Spazio Juliet
Casier (TV)
piazza San Pio X 76
WEB
Caberlon e Cascavilla
dal 2/6/2001 al 3/7/2001
0432 928886

Segnalato da

Juliet - Laura Cristin




 
calendario eventi  :: 




2/6/2001

Caberlon e Cascavilla

Spazio Juliet, Casier (TV)

Domenica 3 giugno, alle ore 11, si inaugura presso lo spazio JULIET di Casier, una mostra del pittore Francesco Maria Caberlon e sempre alle ore 11, presso lo spazio museale della PARCO Foundation di Casier una mostra di Sergio Cascavilla.


comunicato stampa


Domenica 3 giugno, alle ore 11, inaugura presso lo spazio JULIET di Casier, una mostra del pittore Francesco Maria Caberlon.

Il lavoro di questo autore concepisce lo spazio quale composizione dinamica di colori, scritte e piani, assumendo nell'opera l'oggetto quotidiano, visto però non nell'ottica 'francescana' di Morandi (che ne fece punto d'onore di tutta la sua pittura), bensì in quello orgiastico della modernità confusionaria e sovraccitata da segni molteplici.

Si riscontra una certa eccentricità, sia nella disposizione degli oggetti, sia nella loro realizzazione spesso graficizzata. Questa eccentricità permette, ancora una volta, di vivere il momento dell'arte come luogo privilegiato, privo di limiti o di ingannevoli gerarchie. Così, visione e desiderio sono termini costanti in queste opere, e l'entusiasmo del desiderio regala l'emozione di una tinta ritrovata o di frase perduta. Ci si chiederà: com'è possibile una cosa del genere? Risposta: certo che è possibile, poiché la bellezza non è mai dove si crede: per sua natura è sfuggente, è al di fuori della razionalità: può essere qui e altrove, può albergare dentro di noi o al di fuori. La precarietà materiale delle opere, le asimmetrie ricercate, la delicatezza di certi contorni, dimostrano come il rapporto tra idea e pensiero, cuore pulsante e cultura, non sia facile; ma tenendone conto si può toccare quel sesto senso che riesce a dare ragione all'azione.

"Nel lavoro di Caberlon -come scrive Sabrina Zannier, nella presentazione alla mostra- tale ritorno non coincide con il recupero dei valori simbolici e mitopoietici un tempo legati agli oggetti dell'antichità. Tavoli, sedie, vasi e altro assumono invece il ruolo del testimone di un evento, di un'azione consumata dall'uomo nello spazio suggerito dal dipinto. L'oggetto, ridotto a icona e ormai avulso dalla sua tridimensionalità, diviene impronta, segno di una narrazione senza soluzione di continuità".

Ecco perché la sua pittura è schizzata con frizzante rapidità, è segnata da sardoniche linguette rosse e gialle, è ornata da puntinature ossessive, è ricamata da inserimenti o citazioni del design contemporaneo. Nella ridondanza dell'opera, nella sua stratificazione multistilistica, si manifesta la condizione di una tensione forte, carica di energia positiva, in cui ogni inclinazione dionisiaca viene a coincidere nell'evento fattuale della composizione pittorica, in modo che segno e campo s'incontrano per rivivere il tempo privilegiato dell'età dell'oro. Le metafore si accavallano: dai vasi e dalle brocche spuntano non solo dei fiori, ma anche dei guizzi dai connotati indefinibili, una vena sorridente scivola tra le pennellate generose: il decoro alleggerisce, nella prevalente bidimensionalità, la densità della materia, dimostrando così una necessaria concatenazione degli opposti.

La mostra curata da Boris Brollo, in collaborazione con la Galleria Santo Ficara di Firenze, chiuderà alla fine di giugno.

____________________

Si inaugura, domenica 3 giugno, alle ore 11, presso lo spazio museale della PARCO Foundation di Casier una mostra di Sergio Cascavilla, che ci riporta con la consueta delicatezza in quell'universo parallelo che i suoi quadri e i suoi disegni hanno saputo costruire.

Più che parallelo, a ben guardare, questo universo si rivela essere speculare, perché non fa che riflettere temi e modi ben presenti nell'autore. Temi rivisti, riletti, reintepretati nei colori volutamente edulcorati di un mondo senza bombe o nel quale, al massimo, capita di imbattersi in qualche bomba del sesso. Temi riproposti in immagini virate in azzurro e rosa, colori fondamentali dell'infanzia che qui è freschezza, e non quella freschezza d'immaginazione vanto di tanti artisti da strapazzo, ma freschezza interpretativa, capacità di lettura delle cose secondo schemi inusitati. Rilettura sempre in bilico tra ironia, tagliente umorismo e una bonomia non priva di mordente, se non di veri e propri spigoli affilati.

