Absolut. La mostra presenta installazioni e fotografie sul tema dell'acqua e dell'ecologia. L'umanita' ha trasformato i 4 elementi primordiali (i principi che reggono il cosmo secondo Empedocle), in risorse a disposizione della volonta' di dominio dell'uomo. Emch filtra queste problematiche con una concettualita' rigorosa e una sensibilita' minimale.
Absolut
Se il fuoco l'abbiamo rubato agli Dei nelle notte dei tempi, sicuramente la terra ce
la siamo spartita con le guerre per millenni; nelle città europee, l'aria ha
iniziato a diventare irrespirabile a metà dell'ottocento, e l'acqua diventerà sempre
più un problema mondiale, nei prossimi anni. Ecco il breve compendio di una storia
dell'umanità che ha trasformato i quattro elementi primordiali ( i principi che
reggono il cosmo regolandone il funzionamento, secondo l'insegnamento di Empedocle),
in risorse a disposizione della volontà di dominio dell'uomo. Il quadro è noto: la
desertificazione avanza e il vuoto di senso che l'occidente porta con sé schiaccia
l'orizzonte. Niente più basso, niente più alto, azzeramento totale di ogni valore
sul piatto schermo digitale; e, la terra, l'acqua, l'aria e il fuoco, la natura,
quindi, attende senza fretta di riconquistare il mondo perduto, sottratto al suo
incanto divino.
Nel frattempo tocca all'arte di ricordarci come stanno le cose e l'artista svizzero
Reto Emch lo fa con forza e convinzione. Emch filtra con una concettualità rigorosa
e una sensibilità minimale gli elementi primordiali empedoclei in differenti
proporzioni e configurazioni, in un gioco di rimandi e opposizioni che preludono a
suggestioni mediterranee e a una ricercata universalità condivisa, sotto il segno di
una rinnovata vitalità umana. Sono opere di grande impatto visivo, ma che richiedono
un attento coinvolgimento sensoriale e, il che non guasta, una velata dose di ironia
che ritroviamo già nel titolo della mostra "Absolut", ricavato da una nota marca di
liquori. L'artista svizzero lavora su diversi piani senza mai abbandonare un
ricercato gusto estetico e una coerenza formale: una gigantesca fotografia a colori
di un mercato del pesce, delle gabbie-armadio con stoffe colorate in tinta unita,
dei vestiti neri appesi al soffitto di una stanza con un'ingombrante vasca di piombo
al centro, un secchio di plastica azzurro che si muove impaziente, dei getti d'acqua
che lavano una parete, costituiscono i frammenti di un discorso unitario sul fronte
di un impegno artistico capace di salvaguardare la propria specificità.
Le opere,
nel loro muto dialogare, si richiamano con suoni liquidi e meccanici; attirano il
visitatore verso la loro oggettiva persistenza di produzioni intensive di caos
controllato; affascinanti macchine celibi, sono processi costruttivi sorvegliati da
sistemi elettronici che generano variazioni continue, programmaticamente casuali.
L'opera "Conversazione" del 2007 è percorsa da una leggera brezza; da un mormorio
elettrico interrotto da brevi pause, come un respiro trattenuto tra rigidi scheletri
di ferro. Una seta azzurro acquamarina gira su se stessa, si avvolge non curante
intorno alla rigida struttura metallica, è un'anima imprigionata in un infinito
dialogo tra identità fluide che tentano inutilmente di unirsi, di stare vicino.
Lo stesso esercizio privato, lo stesso tentativo di relazione diventa pubblico in
"Nuvola nera (das Fest)" opera, anch'essa del 2007, in cui un gruppo di donne in
abiti da sera si ritrova per conversare. Su i loro abiti, l'odore della pelle rimane
fissato. Solo attraverso una specie di operazione alchemica sarà possibile
recuperare l'essenza di quell'odore, di quell'anima. L'acqua piovana attraverserà i
corpi, laverà le vesti e, raccolta in una grande vasca di argenteo piombo vellutato,
conserverà la memoria nella sua traccia di sedimentazione calcarea.
Un legame ancora più intenso lo ritroviamo in "Alta marea", "Bassa marea" e
"Torino", tutte opere recentissime del 2007, che segnano un legame dell'artista con
l'Italia e in particolare con il mare e la chiassosità dei suoi mercati. Chi
proviene dalla direzione nord dell'autostrada A26 verso Genova, sa che ad un certo
punto sul passo del Turchino, alla fine di una lunga discesa e dopo una
curva, vede finalmente il mare.
È l'immagine di un salto nell'azzurro, di una
promessa di colore dopo il grigio uniforme della città. Ebbene, "Torino" è la corsa
verso questo azzurro, un oggetto spiazzante, animato. E' un secchio usato al
mercato del pesce su un pezzo di strada incatramata che balla, che si ritorce, che
si ferma trovando un equilibrio, un centro; per poi ripartire di nuovo
all'impazzata, magari verso Catania, dove troviamo "Alta marea": un agglomerato
pittorico di odori, di colori, di voci come residui di una mareggiata che si consuma
quotidianamente. Copiosa, l'acqua la ritroviamo anche in "Absolution" (2007): una
parete grigia viene inondata da getti intermittenti che formano macchie di colore
più scuro, una sorta di gigantesco acquarello con pompe idrauliche, in cui l'acqua
ricade in una vasca di catrame. Macchina sonora per lavare i propri peccati, luogo
per abluzioni penitenziali, "Absolution" si presta allo sguardo di occhi che cercano
nel fondo nero la propria chiarezza, per non rimanere congelati in un dialogo intimo
appena riscaldato dal calore dell'alcool, come in "Absolut" del 2005. Un fuoco
alcolico che ravvicina solo per un breve istante, ma che, come neve al sole, evapora
nell'attesa di un nuovo amore a venire; forse assoluto?
Galleria Giorgio Persano
Piazza Vittorio Veneto 9 - Torino
Orari: martedì-sabato 10-12.30 / 16-19.30
Ingresso libero