Una mostra che unisce, dipinge, racconta tante vicende, insieme alla storia dell'arte americana dal primo decennio dell'Ottocento al primo del Novecento. Circa 250 opere di pittura, molte delle quali di grande formato, 60 capolavori originali della fotografia del XIX secolo, 10 sculture e 80 oggetti rituali e di vita quotidiana dei nativi americani, 2 sale multimediali di approfondimento storico ai temi della Frontiera e della Secessione. Inoltre 4 pittori: Piero Guccione, Francesco Michielin, Giuseppe Puglisi e Velasco, hanno crato 4 opere appositamente.
a cura di Marco Goldin
Goldin volta pagina nel suo percorso di curatore di grandi eventi espositivi.
E volta decisamente pagina perché ha il coraggio di abbandonare, dopo alcuni anni di mostre segnate da notevolissimo successo, il fertile territorio della pittura impressionista - proprio nel momento in cui tante altre realtà italiane invece abbondantemente lo percorrono - per presentare, per la prima volta nel nostro Paese, una grande mostra sulla pittura americana del diciannovesimo secolo: opere magnifiche, emozionanti, dipinte da artisti di valore assoluto ma spesso ignoti, o quasi, in Italia. Poi perché completa una metamorfosi del concetto stesso di mostra: da pura sequenza ragionata di opere (che pur ci sono, in grande quantità e di superba qualità) a una completa esperienza cognitiva ma anche sensoriale. In un viaggio duplice, l’uno dentro l’immensità della pittura e nella conoscenza della storia e dei miti di una grande nazione, l’altro nelle emozioni che proverà ciascun visitatore, quelle che vengono destate dalla “natura che si dispone davanti all’occhio di colui che cammina come in uno scenario infinito e immisurabile”.
Circa 250 opere di pittura, molte delle quali di grande formato com’è caratteristica della pittura ottocentesca in America, 60 capolavori originali della fotografia del diciannovesimo secolo, 10 sculture e 80 oggetti rituali e di vita quotidiana dei nativi americani, due sale multimediali di approfondimento storico ai temi della Frontiera e della Secessione. Questi gli ingredienti con i quali Marco Goldin ha creato quella che sarà la sua nuova sfida: “America! Storie di pittura dal Nuovo Mondo” (Museo di Santa Giulia, 24 novembre 2007 – 4 maggio 2008), una mostra che unisce, dipinge, racconta tante vicende, insieme alla storia dell’arte americana dal primo decennio dell’Ottocento al primo del Novecento.
E’ il racconto, meglio il romanzo, di un secolo nel quale si assiste “allo sterminato canto sulla natura” da parte dei pittori della Hudson River School, ai viaggi di artisti americani alla scoperta del Sud America o dell’Italia, poi l’emozione dei “nuovi” territori dell’Ovest, con gli spaccati di vita di Indiani e cowboy, fino alla pittura impressionista d’oltreoceano e alla grande ritrattistica nell’ultima parte del secolo.
Una mostra vastissima, sette ampie sezioni all’insegna della scoperta e della meraviglia, nella quale i giganti dell’arte americana ci immergono nella selvaggia bellezza di quel paesaggio “nativo” che, via via nel tempo, ma non sempre e non ovunque, sarà “addolcito” dall’intervento dell’uomo.
“America! Storie di pittura dal Nuovo Mondo” è promossa dal Comune di Brescia, dalla Fondazione CAB, dalla Fondazione Brescia Musei insieme a Linea d’ombra, la società di Marco Goldin che gestisce interamente anche l’organizzazione della mostra. Compagni di questo meraviglioso viaggio – così come delle precedenti esposizioni che Goldin ha curato a Brescia – saranno ancora una volta i Fratelli Lucchetta del Gruppo Euromobil, in veste di main sponsor.
La mostra è a cura di Marco Goldin, che firma anche il saggio generale ad apertura di catalogo. Un volume di circa 600 pagine che sarà il primo, vero strumento in lingua italiana sul tema della pittura americana del diciannovesimo secolo, corredato dai saggi di una ventina dei maggiori studiosi americani, oltre che dalle schede di tutte le opere pittoriche inserite.
