Sono un poeta di montagna e me ne vanto. L'esposizione ripercorre il composito itinerario dell'artista attraverso 65 opere che vanno dagli anni '60 ad oggi. Sperimentatore dei piu' diversi mezzi espressivi, dalla pittura alla scultura, dalla letteratura al cinema, Sarenco si e' sempre distinto per il carattere tagliente e provocatorio delle sue opere.
Venerdì 30 maggio alle 18 negli spazi della Fondazione Berardelli (Via
Milano 107) si apre la mostra SARENCO. Sono un poeta di montagna e me ne
vanto dedicata a Sarenco, poeta visivo e artista poliedrico.
L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 15 luglio, ne ripercorre il
composito itinerario attraverso 65 opere (dagli anni ’60 ad oggi), che
testimoniano la straordinaria vitalità di uno degli autori più
controcorrente del panorama artistico internazionale, per il quale, come
scrive Achille Bonito Oliva “la poesia visiva come parola totale e sogno
totale designa il bisogno dell'arte di tendere ad un'espressione di presenza
non più quaresimalmente di assenza, di affermazione costruttiva e non di
negazione destrutturante, nella dinamica della creazione che è sempre
conflittuale col mondo, in questo politica”.
Sperimentatore dei più diversi mezzi espressivi, dalla pittura alla
scultura, dalla letteratura al cinema, Sarenco si è sempre distinto per il
carattere tagliente e provocatorio delle sue opere. Nelle prime esperienze,
che risalgono agli anni Sessanta, vicine al Gruppo 70, fondato dai poeti
fiorentini Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, con la tecnica del collage
accosta a testi sardonici e sprezzanti, immagini provenienti dal mondo della
comunicazione di massa (pagine di quotidiani) e dal mondo dell’arte (celebre
l’ironica serie che si ispira alle nature morte di Morandi, sbeffeggiato con
giochi di parole quali “natura smorta” o “è morta la natura”). In mostra
numerose irriverenti e beffarde lapidi (incisioni su marmo) o stampe (stampe
su tela) che decretano la scomparsa della poesia e di grandi poeti (De Vree,
Montale, Campana, Ball, Martinetti) mentre l’unico poeta vivo è lo stesso
Sarenco. Molte le opere degli anni novanta e più recenti, caratterizzate
sempre da toni ironici e provocatori: dai patchwork “Safari il Viaggio”
(1990) ai collage “Le chiavi della musica” (1995), “I miei santi” (2001),
“Ho bisogno del Tempio” (2005), “Ho fermato il tempo svizzero”.
Sarenco si è avvicinato inoltre alla fotografia, al video e al cinema: nel
1985 il lungometraggio Collage di cui è regista e sceneggiatore viene
invitato al Festival del Cinema di Venezia, dove provoca una forte reazione
fra il pubblico e la critica. Nel 2004 alla prima edizione della Biennale di
Siviglia, curata da Harald Szeeman, rappresenta l’Italia insieme ad Eva
Marisaldi e a Maurizio Cattelan, e vince nella sezione video con Allah
Akbar, incentrato sulla tragica vicenda dell’assalto ceceno al teatro
Dubrovka di Mosca. In mostra sarà visibile Performance, del 1993, che
raccoglie 10 piccole storie, 10 performance “esemplari”.
All’attività di artista, Sarenco ha affiancato una fervente attività
editoriale che lo ha portato a fondare case editrici (Amodulo, Sarmic,
Factotum Art) e riviste, fra cui Factotum Art, Sarenco'S, Verona Voce e
Lotta poetica (1971-1975; 1982-1984; 1987), quest’ultima diretta insieme a
Paul De Vree, un vero e proprio “caso”, la cui evoluzione viene esaminata da
Martina Corgnati nel suo intervento in catalogo: una pubblicazione che, “da
luogo e modo d'azione diretta sia essa intervento politico, proposta o
codificazione teorica o metodologia sia, persino, insulto o propaganda,
diventa rivista d'argomenti; e si apre ad accogliere interviste, riflessioni
critiche, recensioni”.
A ciò si aggiunge una altrettanto fervente attività organizzativa, con
l’apertura e la direzione di numerosi spazi espositivi, dalla Galleria
Sincron (1967) al Centro La Comune (1968), dalla Galleria Amodulo (1970)
allo Studio Brescia (1972) che oggi è divenuto Studio Brescia Arte
Contemporanea Non Globalizzata (2007) e ha sede ad Ospitaletto (Bs).
Dal 1982 intraprende una serie di viaggi in Africa che lo conducono alla
scoperta di un mondo straordinario che progressivamente diviene l’oggetto
delle sue opere: ne è esempio emblematico l’installazione, La Platea
dell’Umanità, realizzata per la Biennale di Venezia del 2001, diretta da
Harald Szeeman. L’opera, di notevoli dimensioni, è costituita da ieratiche
figure scultoree che rappresentano i gloriosi guerriglieri Mau Mau,
protagonisti fra il 1952 e il 1963 della lotta di liberazione del Kenya
dalla dominazione inglese. E’ un’umanità composta e solenne, fiera della
libertà riconquistata.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano/inglese, Sarenco.
Sono un poeta di montagna e me ne vanto, edito dalla Fondazione, che, oltre
a quattro testi poetici di Sarenco, comprende interventi di Jiulien Blaine,
Jean-François Bory, Achille Bonito Oliva, Martina Corgnati, Pierre Garnier,
Melania Gazzotti, Enrico Mascelloni, Patrizio Peterlini, Harald Szeeman e
Nicholas Zurbrugg.
Inaugurazione 30 maggio 2008
Fondazione Berardelli
Via Milano, 107 - Brescia
Orari: martedì – venerdì ore 15.30 – 19.30 ; sabato ore 10.00 – 12.00; 15.30– 19.30