Domenica 3 giugno, alle ore 11, si inaugura presso lo spazio JULIET di Casier, una mostra del pittore Francesco Maria Caberlon e sempre alle ore 11, presso lo spazio museale della PARCO Foundation di Casier una mostra di Sergio Cascavilla.
Domenica 3 giugno, alle ore 11, inaugura presso lo spazio JULIET di Casier, una mostra del
pittore Francesco Maria Caberlon.
Il lavoro di questo autore concepisce lo spazio quale composizione dinamica di colori,
scritte e piani, assumendo nell'opera l'oggetto quotidiano, visto però non nell'ottica
'francescana' di Morandi (che ne fece punto d'onore di tutta la sua pittura), bensì in
quello orgiastico della modernità confusionaria e sovraccitata da segni molteplici.
Si riscontra una certa eccentricità , sia nella disposizione degli oggetti, sia nella loro
realizzazione spesso graficizzata. Questa eccentricità permette, ancora una volta, di vivere
il momento dell'arte come luogo privilegiato, privo di limiti o di ingannevoli gerarchie.
Così, visione e desiderio sono termini costanti in queste opere, e l'entusiasmo del desiderio
regala l'emozione di una tinta ritrovata o di frase perduta. Ci si chiederà : com'è possibile
una cosa del genere? Risposta: certo che è possibile, poiché la bellezza non è mai dove si
crede: per sua natura è sfuggente, è al di fuori della razionalità : può essere qui e altrove,
può albergare dentro di noi o al di fuori. La precarietà materiale delle opere, le
asimmetrie ricercate, la delicatezza di certi contorni, dimostrano come il rapporto tra idea
e pensiero, cuore pulsante e cultura, non sia facile; ma tenendone conto si può toccare quel
sesto senso che riesce a dare ragione all'azione.
"Nel lavoro di Caberlon -come scrive Sabrina Zannier, nella presentazione alla mostra- tale
ritorno non coincide con il recupero dei valori simbolici e mitopoietici un tempo legati
agli oggetti dell'antichità . Tavoli, sedie, vasi e altro assumono invece il ruolo del
testimone di un evento, di un'azione consumata dall'uomo nello spazio suggerito dal dipinto.
L'oggetto, ridotto a icona e ormai avulso dalla sua tridimensionalità , diviene impronta,
segno di una narrazione senza soluzione di continuità ".
Ecco perché la sua pittura è schizzata con frizzante rapidità , è segnata da sardoniche
linguette rosse e gialle, è ornata da puntinature ossessive, è ricamata da inserimenti o
citazioni del design contemporaneo. Nella ridondanza dell'opera, nella sua stratificazione
multistilistica, si manifesta la condizione di una tensione forte, carica di energia
positiva, in cui ogni inclinazione dionisiaca viene a coincidere nell'evento fattuale della
composizione pittorica, in modo che segno e campo s'incontrano per rivivere il tempo
privilegiato dell'età dell'oro. Le metafore si accavallano: dai vasi e dalle brocche spuntano
non solo dei fiori, ma anche dei guizzi dai connotati indefinibili, una vena sorridente
scivola tra le pennellate generose: il decoro alleggerisce, nella prevalente bidimensionalità ,
la densità della materia, dimostrando così una necessaria concatenazione degli opposti.
La mostra curata da Boris Brollo, in collaborazione con la Galleria Santo Ficara di Firenze,
chiuderà alla fine di giugno.
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Si inaugura, domenica 3 giugno, alle ore 11, presso lo spazio museale della PARCO Foundation
di Casier una mostra di Sergio Cascavilla, che ci riporta con la consueta delicatezza in
quell'universo parallelo che i suoi quadri e i suoi disegni hanno saputo costruire.
Più che parallelo, a ben guardare, questo universo si rivela essere speculare, perché non
fa che riflettere temi e modi ben presenti nell'autore. Temi rivisti, riletti, reintepretati
nei colori volutamente edulcorati di un mondo senza bombe o nel quale, al massimo, capita di
imbattersi in qualche bomba del sesso. Temi riproposti in immagini virate in azzurro e rosa,
colori fondamentali dell'infanzia che qui è freschezza, e non quella freschezza d'immaginazione
vanto di tanti artisti da strapazzo, ma freschezza interpretativa, capacità di lettura delle
cose secondo schemi inusitati. Rilettura sempre in bilico tra ironia, tagliente umorismo e una
bonomia non priva di mordente, se non di veri e propri spigoli affilati.