Al tema della mostra, con il coordinamento scientifico dello stesso Goldin e di Barbara Weinberg, celebre curatrice della pittura americana al Metropolitan di New York, verrà dedicato anche un convegno scientifico internazionale, programmato a Brescia, nell’auditorium di Santa Giulia, il 17 e 18 aprile 2008.
Molte, e davvero di rilievo, le manifestazioni collaterali che Goldin ha voluto, per far sì che questa mostra divenga un vero momento di approfondimento su un secolo di vita di una grande nazione, che spesso ci è nota soprattutto per stereotipi. Con il titolo “AmericaPiù”, dal 12 ottobre al 4 maggio 2008, con il totale sostegno della Camera di Commercio, una fitta serie di eventi animeranno Brescia, tutti dedicati alla cultura americana dell’Ottocento e comunque da quel secolo originati. Serate e incontri approfondiranno i temi del cinema, della storia, della letteratura, dello sport, dell’esplorazione, del giornalismo. Molti i personaggi coinvolti, dai “testimonial” Mike Bongiorno e Dan Peterson, agli ospiti che i coordinatori delle diverse sezioni” del programma (Antonio Caprarica, Vincenzo Mollica, Flavio Faoro, Maria Latella, Nino Dolfo e Magda Pallavicini, Luca Corsolini, Sergio Bonelli, Armando Besio) inviteranno a Brescia. Tra le presenze annunciate anche quelle di Reinhold Messner, Antonella Ruggiero, Arnoldo Foà, Franco Battiato, Gabriele Salvatores, Gianni Riotta, Fabio Volo, Ambra Angiolini, Vittorio Zucconi, Furio Colombo, Lynn Hill, Dino Meneghin, solo per fare i primi nomi tra i tanti.
Come sempre, il curatore presenterà in anteprima la mostra al suo pubblico. Lo farà con una tournée nei maggiori teatri italiani, tournée che prenderà il via il 26 settembre dall’Auditorium di Milano.
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Guccione, Michielin, Puglisi, Velasco. Paesaggi. Ritratti. Quattro pittori in Italia
Quattro pittori impegnati a confrontarsi con l'immenso. A misurarsi con la non
facile sfida, Marco Goldin ha chiamato Piero Guccione, Francesco Michielin, Giuseppe
Puglisi e Velasco.
Le opere che i quattro artisti hanno appositamente creato sono esposte in Santa
Giulia, a fianco di "America!" e lo saranno per tutta la durata della mostra sulla
pittura americana, ovvero dal 24 novembre 2007 al 4 maggio 2008.
Illustrando la "ratio" dell' affascinante sfida, Goldin afferma: "Pensavo ai temi
principali della mostra americana e provavo il desiderio di affidarne la memoria ad
alcuni pittori, perché ne lasciassero segni con le loro opere. Mare, bosco, città,
ritratto. E dentro di me cercavo i nomi di questi pittori, provavo ad affiancare un
nome a un tema. Alla fine è andata come si vede nella mostra. A Piero Guccione il
mare, a Francesco Michielin il bosco, a Giuseppe Puglisi la città, a Velasco il
ritratto.
Ognuno di loro ha consuetudini antiche con questi temi, che anzi continuano a
indagare ogni giorno nel desiderio di provare a dire una parola nuova. Forse solo
Velasco è rimasto sorpreso che gli chiedessi di dipingere ritratti, occupato com'è
soprattutto dalla scultura. Ma abbiamo entrambi ricordato come la nostra prima
mostra insieme, io da critico e lui ovviamente da pittore, fosse stata proprio sul
tema del ritratto, ormai quasi vent'anni fa. Dunque era giusto così.
