Marco Polo Glass Gallery
Murano (VE)
Manin, 1

Fragile Beauty
dal 6/9/2001 al 7/11/2001

Segnalato da

Rosanna Alberti




 
calendario eventi  :: 




6/9/2001

Fragile Beauty

Marco Polo Glass Gallery, Murano (VE)

A cura di Giovanni Iovane. La Marco Polo Glass Gallery ha avviato un ambizioso progetto "ricostituente" dell'arte del vetro affidando ad artisti internazionali il compito di pensare e di realizzare opere d'arte in collaborazione con alcuni tra i più valenti maestri vetrai di Murano.Gli artisti coinvolti nel progetto sono: Yoko Ono, Joseph Kosuth, Tony Cragg, Steve Tobin, Izumi Oki, Costas Varotsos, Dean Jokanovic Toumin, Markus Shaller, Loris Cecchini, Anna Muskardin, Graziano Guarnieri, Andrea Morucchio, Seamus Farrell, Andrea Pagnes. Inaugurazione ore 18.


comunicato stampa

A cura di Giovanni Iovane

Alle ore 18 si inaugura nei rinnovati spazi della Marco Polo Glass Gallery di Murano una "sintomatica" mostra collettiva d'arte contemporanea. Sintomatica, giacché tutti conoscono Murano e la sua secolare tradizione d'arte vetraria. Tuttavia quella che è stata una straordinaria vicenda artistico-artigianale rischia oggi d'essere contagiata e sopraffatta dalla malattia del consumo immediato, della eccessiva e facile riproduzione.

La Marco Polo Glass Gallery ha così, omeopaticamente, avviato un ambizioso progetto "ricostituente" dell'arte del vetro affidando ad artisti internazionali il compito di pensare e di realizzare opere d'arte in collaborazione con alcuni tra i più valenti maestri vetrai di Murano.

Fragile Beauty, ovvero un omaggio alla particolare bellezza del vetro è il primo appuntamento di questo ampio progetto. Si tratta di una sorta di saggio introduttivo delle possibilità espressive di questo nobile materiale che si manifesta attraverso una selezione di opere di 14 artisti internazionali appartenenti a diverse generazioni.

Il vetro, così come la ceramica in parte, è uno di quei materiali particolari che è riuscito a sfuggire in parte all'indifferenza che proprio verso i materiali ha professato gran parte dell¹arte contemporanea. In virtù della sua naturale duttilità, trasparenza, capacità di reagire spontaneamente con l¹ambiente, il vetro ha suscitato un¹attenzione singolare in molti artisti; un¹attenzione che si è manifestata a volte in maniera quasi clandestina o liberamente e poeticamente ­ nel senso della possibilità di "parlare" al di là di una grammatica o di un procedimento prestabiliti ­ sperimentale. In sostanza, il vetro è uno di quei materiali che permette il libero e immediato accesso a un mondo (e non a un sistema) completamente altro, all'altra parte.

In tal modo, il criterio critico di Fragile Beauty si basa propriamente su una sorta di rifondazione della realtà, di un¹altra realtà. L'idea è stata quella di allestire, nei nuovi spazi recentemente ristrutturati dalla Marco Polo Glass Gallery, complesse architetture e paesaggi, e talora perfino degli oggetti apparentemente funzionali come un aquilone o un¹amaca, ove è solo e unicamente l¹arte a "contagiare" il vetro.

Fragile Beauty non intende rappresentare l¹arte del vetro ma un modo di osservare e partecipare all¹arte contemporanea attraverso lenti migliori e ben temperate.


OPERE IN MOSTRA

Fragile Beauty rappresenta un tentativo di offrire al pubblico un¹arte esigente e concentrata, in cui lo sguardo attraverso le cose può rendersi possibile attraverso un diverso utilizzo delle qualità proprie a un materiale difficile e complesso quale il vetro (A. Pagnes).

Queste qualità, trasparenza, lucentezza, random molecolare, fragilità, consentono all¹artista di comunicare la propria creatività e il proprio linguaggio espressivo in un modo altro, proprio perché egli non può prescindere da tali componenti. Bisogna sempre tenere presente che il vetro è un materiale vivo che reagisce alle caratteristiche dell¹ambiente.

