500 X - Doppelganger (Bilocazione). Videoarte. Scienza e tecnologia, mass mediologia e comunicazione si fondono. Situazioni di quotidianita' domestica vengono trasfigurate attraverso inquadrature rese uniche dalla regolazione dello zoom a 500 X. A cura di Olivia Spatola.
a cura di Olivia Spatola
Scienza e tecnologia, mass mediologia e comunicazione si fondono nel lavoro recente di videoarte di Patrizio Travagli in cui situazioni di quotidianità domestica vengono trasfigurate dall’obiettivo della telecamera attraverso inquadrature rese uniche dalla regolazione dello zoom a 500 X. Tale regolazione va a determinare una situazione di crisi nel sistema dell’autofocus della telecamera che tenta di rincorrere una messa a fuoco impossibile, creando un continuum di ricerca di nitidezza e generando una situazione mutabile e mai definita.
Nella fisica quantistica l’analisi delle particelle, secondo il Principio di Indeterminazione di Werner Heisenberg , è limitata poiché non è possibile conoscerne allo stesso tempo posizione e velocità. Le particelle non sono oggetti puntiformi ma hanno alcune proprietà tipiche delle onde e non possiedono una ben definita coppia posizione – momento. Il principio non è quindi applicabile solo alla posizione ed alla quantità di moto ma a qualsiasi coppia di variabili canonicamente coniugate.
Voler calcolare attimo per attimo contemporaneamente e con precisione millimetrica velocità e posizione degli oggetti più disparati, corrisponde alla concezione della materia in un universo oggettivo ed è ciò che può essere riassunto nella messa a fuoco. Nell’impossibilità di nitidezza dell’immagine, ovvero di definizione delle due variabili con precisione istantanea, Travagli evoca il principio di Indeterminazione di Heisenberg.
L’artista, quindi, ci mostra una situazione d’impossibilità (quella della messa a fuoco) in presenza di due variabili: il movimento e la posizione (dell’immagine) ed è proprio in tal modo che evoca la suddetta teoria in un’analogia visiva. Travagli indaga, con questo nuovo ciclo di video, i media, concentrandosi sulla tecnologia che è il nostro interfaccia col mondo: il mezzo attraverso cui ci confrontiamo con la realtà.
Il determinismo tecnologico, intrinsecamente legato alla nostra quotidianità e contemporaneità, teorizzato da Herbert Marshall McLuhan, focalizza le dinamiche del cambiamento strutturale ma non coglie le sfumature ed il significato dell’agire umano. La tecnologia è un mezzo, creato dall’uomo, che ne implementa le qualità ma può anche generare limitazioni.
L’atto di “violenza” che Travagli compie sul mezzo, sembra, più che un dialogo col caso, un riappropriarsi della propria umanità. L’artista, con questa operazione, sembra dirci che il mezzo non è il fine ma solo uno strumento. Esso viene usato non per rappresentare la realtà ma per metterne a nudo la processualità nei suoi limiti manifesti.
“Forzare il limite del mezzo”, regolando lo zoom della videocamera in maniera tale per cui la percezione dell’oggetto non possa essere corretta, significa creare una dialettica che si sviluppa nell’incapacità di uscire dall’errore ed esso si tramuta, grazie alla “regia” dell’artista, in concettualità.
L’errore si trasforma in visione come in un’alchimia che incrina le sicurezze dell’era digitale. L’oggetto di indagine è un led di un qualsiasi prodotto industriale, uno schermo al plasma piuttosto che quello di un computer ma anche un comune oggetto domestico.
La mise en scène di Travagli è un dialogo impossibile: un “corto circuito”, un’incomunicabilità od una comunicazione isterica. L’obiettivo è impietosamente collocato in punto mediano della curva di percezione del fenomeno e l’immagine si parcellizza in una quadrettatura di medi toni che si scambiano di posizione.
Il fruitore dell’opera o pubblico, è spettatore non partecipe ed osserva scrutando come il voyeur il rapporto ieratico soggetto-oggetto tra i due elementi, che, come in un rito tribale, si richiude in se stesso.
Nell’empasse della messa a fuoco assistiamo ad una danza di colore e movimento: una pantomima astratta, ipnotica e irriverente al gusto.
La mise en scène di Travagli è la mise a mort del mezzo; questa macchina celibe troppo facile da usare e troppo difficile da trasfigurare: moderna deità dell’efficienza “messa a nudo” nelle debolezze del suo processo funzionale.
Werner Karl Heisenberg (Würzburg, 5 dicembre 1901 – Monaco di Baviera, 1 febbraio 1976) è stato un fisico tedesco. Ottenne il Premio Nobel per la Fisica nel 1932 ed è considerato uno dei fondatori della meccanica quantistica.
Olivia Spatola
Curtesy by Galleria Madonna#Fust – Berna/Svizzera
CRAC
Via XI Febbraio, 80 - Cremona
Orario: da Lun. a Ven. 10 - 16 - Sab. 10 - 13 e su appuntamento, festivi chiuso
Ingresso libero