A ognuno di questi pittori ho affidato pareti precise in quella parte del Museo di
Santa Giulia che negli ultimi tre anni aveva ospitato le opere di Gino Rossi e
Fausto Pirandello, di Osvaldo Licini e Filippo de Pisis, di Gustavo Francalancia e
di Scipione, Mafai, Raphael. Ognuno di questi pittori ha lavorato in questi mesi
pensando non soltanto a dipingere singoli quadri su quei temi, ma organizzando le
rispettive sale nel segno di un preciso progetto. Così, quattro pittori in Italia
hanno guardato l'America e hanno dipinto il loro sentimento del mondo. Sento come
una cosa vera che la pittura oggi possa, variandolo, andare a quel lontano e non
così facilmente definibile sentimento.
In questo modo Guccione dipinge il mare. Presenza e vuoto dell'assoluto. Così
Michielin si addentra nel bosco e ne cava tracce e apparizioni. Così Puglisi
tempesta di stelle lontane il vuoto della notte. In questo modo Velasco spegne in
altri silenzi l'attonito mostrare corpi e volti. Non c'è una regola, non c'è un
confine, poiché tutto si compie dentro la pittura e in nessun altro luogo. Questo è
il linguaggio che tutto contiene, nuovo come nuovi sono i giorni, come nuovi sono i
racconti. Oppure nell'infinita, mai stanca variazione attorno al solo racconto
possibile. Accordare l'immenso al destino individuale, o il destino all'immenso,
seguendo quella linea che è sempre un bordo, un confine, per giungere al cuore del
tempo.
Spesso questi pittori scelgono un alto punto d'osservazione, come a cercare il
preciso varco della luce, il luogo del passaggio del vento, il sospendersi di una
mareggiata, un sentiero appena più chiaro nel buio della notte. Non hanno timore a
dichiarare il loro sentimento del mondo, non cercano la correttezza e la genericità
ma si chinano sulle cose del mondo fino ad abbracciarle, a farle senso preciso del
vedere e del vivere. Che l'antica radice indoeuropea tiene nel medesimo incanto.
Vedere e vivere.
E manifestano proprio un incanto, uno spaurirsi quasi davanti a quanto nello spazio
si allarga, si distende, cerca di evidenziarsi come un richiamo. Questi pittori
hanno il compito di trar fuori dal silenzio, di consegnare al regno del visibile e
forse anche dell'udibile. Ma non nella dichiarata evidenza, e invece nella sospesa
immagine che accenna così relazioni, passaggi, mostra interferenze, braci,
bruciature nel cielo, nebbie, colature, fumi rappresi e svanenti. E' come se ciò che
apertamente si dichiara fosse preso nel regno dell'essere presentato una volta per
sempre e dunque mai più modificabile. Cercano essi invece la modificazione continua,
e di più l'adeguamento del tempo interiore al tempo dell'universo, nella necessità
di procedere senza soste lungo questa strada. Ciò che è fissato una volta per sempre
scompare, ciò che è mobile rimane nel luogo di una eternità che riproduce se stessa
nell'eterno assestamento di pensiero ed emozione, di ricordo e previsione del
futuro.
In questa ricchezza di senso e visione sta la bellezza di questa pittura. Nel
momento in cui neppure il luogo e l'ora importano, così come la scelta del soggetto.
E molto di più la possibilità di essere costantemente dentro il fluire delle cose
svuotate di ogni senso di cronaca, affinché sia il racconto nella sua interezza, e
nella sua distensione infinita, a occupare il centro della scena. E i quattro
pittori guardano, fanno anzi dell'osservazione uno dei loro punti di forza. Ma poi
guardano anche il non vedere, guardano il loro non avere visto. E dentro quel non
vedere, importante quanto l'avere visto, nasce una parte considerevole, bellissima,
della loro pittura".
Immagine: Frederic Edwin Church: "Le cascate del Niagara sul versante americano", 1867. National Gallery of Scotland, Edimburgo
Per informazioni e prenotazioni:
0422.429999 biglietto@lineadombra.it
http://www.lineadombra.it
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo tel. 049.663499
info@studioesseci.net
Vernice per la stampa mercoledì 21 novembre 2007
dalle 11 alle 17
presso il Museo di Santa Giulia
Apertura al pubblico dal 24 Novembre 2007
Museo di Santa Giulia
via dei Musei 81/b, Brescia
Ingresso a pagamento