Fragile Beauty vuole dunque offrire al pubblico il vetro sotto un profilo strettamente artistico (ciò che non è mai avvenuto prima a Murano), svincolato quindi da un qualsiasi legame commerciale e peregrino che, purtroppo ha diseducato i fruitori ormai felicemente bombardati dal trionfo del kitsch più aberrante.

Gli artisti sono stati scelti per motivazioni, appartenenze a stili diversi, accomunati tutti comunque da una forte, profonda ricerca poetica.

- Yoko Ono, A Key to open a faded Memory, scultura
- Tony Cragg, Spirogyra, scultura
- Joseph Kosuth, Any seven foot square sheet of glass to lean against any wall, scultura
- Steve Tobin, Glass Lantern House, scultura
- Izumi Oki, Percorso, installazione
- Costas Varotsos, Spirale, scultura
- Dean Jokanovic Toumin, Senza Titolo, installazione
- Markus Shaller, Breakable ­ Unbreakable, 64 Sledge hammers, scultura
- Loris Cecchini, L¹Amaca, scultura
- Anna Muskardin, Angela, scultura
- Seamus Farrell, Senza titolo, scultura
- Graziano Guarnieri, Crisalide, installazione
- Andrea Morucchio, Enlightenment (serie), scultura; Blade, (serie), scultura; Dinamo, video
- Andrea Pagnes, The Kites, Fragile Beauty, scultura


Fragile Bellezza

È difficile, nel Novecento, trovare qualcuno che scriva in campo aperto, della "bellezza in sé" ­ molti, invece, lo fanno come economico, a buon mercato, termine di paragone. Il primo che mi viene in mente è André Breton e la sua "bellezza convulsiva"; ma Breton era un agitatore e anche un mistificatore della parola e la sua bellezza era più un reagente chimico che uno strumento, una immagine conoscitiva.
Certo, vi sono anche moltissimi nostalgici dei tempi che furono, ma che dire... forse si tratta di "omini sanza lettere" o con troppe lettere. Dopo Baudelaire è difficile dare una definizione della bellezza (o perfino pronunciare la parola, da sola e senza una circostanza un avvenimento quotidiano che la faccia svaporare immediatamente) tanto che perfino Heidegger l¹ha sostituita con la meno leggiadra "verità" e Proust l¹ha nascosta sotto le coperte, di sera, o in una piccola ala di muro gialla, di giorno ovviamente. Arte e bellezza, nel secolo appena trascorso, sono in visibile disaccordo, tanto che Kandinsky aveva giustamente pensato di andarla a scovare nelle profondità del "mondo interiore".

Il titolo, "Fragile Beauty" è stato pensato e suggeritomi da uno degli artisti presenti in questa mostra, Andrea Pagnes.
Sulle prime, in qualità (o senza qualità) di "omo di medie lettere" avevo dei dubbi nell¹adottare questo titolo, peraltro in inglese.
Invece, via via che la mostra andava formandosi, che le opere degli artisti andavano a collocarsi (per ora solo mentalmente) nei rinnovati spazi espositivi della Marco Polo Art Gallery di Murano mi sono sempre più convinto che non si trattava solo di una licenza poetica (di cui l¹inglese attutiva e globalizzava il rimorso critico) ma di una immagine calzante e forse perfino di un bel concetto.

Tutte le opere degli artisti sono state pensate e realizzate, in diversi periodi di tempo, adoperando come materiale elettivo il vetro (la Marco Polo è una azienda che produce manufatti in vetro e che con questa mostra si "apre" a un progetto, inedito per Murano, di collaborazione con artisti contemporanei). Naturalmente non è stato solo questo il criterio ordinativo della mostra. Tra i tanti tabù artistici degli ultimi decenni vi è proprio quello riguardante i materiali e solo in un acceso delirio tassonomico neopositivista verrebbe in mente a qualcuno di pensare delle mostre che abbiano come criterio selettivo la pietra, il ferro, il carbone, la stoffa, la carta, la pittura (?), la plastica, il video (beh, forse quello lo fanno, pure troppo). Eppure, il vetro possiede una sua specificità, immediatamente visibile sotto gli occhi di tutti, che rende scusabile e perfino opportuno pensare una mostra a partire dalla sua particolare sostanza materiale, dalla sua apparente leggerezza o fragilità, dalla sua trasparenza o complessa e variegata opacità, dalla sua impareggiabile capacità di reagire da sé alle caratteristiche dell¹ambiente che lo ospita; insomma, il vetro sembra essere la cristallizzazione del linguaggio artistico.

