Brasilia Teimosa. Le fotografie sono state realizzate tra il 2005 e il 2006 alla periferia di Recife, sulla spiaggia di Brasilia Teimosa, dove gli abitanti dei vicini quartieri popolari si riversano ogni domenica con amici e famiglie.
e x t r a s p a z i o presenta per la prima volta in Italia il lavoro della giovane fotografa brasiliana Bárbara Wagner (Brasília, 1980). L’artista espone la serie fotografica Brasília Teimosa (2005-06), recentemente in mostra all’Institute of Contemporary Arts (ICA) di Londra.
Sound ambience della mostra a cura di Dj Dolores aka Helder Aragào (Recife)
Le fotografie sono state realizzate tra il 2005 e il 2006 alla periferia di Recife, sulla spiaggia di Brasília Teimosa, dove gli abitanti dei vicini quartieri popolari si riversano ogni domenica con amici e famiglie.
Usando il flash e, il più delle volte, il tipico modello compositivo della fotografia da studio, il lavoro di Bárbara Wagner si distanzia da quello documentaristico. Realtà e artificio si intrecciano: l’artista coglie nei suoi soggetti le pose e l’immaginario pop delle fiction televisive e della musica commerciale. Le sue fotografie sono “bugie che raccontano la verità”.
Bárbara Wagner è nata a Brasília nel 1980, e vive e lavora a Recife. Ha studiato giornalismo e fotografia; attualmente lavora come fotografa free-lance. Per realizzare la serie fotografica Brasília Teimosa ha ricevuto una borsa di studio dalla Fondazione per il patrimonio storico e artistico dello stato di Pernambuco.
Mostre personali: Brasília Teimosa, Institute of Contemporary Arts (ICA), Londra, 2008; Brasília Teimosa, Caixa Cultural, Brasília, 2008 / Rio de Janeiro, 2007-2008 / São Paulo, 2007; Brasília Teimosa, Malakoff Tower, Recife, 2006.
La mostra è introdotta da un testo di Giuliano Sergio:
La prima fotografia di Bárbara Wagner mi è arrivata dal Brasile, inviata da un amico. Nell’immagine si vede una famiglia al mare ripresa sullo sfondo azzurro del cielo: le espressioni e gli sguardi del gruppo lanciano una sfida maliziosa, ogni personaggio ostenta pose irriverenti, accentuate dai colori accesi e dalla luce del flash. L’impressione iniziale era ambigua come se quella famiglia, mettendosi in scena, in realtà si stesse rivelando ai miei occhi. In seguito ho scoperto che tutte le fotografie di Bárbara Wagner creano lo stesso gioco sottile fatto di provocazione e di auto-ironia.
La serie fa parte di un lavoro di documentazione di Brasília Teimosa, un quartiere povero di Recife che dagli anni Cinquanta si è opposto ai vari tentativi di evacuazione da parte del Comune.
La recente riqualificazione della zona ha trasformato la spiaggia in un nuovo luogo di ritrovo per i ceti popolari dell'intera città. Nelle immagini dell’artista il lungomare diviene il palco su cui si esibisce il popolo di Recife, in un rituale che celebra il giorno festivo tra suoni, bibite e ombrelloni. Guardando le fotografie viene voglia di incontrare Fábio, Eliana, il vecchio João e gli altri della spiaggia del Buraco de Veia, di imbattersi in quei volti e in quella musica per ritrovare l'alchimia che si è creata tra la fotografa e i bagnanti. Bárbara Wagner racconta come la sua esperienza nella pubblicità e nel fotogiornalismo le abbia fornito la chiave per costruire un nuovo approccio documentario. L'edonismo esasperato e ingenuo dei frequentatori di Brasília Teimosa rivela una carnalità che normalmente è estranea ai lavori fotografici di questo genere.
L’artista usa il linguaggio pubblicitario come strumento di documentazione, capace di neutralizzare per eccesso ogni riferimento all’immaginario popolare dei mass-media. Gli scatti riescono così a penetrare una realtà più vera, svelando una vitalità spesso trascurata nell'anonimato della società contemporanea. Questa disponibilità di Bárbara porta uomini e donne a mettersi in scena davanti all'obiettivo: la posa diventa l'occasione per una performance collettiva e auto-ironica, una finta cornice televisiva in cui i bagnanti mostrano ed esorcizzano gli stereotipi del proprio immaginario. Da qui nasce quella ''naturalezza'' inconsueta dei soggetti, quella sfida divertita che rivela il carattere di una comunità al di là dei miti proposti dalla cultura di massa.
Giuliano Sergio
(Critico e storico dell’arte, ha curato mostre e collaborato con istituzioni quali il MAXXI e l’Istituto Nazionale per la Grafica. Insegna Storia della fotografia e Videoarte all’Università di Paris VII)
extraspazio
via San Francesco di Sales, 16/a - Roma
Orario: lun-ven 15.30/19.30
Ingresso libero