A livello formale, di struttura evocativa, più ancora che narrativa, l'opera di Cascavilla si
materializza nell'illustrazione di un mondo dove vige un gusto di vivere tramandato nel nostro
immaginario da pellicole -ovvio il riferimento nel titolo alla mostra del 1996 "Pane Amore e
Fantasia"- nelle quali l'amore porta vestiti semplici e sguardo pulito, civetterie e non
provocazioni. A volerci giocare, un mondo di mondine anziché di mondane, popolato di donne
e amori innocenti, sguardi franchi, passioni da consumarsi tra linee di filari, e non di
sostanze registrate in classe A. Non c'è cattiveria in vista, ma tanta furbizia, e P38
sostituite da sgambetti. Tuttavia non si tratta, come potrebbe risultar facile concludere,
di un "com' eravamo", piuttosto, si potrebbe parlare di un "come potremmo essere se solo".
Per questo, le innocenti parodie di Cascavilla sono alla fine una somma di possibilità di
lettura stratificate, che lasciano trapelare inaspettati bagliori di valenza quasi politica.
Immagini che si lasciano adoperare, che non s'impongono ma s'adattano piuttosto all'umore e
all'acume dello spettatore, che potrà , se vuole, sciogliere la glassa della superficie per
assaporare il gusto del loro contenuto. E si tratta di un gusto che può addirittura finire
per essere un poco amaro, perché in mezzo a tanta bonarietà si sente squillare un campanello
d'allarme, l'avvertimento di non star troppo al gioco, come siamo abituati a fare davanti allo
schermo.
Si è spesso parlato di una stretta parentela col fumetto, parentela che, a livello formale,
potrebbe magari essere avallata. Tuttavia, va precisato che il lavoro di Cascavilla si muove
su traiettorie ben differenti. Non c'è, innanzitutto, la volontà di strutturare delle vere e
proprie storie e, se un quadro può rappresentare il seguito di un altro, ciò accade solo in
virtù di una comune qualità atmosferica, che permette di respirare un'aria familiare. Per il
resto, mentre spesso il fumetto trasporta in un mondo fantastico e spesso irreale, qui
viceversa il lavoro invita a guardar meglio questo, in cerca della chiave per riappropriarsi
di quella leggerezza sepolta da tonnellate di microchip. Ed è certo abbastanza facile
immaginarsi l'artista nel suo studio, e il registratore che manda Un sabato italiano e
all'inizio dell'altro lato All you need is love.
Nostalgia? E perché no? Ma è nostalgia che richiede di discriminare tra forma e contenuto,
tra allusione e illusione. Perché, se certo non possiamo essere che noi ad abbracciare nel
quotidiano il mood di Cascavilla, è altrettanto vero che esiste, oltre al nostro mondo
personale, anche un mondo collettivo del quale ci sentiamo spesso estranei. Prendiamo allora
il mondo dell'arte, ambiente adottivo di questi lavori: anche in quest'ambito,
Serginho - l'alter ego del nostro - ha da dire la sua, contrapponendo un lavoro caramellato
nella forma a troppe cose che, dietro a una trita aggressività , sono caramellate nella sostanza,
perché non sono che risposte a un trend di tutti e di nessuno. Per questo, la sua opera
rischia di apparire alla fin fine trasgressiva e scomoda, perché dietro a un apparentemente
innocuo contar storie, metterà la domanda -buona soprattutto per i finti fiancheggiatori- "se
ti piace tanto, perché non sei così?"
In altre parole, questa è una risposta e una presa di posizione, che si avvale del kitsch come
arma, ariete per sfondare le porte di quell'indifferenza che soggiace all'accettazione di
qualsivoglia provocazione intellettualistica o sanguinolenta. I colori, lo ripetiamo, sembrano
tratti dalla paletta dell'illustratore per l'infanzia; i titoli, altro asse portante del lavoro
di Cascavilla, inducono a una soporifera allegria, un po' come certi programmi tivù infarciti
d'idiozia diretta e stupidità subliminale. Facile quindi lasciarsi irretire, scambiando questi
quadri/bacheche/adesivi/disegni per allegre finestrelle attraverso le quali sfuggire al grigiore
quotidiano. E invece è proprio nella loro voluta banalità che si nasconde l'insidia, come un
petardo nella torta di compleanno. E voi, invitereste Serginho alla vostra prossima festa di
compleanno?
Spazio Juliet
Parco Foundation di Casier
piazza San Pio X n. 76, 31030 Casier (TV)
tel. 0422 670343