Round Trip. L'artista racconta, attraverso un video e 2 immagini fotografiche di grande formato, del luogo che secondo Aristotele e' il primo limite immobile che abbraccia un corpo: il luogo come realta' altra e distinta rispetto al corpo e, di conseguenza, all'individuo. A cura di Dino Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli, con un testo di Olga Gambari.
Round Trip
a cura di Dino Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli
Il tempo scorre lungo un cerchio, movimento circolare dalle varie velocità,
innestato su circonferenze dai diversi diametri. Ogni cerchio col suo
metronomo.
Tutti i tempi esistenti, esistiti e che esisteranno, assomigliano a un
infinito agglomerato di bolle di sapone, tante, vicine, piccole e grandi,
gemelle, cangianti, preziose e fragili. Tempi apparenti, risonanze
d¹orologio che si propagano con effetti ottici. Il tempo scorre e la ruota
gira.
Se si ascolta in silenzio si può sentire il ronzio della propria, un mulino
che fila le giornate della vita come granelli in una clessidra.
La ruota va e l¹occhio che la osserva scivola in un meccanismo ipnotico, un
vortice che si avvita e allontana dalla dimensione spazio-temporale. Un
risucchio che porta nel cuore della tempesta, dove cessa ogni azione, e
anche il tempo si ferma. È l'orologio del Bianconiglio di Alice nel paese
delle meraviglie, una favola per raccontare l'esistenza umana come un gioco
surreale e onirico. Un tempo relativo, per un luogo insieme reale e non.
Risuona una musica da luna-park, ricordi d'infanzia e malinconia, mentre
parte il prossimo giro di una giostra. Cerchi su cerchi, circonferenze che
si sdoppiano, figure sciolte in astrazione geometrica, per una visione
cinetica che diventa un viaggio dentro a se stessi.
Olga Gambari
Maura Banfo ci racconta, attraverso un video e due immagini fotografiche di
grande formato, del luogo che secondo Aristotele e' il primo limite immobile che
abbraccia un corpo (Physicorum Libri, IV); in altre parole, il luogo come
realtà altra e distinta rispetto al corpo e, di conseguenza, all'individuo.
Nel ripetersi incessante e abitudinario (quell'abitudine, esperta
arredatrice, tanto cara a Proust) delle nostre gestualità spaziali, e nel
nostro rapporto con le cose, si spiega il modo in cui cerchiamo
costantemente nel mondo quella 'suite di fissazioni' che garantiscono la
stabilità esteriore al nostro interiore essere inquieto; quell'ordine che
rende possibile un autentico rapporto fra noi e le cose.
Questa profonda unione che lega indissolubilmente la memoria con il ricordo
visivo dei luoghi, spiega lo sgomento che proviamo ad esempio quando
scompare un edificio: con esso infatti svanisce la nostra storia. L'inattesa
scomparsa, l'assenza di un punto di riferimento, genera quell'impressione di
vertigine del vuoto. All'improvviso guardando in alto c'è un pezzo di cielo
in più dove prima c'era qualcosa: e una parte di noi stessi si disperde
nella frustrazione di un'aspettativa proiettata su un luogo che c'è sempre
stato ma che all'improvviso manca.
La perdita della sensibilità spaziale, la dinamica del tempo, la ciclicità
della giostra della vita individuale e storica-, sono tutti elementi
annunciati in Round trip.
Inaugurazione: Lunedì 26 Marzo 2007 h.18
CRAC
Via XI Febbraio, 80 - Cremona
Orari: da Lun. a Ven. 10 - 16 - Sab. 10 - 13