpi di pistola, una voce al
megafono che racconta la sua uccisione, i disordini del giorno dopo,
"l'incidente" in cui muore Zibecchi, i due funerali.
Un crescendo che culmina
nelle note dell'Internazionale suonata dagli Area, chitarre elettriche che
provocano un groppo in gola.
E' l'emozione la chiave di questo lavoro, quella
che cattura anche lo sguardo più disincantato, mentre le immagini scorrono
grandi sullo schermo, come un cinegiornale, inconsuetamente duro e vero, sfasato
di un quarto di secolo.
L'emozione come strategia sincera, capace di rendere
presente un passato neppure vissuto, un tempo che a guardarlo oggi sembra anche
più lontano. Rendere presente una storia, quel passato, non evocarlo
nostalgicamente ma portarlo qui, in mezzo a noi, a porci domande che non
vogliamo più farci, è il compito che Andrea si è dato per il suo lavoro, inteso
sempre più come un atto di militanza solitaria, come un impegno a rivelare lo
scollamento tra le immagini che utilizza e il contesto che le riceve. Il falso
anacronismo dei suoi quadri marca ulteriormente questo sfasamento e lo risolve
con un cortocircuito, ma l'immagine video, un frammento di realtà , colpisce più
diretto, risponde ad un'urgenza che si è fatta sempre più pressante e che ha
asciugato la sua pittura, eliminando, almeno per ora, il gusto precedente per
il paradosso visivo, per l'accostamento sul filo dell'assurdo di testi e
immagini.
Mira dritto al bersaglio ora, Andrea Salvino, e attraverso le sue opere la
memoria (la sua, la nostra) compie incursioni rapide e precise nel mondo
dell'arte.
Un arte, e una cultura, che sembrano aver dimenticato la capacità , il bisogno,
di essere contro. (Cristiana Perrella, maggio 2001)
Inaugurazione lunedì 28 maggio ore 18.00
Orario: dal lunedì al venerdì 10.00/13.00 - 14.30/18.00 (esclusi i festivi)
Fondazione Adriano Olivetti
Via Zanardelli, 34 - 00186 Roma