Palazzo Lazzarini
Pesaro
via Rossini, 53
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Paolo Mazzanti - Paul Statham
dal 4/8/2007 al 20/8/2007

Segnalato da

Paolo Mazzanti



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Paolo Mazzanti
Paul Statham



 
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4/8/2007

Paolo Mazzanti - Paul Statham

Palazzo Lazzarini, Pesaro

La Vista Del Tempo. Usando le immagini che derivano dalla sua ricerca personale e dai suoi taccuini il fotografo Mazzanti presenta una cornice di lavoro sulla quale Statham ha costruito il processo creativo musicale di Rossini. La sorpresa e il piacere sta in cio' che impariamo sul processo di assemblare immagine e musica. Nella cornice degli eventi del Rossini Opera Festival (ROF).


comunicato stampa

La Vista Del Tempo un evento di musica e immagini

Curatore Victor De Circasia
“attorno al festival”
Rossini Opera Festival – Pesaro

Questo evento-progetto riguarda un mondo contemporaneo fittizio, una città immaginaria. Dovrebbe essere considerato come un bambino che cammina in una cattedrale. Lo scrittore-compositore Rossini era un efficace illustratore musicale della vita contemporanea del suo tempo e a tutti i livelli un genio visionario, qui ad uno stadio centrale.

Paul Statham è autore e compositore di musica contemporanea magnifica. Nel 1998 scrisse come co-autore ‘Here With Me’ e ‘I’m No Angel’ con il cantante, allora privo di firma, DIDO e fu poi co-autore di due canzoni con Kylie Minogue nel suo album numero uno ‘Fever’. In poco meno di cinque anni Statham ha prodotto per la generazione contemporanea alcune delle partiture più seducenti.

Paolo Mazzanti è un fotografo che costruisce templi immaginari, una specie di ‘castelli’ circostanziati di immagini ispirati dalla riflessione sulla natura mentre viene attratto simultaneamente dai nuovi media digitali. Ha un approccio filosofico nei confronti della natura ed esplora il tema della composizione e della sua architettura.

Con questo progetto Victor de Circasia crea un mondo immaginario che è altrettanto vivo quanto quello reale, e in divenire; immagazzinando i sensi in un’unica esperienza ha dimostrato che la narrazione di dettagli e fatti non è altrettanto importante quanto la comprensione dei sistemi, delle strutture, dei metodi, e del contesto.

L’esposizione si apre il 5 agosto nella cornice degli eventi del Rossini Opera Festival (ROF) a Palazzo Lazzarini a Pesaro. Dovremmo chiarire che all’interno di questo evento-arte Rossini è molto più di un compositore classico, è la fonte di ispirazione, il disegnatore, il narratore.

Usando le immagini che derivano dalla sua ricerca personale e dai suoi taccuini dai quali elabora le sue idee Paolo Mazzanti presenta una cornice di lavoro sulla quale Paul Statham ha costruito e cerca allo stesso tempo di schiudere il processo creativo musicale di Rossini. Ma la vera sorpresa e piacere sta in ciò che impariamo sul processo di assemblare immagine e musica insieme. Attraverso la realizzazione di questo progetto vengono poste le sue basi, la musica e le fotografie innalzano volte e archi immaginari sospesi nell’aria.

Trascrivere Rossini in termini attuali è un compito enorme poichè la sua musica possiede già un sapore attuale. La sua musica non ha mai cessato di sorprendere e commuovere gli ascoltatori con la sua energia ed esuberanza.

La premessa per creare quest’opera contemporanea è stata l’assoluta autonomia di fotografo e musicista e l’idea di smontare il grattacielo iconico di questo compositore. Il risultato finale è il particolare e le note tenere della partitura scritta. C’è un’ovvia caratteristica misteriosa in questa fantasia di esperienza, di nuovo, come nell’opera di Rossini.

Lo studio di archeologia, che ha svolto un ruolo fondamentale nei preparativi di Statham della ‘città’ immaginaria, si pone tra i misteri dell’osservare al modo in cui Rossini ha creato la sua musica, che inizia con una sfida nel creare una nuova composizione senza cancellare né estinguere la creazione originaria.

Il progetto segue inoltre gli sforzi di un altro archeologo contemporaneo, Paolo Mazzanti, che ha scoperto i resti sepolti di un antico esperimento, che assume essere una sostanza viva e reinterpreta la natura della creazione. Da quella prima posizione concettuale i dettagli familiari dell’opera di Rossini sono reinterpretati in cerchi di rappresentazione dell’immagine che si allargano.

Questo è un progetto che diventa un tempio sacro, un luogo cerimoniale. Una rappresentazione della verità oltre il semplice visibile o il modello musicale senza le vestigia di una cultura musicale che la rende contemporanea e che diventerà naturalmente la parte centrale dell’esposizione.

L’immagine gioca diversi ruoli in quest’opera d’arte. Un uso meticoloso delle composizioni tradizionali di Rossini come: Andante e tema con variazioni (1812), Scherzo (1843), Guglielmo Tell (1829) e lo Stabat mater sono fondamentali al valore didattico della musica e all’abilità di mostrarci una relazione tridimensionale di molte parti. Non vi sono prospettive esotiche ma un’esposizione che rimbalza in una specie di città eterna, letteralmente come un mondo ‘sottorreaneo’ nascosto che si mostra per disegnare la complessità della struttura di musica e fotografia. Il tempo è accelerato (così come vediamo che città e paesi prendono forma nei decenni) e a volte capovolto (le cose sono demolite o cadono in rovina). C’è un gioco libero con lo spazio e con il tempo che permette a questi artisti di trasmettere una prospettiva rivelatrice rappresentando un’esposizione immaginaria, nella quale affiora alla mente una raccolta di famose partiture di Rossini, da diversi luoghi ed ere storiche raccolte all’interno di questa esposizione.

Victor De Circasia ha lavorato a lungo e intensamente all’interno di ciò che sembra, a prima vista, un’elegante ma essenziale illustrazione dell’assemblaggio di musica e stile. La prospettiva finale del suo lavoro direttivo è quello di un artista in grado di giocare con la natura, con gli edifici, con l’acqua, ecc.; è quello strano senso giocoso di potere conferito dalla musica e dalle immagini a fare e disfare un mondo meraviglioso; un potere molto più irresistibile della sola scrittura poiché è immateriale, illimitato e non dipendente da un singolo elemento.

Spingersi fino alla sensazione intima dello spettatore, trovare la dissonanza tra come vediamo il mondo e come lo percepiamo in realtà. Spingere i limiti verso ciò che vediamo e ciò che vogliamo.

C’è un’irresistibile intuizione rivelata nel Palazzo con questo intervento contemporaneo, in grande ritardo, di un’opera contemporanea. Intrattengono, insegnano, provocano e sicuramente riescono nella loro principale ambizione, che è quella di indurci a guardare oltre nel mondo contemporaneo di Rossini come fonte d’ispirazione.

Palazzo Lazzarini
via Rossini, 53 Pesaro

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