A livello formale, di struttura evocativa, più ancora che narrativa, l'opera di Cascavilla si materializza nell'illustrazione di un mondo dove vige un gusto di vivere tramandato nel nostro immaginario da pellicole -ovvio il riferimento nel titolo alla mostra del 1996 "Pane Amore e Fantasia"- nelle quali l'amore porta vestiti semplici e sguardo pulito, civetterie e non provocazioni. A volerci giocare, un mondo di mondine anziché di mondane, popolato di donne e amori innocenti, sguardi franchi, passioni da consumarsi tra linee di filari, e non di sostanze registrate in classe A. Non c'è cattiveria in vista, ma tanta furbizia, e P38 sostituite da sgambetti. Tuttavia non si tratta, come potrebbe risultar facile concludere, di un "com' eravamo", piuttosto, si potrebbe parlare di un "come potremmo essere se solo". Per questo, le innocenti parodie di Cascavilla sono alla fine una somma di possibilità di lettura stratificate, che lasciano trapelare inaspettati bagliori di valenza quasi politica.

Immagini che si lasciano adoperare, che non s'impongono ma s'adattano piuttosto all'umore e all'acume dello spettatore, che potrà, se vuole, sciogliere la glassa della superficie per assaporare il gusto del loro contenuto. E si tratta di un gusto che può addirittura finire per essere un poco amaro, perché in mezzo a tanta bonarietà si sente squillare un campanello d'allarme, l'avvertimento di non star troppo al gioco, come siamo abituati a fare davanti allo schermo.

Si è spesso parlato di una stretta parentela col fumetto, parentela che, a livello formale, potrebbe magari essere avallata. Tuttavia, va precisato che il lavoro di Cascavilla si muove su traiettorie ben differenti. Non c'è, innanzitutto, la volontà di strutturare delle vere e proprie storie e, se un quadro può rappresentare il seguito di un altro, ciò accade solo in virtù di una comune qualità atmosferica, che permette di respirare un'aria familiare. Per il resto, mentre spesso il fumetto trasporta in un mondo fantastico e spesso irreale, qui viceversa il lavoro invita a guardar meglio questo, in cerca della chiave per riappropriarsi di quella leggerezza sepolta da tonnellate di microchip. Ed è certo abbastanza facile immaginarsi l'artista nel suo studio, e il registratore che manda Un sabato italiano e all'inizio dell'altro lato All you need is love.

Nostalgia? E perché no? Ma è nostalgia che richiede di discriminare tra forma e contenuto, tra allusione e illusione. Perché, se certo non possiamo essere che noi ad abbracciare nel quotidiano il mood di Cascavilla, è altrettanto vero che esiste, oltre al nostro mondo personale, anche un mondo collettivo del quale ci sentiamo spesso estranei. Prendiamo allora il mondo dell'arte, ambiente adottivo di questi lavori: anche in quest'ambito, Serginho - l'alter ego del nostro - ha da dire la sua, contrapponendo un lavoro caramellato nella forma a troppe cose che, dietro a una trita aggressività, sono caramellate nella sostanza, perché non sono che risposte a un trend di tutti e di nessuno. Per questo, la sua opera rischia di apparire alla fin fine trasgressiva e scomoda, perché dietro a un apparentemente innocuo contar storie, metterà la domanda -buona soprattutto per i finti fiancheggiatori- "se ti piace tanto, perché non sei così?"

In altre parole, questa è una risposta e una presa di posizione, che si avvale del kitsch come arma, ariete per sfondare le porte di quell'indifferenza che soggiace all'accettazione di qualsivoglia provocazione intellettualistica o sanguinolenta. I colori, lo ripetiamo, sembrano tratti dalla paletta dell'illustratore per l'infanzia; i titoli, altro asse portante del lavoro di Cascavilla, inducono a una soporifera allegria, un po' come certi programmi tivù infarciti d'idiozia diretta e stupidità subliminale. Facile quindi lasciarsi irretire, scambiando questi quadri/bacheche/adesivi/disegni per allegre finestrelle attraverso le quali sfuggire al grigiore quotidiano. E invece è proprio nella loro voluta banalità che si nasconde l'insidia, come un petardo nella torta di compleanno. E voi, invitereste Serginho alla vostra prossima festa di compleanno?

Spazio Juliet
Parco Foundation di Casier
piazza San Pio X n. 76, 31030 Casier (TV)
tel. 0422 670343

IN ARCHIVIO [12]
Sonia Ros
dal 22/10/2005 al 14/11/2005

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede