Novum ac tunc auditum crimen. "Richiamandosi al tema del 'moulage', il precipitato dell'anatomia diventa modello-matrice, ritrova colore in pittura e imprime la sua forma non solo nel gesso ma anche sul rame e sulle plastiche". Alberto Zanchetta
Novum ac tunc auditum crimen
Insieme di infinite parti, il corpo umano è una maestosa, complessa,
architettura. Molosso pietrificato che l'empito scientifico vorrebbe
dissezionato in frammenti, brandelli che funzionano da sineddoche per
richiamare in causa un Tutto omogeneo. L'anatomia, e quel poco che se ne
racconta, descrivono gli esiti e le tensioni con cui Nicola Samorì si
misura con il corpo umano, atomizzato ma compatto.
Tutte le sue opere ci
parlano di "membra disiecta" e di una materia in via di disgregazione;
ferite e suture concorrono ad individuare un'articolazione attiva, esempio
di come quello che appare disorganico – perché "incompleto" – sia invece
perfettamente adeguato a se stesso.
Ma il corpo è soprattutto un tempio, che
nella sua forma transeunte è reso fossile da Samorì. Richiamandosi al tema
del "moulage", il precipitato dell'anatomia diventa modello-matrice, ritrova
colore in pittura e imprime la sua forma non solo nel gesso ma anche sul
rame e sulle plastiche. Il calco sul vivo si confonde così col semi-vivo, in
un gioco di derive che nell'approdo cancellano ogni parvenza d'origine,
generando atolli pesanti, complessi, oltraggianti, in grado di esorcizzare
la morte. Aggregazione e disgregazione ne costituiscono e garantiscono il
consanguineo divenire.
Alberto Zanchetta
Immagine: Labes, 2006, tecnica mista su carta intelata, 250x200 cm
Catalogo con un dialogo tra Alberto Zanchetta e l'artista
Inaugurazione: 14 aprile ore 18.00
AndreA Arte ContemporaneA
corso Palladio, 165 - Vicenza