Nel Cinquecento, molti artisti quando erano stanchi di combattere, più o meno dialetticamente, con gli umanisti che imponevano loro i progetti iconografici si ritiravano in privato (luogo domestico per quella che oggi definiremmo "interiorità")e finalmente e in assoluta libertà davano sfogo alle loro fantasie disegnando o dipingendo grottesche; decorazione fantastica divenuta di moda dopo la scoperta della Domus Aurea a Roma (v'è da riflettere sul fatto che uno scavo abbia dato luogo a liberi spazi personali, interiori e che queste decorazioni erano per lo più concepite per stare in alto, sulle pareti; la memoria e il tempo hanno diversi punti di vista). Rispetto a quella che potremmo definire la via maestra dell'arte contemporanea, l'uso del vetro da parte degli artisti rappresenta certo una via secondaria, una sorta di dimensione ritirata, simile per certi versi alla realizzazione di grottesche (non ci sono più saccenti umanisti, così come generali progetti iconografici però ci sono il mercato, le mostre, l¹informazione costante, il procedimento, la relazione, i musei). Tuttavia, la materia del vetro è tale che non è azzardato pensare che possa rendere visibile da solo, e soprattutto liberamente, un'idea e che somigli un po' allo spiritus phantasticus di Giordano Bruno che è "un mondo o un golfo, mai saturabile di forme e d'immagini".

Proprio perché visivamente non saturabile, il vetro consente una sperimentazione (lo ricordiamo non in sé compiuta e quindi non opera in sé, non vorrei eccedere in entusiastica retorica) differente, come se l'artista volesse intrattenersi un po¹ più a lungo con la propria opera. Tale visibile intrattenimento (che coinvolge sia l¹artista che lo spettatore), questo rallentamento nella percezione ma anche nella comprensione di ciò che ci sta dinanzi determinano la fascinazione dell¹opera di vetro, sia che il vetro stesso sia elemento funzionale a una più vasta costruzione che unico padrone.

Il vetro riflette o trasforma, per noi, lo spazio, se lo assume, anche solo per un attimo, sulla sua superficie levigata o tagliente (dipende dall¹intenzione) e ce lo restituisce in forme mai sature, senza stare a pensarci troppo su.

Le opere dei 14 artisti in mostra si configurano come una sorta di generalissima architettura d¹interni (come in maniera quasi letterale per le opere di Dean Jokanovic Toumin, Graziano Guarnieri) estesa finanche all'idea concreta del contenitore, della casa (Steve Tobin).
Attraverso il vetro, si rende visibile un altro luogo, o meglio un¹altra parte, come l¹ebbe a immaginare e a descrivere minuziosamente Alfred Kubin agli inizi del Novecento.
Nondimeno, l¹architettura qui si accosta anche all¹idea di paesaggio, di paesaggio edificato ed edificante. Pindaro disse che "Il sapere e la vita, invece che una dimora stabile, sono una strada" e tale sembra essere la suggestione offerta da Izumi Oki.
In qualità di materia viva, che spontaneamente dialoga e reagisce con l¹ambiente, il vetro oltre a una visione attraverso ci restituisce una particolarissima visione indiretta (non si ripeterà mai abbastanza: il problema e il fascino del vetro ha a che fare con quella che potremmo definire visibilità senza concetto).
Questa seconda qualità, quest¹altro tipo di visione (di ciò che rende possibile una visione) appartiene archetipicamente a Perseo e la medusa e storicamente al linguaggio (in questo caso un linguaggio ancor privo della malattia dell¹argomentazione; un linguaggio in cerca di definizioni come una specie di "vocabolario grasso".
A Perseo e alla sua testa pietrificante e insieme poetica (pensiamo alle fantasie naturali dei coralli che da quella testa ebbero origine) ³appartengono² le opere di Anna Muskardin, Markus Shaller, Andrea Morucchio, Seamus Farrell, Andrea Pagnes.
La proprietà di fissare, cristallizzare un corpo o ciò che resta di una scena, di una situazione (anche soltanto immaginata come nel ³letto² di Muskardin) si alterna con l¹osservazione e lo studio delle dinamiche delle forme, con una sottile metamorfosi che allude, gioca, dichiara senza trasformarsi completamente, senza cambiare stato o sostanza, così come è prerogativa della poesia (Andrea Pagnes).
Meglio di altri materiali, il vetro è adatto a mostrarci, indirettamente, l¹essenza segreta del linguaggio (la ³chiave² di Yoko Ono ne è, forse, una bella e fragile metafora). Specialmente quando lo si impiega come supporto (d¹altra parte, solo in questo caso, ha a che fare con la base, con il fondamento del linguaggio) rivela l¹impossibilità di guardare in faccia le parole. Per significare qualcosa, anche solo per indicare è necessario un percorso indiretto, perfino sospeso o una purezza che non a caso Kant paragonava a quella del cristallo di rocca (l¹opera del 1965 di J. Kosuth è sintomatica al riguardo e, anche, per tutte quelle opere a venire, che adoperano la parola nella propria "costituzione").
Nelle opere di Costas Varotsos o di Tony Cragg, il vetro è impiegato come elemento funzionale e caratterizzante o come elemento sostitutivo ( nel complesso panorama di una più ampia sperimentazione) così come nell"amaca" di Loris Cecchini.
Quest'ultima opera è tra quelle progettate e realizzate in occasione di questa mostra. Un'amaca di vetro è probabilmente la cosa, il luogo più idoneo a sostenere e a farvi riposare l¹eventuale peso dei nostri pensieri o di una fragile bellezza.
Giovanni Iovane (Testo critico del catalogo della mostra)

