Marco Grassi, Cristiano Pallara, Carlo Michele Schirinzi. Gli artisti si confrontano con l'atipicita' del piccolo formato che costituisce l'incipit di un nuovo lessico. Pittura, negativi fotografici, provini e altre sperimentazioni.
a cura di Francesca De Filippi
“Tiny”, ovvero piccolo, minuto. Ma cosa è oggi il piccolo formato nell’arte? Un attributo accessorio, un vezzo, oppure la proiezione opposta alla spettacolarizzazione della realtà? E’, forse, il campo della riflessione, della ponderazione inversamente proporzionale al “gigantismo” dell’informazione e del bombardamento visivo. Per secoli in pittura le piccole dimensioni erano considerate un accessorio non rilevante e per lo più si prestavano agli studi preparatori di opere più grandi e composite.
Ma non è forse proprio il momento della ricerca, della prova, ad intessere la trama del linguaggio e della comunicazione? E’ lungo questa linea di pensiero che si vuole attestare la mini collettiva “Tiny”, nell’estensione “illimitata” di un campo d’azione apparentemente ridotto in cui si mantiene un dialogo costante tra l’immagine, cioè il significante, e il suo significato. Secondo quanto affermava uno dei grandi esponenti della Transavanguardia, Mimmo Paladino, “lo spazio è una circostanza non determinante”, dunque la tensione emotiva scaturente da ambiti ristretti non solo non teme il confronto con le grandi rappresentazioni, ma anzi costituisce un veicolo privilegiato per l’incanalamento dell’attenzione.
Il Presente dell’arte introduce scenari più che mai contaminati dall’uso molteplice dei mezzi espressivi e si presta sempre più ad essere lo specchio, a volte rovesciato, della realtà. Per questo motivo gli artisti invitati in mostra si differenziano non solo per gli strumenti utilizzati, ma anche per la diversa sensibilità con cui guardano al contemporaneo. Per tutti l’atipicità del piccolo formato costituisce l’incipit di un nuovo lessico, lo stimolo per più audaci compenetrazioni tra il segno visivo e la ricerca di una sua rappresentazione. Marco Grassi con parte della serie di “Kissing the pink” coincide nelle piccole dimensioni la pratica antica del “provino”. Nulla però è lasciato al caso: l’opera è integralmente completa in ogni sua parte, è come una zoomata di un lavoro più grande che evidenzia il gioco intimo di sguardi e di vedute voluto dell’artista che esplora l’universo femminile con occhio indiscreto e mai invadente.
Cristiano Pallara lo abbiamo conosciuto con le grandi tele di “People”, “common people”, gente comune, ammassata, colta in un attimo inconsapevole, condensatore dell’entropia individuale. Lo ritroviamo con la serie “Ly-Feng” in cui il formato ridotto dilata l’estensione del racconto, spiana la strada al segno pittorico che si fa più ricercato quasi a compendiare in un unicum percettivo una storia lontana, nel tempo e nello spazio, che assurge però a codice disvelatore delle meccaniche di omologazione della società odierna.
Infine Carlo Michele Schirinzi artista eclettico e autartico, fotografo e filmaker: il suo sguardo acuto e ironico, sagace ma mai autocelebrativo, scopre la realtà, la ripulisce della coltre di ipocrisia e gioca con le sue piccole e grandi miserie, con la mediocrità, modulando un linguaggio del tutto originale filtrato dalla manipolazione dei supporti o dei negativi fotografici come in questo caso. Il campo ristretto dell’azione visiva condensa il gesto, l’intervento manuale volutamente palesato, catalizza l’attenzione sulla superficie dell’immagine risucchiando lo sguardo fin dentro l’essenza delle cose.
Inaugurazione ore 18.30
Galleria Rivaartecontemporanea
via Umberto I, 32 - Lecce
Ingresso libero