L'universo descritto dall'artista e' dipinto sotto forma di scene, o come racconti organizzati in ambienti fantastici od onirici, dal carattere surreale. A cura di Giuseppe Siano.
A cura di Giuseppe Siano
L’arte in Aristotele è mimesi e mimeisthai, termini, questi, che non significano più “imitazione” come per Platone, ma “rendere visibile”, “mostrare”. Lo stagirita fu il primo che affermò che l’arte non rappresenta il bello in senso ontologico (che coinvolge il discorso sull’essere), e pertanto non si volge a rappresentare il mondo della realtà, ma quello del possibile, ovvero dell’apparenza. Alla galleria Archetip’art è in mostra proprio il mondo del possibile di Mariangela Regoglioso. Esso è presentato dipinto sotto forma di scene, o come racconti organizzati in ambienti fantastici od onirici, dal carattere surreale.
Si potrebbe interpretare le opere attraverso un’analisi dei simboli e dei miti antichi, questa fu applicata dalla psicoanalisi seguendo quanto confermato dal movimento artistico del surrealismo. Si deve dare valore prima ad una nuova funzione del mondo artistico, già individuata da Aristotele, e utile a svelare le altre possibili verità della vita e, poi, fare il giusto riferimento alla tecnica di sublimazione nell’arte che è applicata dal mondo della sessualità freudiana, e che il surrealismo ha individuato — per la propria espressività — specie nel sogno. In Mariangela troviamo specificato proprio questo racconto della possibilità, ovvero quando l’arte si apre alle possibilità umane e sorge il fantasticare. Incrociamo di nuovo il mondo definito dalla Poetica, ovvero di quando l’arte si stacca definitivamente dall’ontologia (o dal problema dell’essere) e diventa favola. L’artista oggi propone la sua esperienza estetica di sublimare un evento, attraverso un racconto possibile, e non importa se sia accaduto anche nella vita.
Quello che è importante sono i collegamenti mentali, delle strutture e delle funzioni degli elementi di ogni racconto fatto di segni (semiotico). Le opere di Mariangela, infatti, vanno analizzate proprio come favole emozionali, anche se raccontate in uno spazio onirico, e costruite per mezzo di strutture logico-mentali che ne dispongono l’intreccio. In questo ambiente mentale ciò che predomina è il mondo della fantasia, che prova a ricreare gli eventi, e a presentare una trama dell’ordito mentale.
In queste opere la mente dell’uomo coevo sembra ben rappresentata dalla trasparenza del plexiglass. Su di essa i sensi trasportano le emozioni e le sensazioni, che sono prima raccolte dal cervello modulare umano che ne costruisce una storia, e ne lascia poi traccia su quel piano unitario trasparente. Le informazioni provenienti dai sensi e dal cervello diventano, così, partecipazione emotiva ad una storia immaginaria di superficie, dove, continuamente, si scrivono e si cancellano i fatti dell’esistenza. L’esperienza estetica che si produce si afferra quando la nostra attenzione è attratta dall’incrocio indistinto — perché a volte volutamente sovrapposto — di forme; mentre il racconto (semiotico, sintattico e semantico) nasce dal particolare, in questo caso da un evento indefinito che è suscitato dall’emotività, da un’azione che prende il fantasticare e genera un’emozione su cui si costruisce il narrare. L’artista sa che solo la memoria può ricostruire le relazioni di un racconto, distaccandosi dagli eventi della vita, per poter risalire a una storia di segni (semiotica) che diventa un costrutto logico (o narrazione), o favola ben identificata negli elementi; ma qui Mariangela vuole trasmetterci l’elemento emozionale, al di là della forma e dell’evento particolare della vita. La pasta di piombo e gli smalti acrilici, infatti, nei suoi quadri definiscono l’ambiente dell’azione e contornano le forme, mentre gli smalti a spruzzo ne stabiliscono il fondo umorale del territorio mentale, secondo il gradiente di brillantezza e di trasparenza dei colori.
L’uomo contemporaneo ha bisogno della fantasia, del racconto, di fantasticare, questo è ciò che ci ricorda, innanzitutto, l’artista nei suoi quadri. Ogni racconto ha un suo procedere, la logica come costrutto e l’onirico come ambiente per le proprie storie emozionali. Dai duelli di cavalieri che evocano conflittualità, ad amanti ambigue e senza lineamenti di volto — sostituiti da rapimenti floreali —, a presenze intorno cui si costruiscono paesaggi fatati, fatti con intrecci linee che evocano arabeschi senza la ricchezza di una geometricità ridondante, fino al farsi incontro di nuove forme, mentre se ne perdono altre alle spalle col tempo che erode nel presente qualche brandello della propria esistenza. Solo da questo rigoglio di continui passaggi emozionali nascono le presenze affabulatrici che costituiscono le storie di vita raccolte da Mariangela sul “suo” plexiglass. (Giuseppe Siano)
Inaugurazione: giovedì 25 settembre 2008 ore 18
Archetyp'Art Gallery
Via Marconi, 2 - Termoli (CB)
Orario di apertura: 18/20 nei giorni: mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica.
Ingresso libero