Inaugurazione venerdì 7 settembre ore 18.00
Saranno presenti all¹inaugurazione Joseph Kosuth e SteveTobin

Ingresso libero

Catalogo in edizione speciale di 500 copie numerate, sulla copertina due piastrelle di vetro realizzate per la mostra. Disponibile a richiesta.

Ufficio stampa
Rosanna Alberti 041 2757245
e-mail: rosannalberti@libero.it
Roberta Lazzaro
e-mail: caleoni@libero.it


IL PROGETTO MARCO POLO GLASS GALLERY

Con la mostra Fragile Beauty la Marco Polo Glass Gallery lancia una sfida e apre a un ampio e ambizioso progetto che comprende l¹arte contemporanea, l¹arte del vetro e il futuro della secolare storia artistico-artigiana dell¹isola di Murano.

Grazie a una consolidata tradizione commerciale la Marco Polo Glass Gallery, offre e apre al pubblico i suoi spazi recentemente rinnovati per mettere in atto un affascinante progetto, nella speranza di poter iniziare un capitolo nuovo per il vetro a Murano: mettere in stretta comunicazione l¹arte contemporanea internazionale con questo straordinario medium artistico.

La sede della Marco Polo Glass Gallery, ricavata da alcuni locali monastici risalenti al periodo tardo gotico, si trova a Murano, si affaccia sulla laguna di Venezia, verso l'Isola di San Michele. La Marco Polo Glass Gallery, per realizzare le sculture in vetro dei vari artisti con i quali collabora, si avvale delle prestazioni di maestri vetrai di indiscusso valore quali Pino Signoretto, Gianni Seguso e Oscar Zanetti.

Il progetto
La programmazione dei prossimi eventi è in fase di definizione. Saranno organizzate via via nuove mostre a tema in cui il vetro sarà il medium privilegiato.
Tra gli altri progetti si colloca inoltre lo svolgimento di workshop che saranno tenuti da artisti internazionali, a conclusione dei quali sarà allestita una mostra.

Per informazioni sul progetto Marco Polo Glass Gallery Andrea Pagnes 340 4938121

Come arrivare
Da Piazzale Roma a Murano, fermata Colonna linee ACTV 41, 42, 72
Dalla Stazione FFSS, a Murano, fermata Colonna linee ACTV 41, 42, 72
Da San Zaccaria, a Murano, fermata Colonna linee ACTV 41, 71, 42
Da Fondamente Nuove a Murano, fermata Colonna linee ACTV 41, 42
SERVIZIO ALILAGUNA linea diretta LIDO di Venezia -MURANO

Marco Polo Glass Gallery & Studio s.r.l.
Fondamenta Manin, 1
30141 Murano - Venezia

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