Nature Morte. La mostra, che propone circa 35 opere reallizate a partire dal 1928, consente di leggere per intero lo sviluppo di Pirandello ma soprattutto mette in luce la qualita' della sua pittura, fatta da un registro cromatico governato da pochi colori di terra e da luci malate. A cura di Fabrizio D’Amico e Marco Goldin.
Nature Morte
a cura di Fabrizio D’Amico e Marco Goldin
Il ciclo di mostre dedicate ai protagonisti del Novecento italiano prosegue poi con questa suggestiva esposizione dedicata all’opera di Fausto Pirandello (1899-1975), a cura di Fabrizio D’Amico e Marco Goldin. Si e' scelto pero' di approfondire un aspetto cruciale, nella sua peculiarita' sino a oggi trascurato dagli studi, della sua produzione: la mostra sara' infatti incentrata sul grande episodio della sua pittura che tratta il genere antico della natura morta.
Genere che Pirandello sa profondamente innovare, gia' a partire dal tempo trascorso a Parigi, sul finire degli anni venti, ove - vicino ma non mai stretto sodale del gruppo degli “italiens de Paris" - egli ripercorre piuttosto le lezioni gia' ‘classiche’ di Picasso, Derain e Braque. Seguira' quindi la straordinaria stagione romana degli anni trenta, quando la sua figura cresce sino ad attingere quella piena maturita' che ne fara' uno dei maggiori e devianti interpreti del ‘realismo’ europeo. Nel dopoguerra infine, Pirandello avvicinera' il neo-cubismo prima e l’astratto-concreto di Lionello Venturi poi, ma sempre da uno spalto di personalissima, solitaria, fin scontrosa autonomia di linguaggio.
La gigantesca figura di Pirandello, che seppe portare alle estreme conseguenze il malessere e la duplicita' nella percezione del reale, gia' fondamenti della poetica del padre Luigi, si esplica soprattutto nella pittura di figura. Ma e' altrettanto vero che lo stesso dolore, le stesse straniate attese, lo stesso sospeso e attonito stupore di fronte alla visione della realta' s’insinua anche nel genere della natura morta. Che egli concepisce non come sapiente, morandiana disposizione di oggetti sul piano di posa, ma come teatro dell’incongruo, come luogo ove, come fossero stati li' riuniti da un casuale colpo di ramazza, oggetti minimi, destituiti d’ogni grazia e d’ogni prestigio, si ritrovano a dar testimonianza, anch’essi, del mistero frastornante della vita.
La mostra, che proporra' circa trentacinque opere distese dal 1928 al tempo ultimo, consentira' di leggere per intero lo sviluppo di Pirandello attraverso gli anni cosi' distanti della sua densa produzione. Ma soprattutto mettera' in luce la straordinaria qualita' della sua pittura, fatta da un registro cromatico governato da pochi colori di terra, da luci corrusche e malate, da una materia affocata e gremita. E da un gesto, su di essa, breve e rattratto, in cui si ricovera in ogni stagione il sempre eguale dolore del pittore.
Museo di Santa Giulia
via dei Musei 81/b - Brescia