Quartiere fieristico
Verona
viale del Lavoro, 8
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Steve Piccolo
dal 15/10/2008 al 18/10/2008
gio 16-20, ven-dom 10.30-20, lun 10.30-15
WEB
Segnalato da

Merighi Comunicazione




 
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15/10/2008

Steve Piccolo

Quartiere fieristico, Verona

I muri hanno orecchi - la quarta via dell'ascolto


comunicato stampa

Walls have ears - a fourth way of listening

Un progetto di Steve Piccolo per ArtVerona (in SoundVerona, a cura di Gabi Scardi) Per l’intera storia dell’umanità prima dell’avvento della tecnica della registrazione sonora si ascoltava la musica dal vivo, un’esperienza unica di un momento unico e irrepetibile. I gesti dei musicisti e la loro dislocazione nello spazio erano fattori determinanti nella definizione della qualità dell’esperienza. Agli albori della produzione discografica, i grandi direttori d’orchestra si resero presto conto che non bastava cercare di scientificamente riprodurre esattamente le percezioni acustiche di uno spettatore in sala; dovevano manipolare i volumi degli strumenti per guidare l’ascolto “cieco”, compensando per la perdita dell’ausilio visivo. Il risultato era un quasi un nuovo linguaggio interpretativo. Noncuranti del pseudorealismo di cui gli impianti stereo sono capaci, tanti ascoltatori continuano per scelta a posizionare le casse in modo sbagliato in casa, una di fronte all’altra, o entrambi nello stesso angolo, vanificando gli sforzi della tecnica e forse reclamando il diritto di non stare fermi in un posto ideale d’ascolto.
Allo stesso tempo, l’amplificazione della musica dal vivo ha cominciato a imitare l’effetto della musica registrata, in molti casi praticamente eliminando la differenza tra i due ascolti.
Paradossalmente, era il gruppo che suonava dal vivo che doveva imitare il suono dei dischi, non vice versa.

L’ascolto binaurale usando le cuffie o gli auricolari, come quelli dei vari lettori mp3, per intenderci, ha di nuovo cambiato le carte in tavola. Il realismo dell’effetto stereofonico può essere ancora più marcato, ma allo stesso tempo la presenza quasi costante di rumori provenienti dal contesto in cui si muove l’ascoltatore esige un distinguo tra la musica in cuffia e i suoni ambientali che praticamente riporta la musica a una semplificazione timbrica, ritmica e melodica, nonché a una sostanziale monofonia. Il risultato? Un non-ascolto, o un ascolto distratto e molto superficiale, sia della musica sia del mondo che ci circonda.

Qual’è la situazione in cui ascoltiamo, oggi, con più attenzione? Si chiama origliare. E il voyeurismo sonoro ha molti illustri precedenti nella storia, situazioni archetipali in cui un divieto di vedere stimola un desiderio di udire meglio. Dalla situazione scenica delle Nozze di Figaro alle telefonate intercettate che riempiono i nostri giornali, dal pioniere del jazz Jelly Roll Morton che suonava nei bordelli di New Orleans prima dell’avvento del grammofono e doveva stare dietro un muro per non mettere in imbarazzo i clienti (Morton praticava un piccolo foro nella parete per godersi lo spettacolo di nascosto) all’intera orchestra di Sun Ra che accompagnava le spogliarelliste al Peacock Club di Chicago, ma visivamente separata dallo spettacolo da una tenda (Sun Ra la chiamava “la cortina di ferro” – i componenti dell’orchestra erano neri, le spogliarelliste bianche, e ai tempi il razzismo americano disapprovava la vista di una donna bianca nuda da parte di un uomo nero).
Per non parlare della storia dello spionaggio, le microspie inventate da Lev Theremin e scoperte, si diceva, dagli americani dentro il sigillo nell’ufficio di Henry Cabot Lodge all’ONU; Theremin fu anche inventore del primo (omonimo) strumento musicale elettronico della storia. O possiamo trovare degli esempi più vicini a casa: il rumore della lavatrice del vicino diventa facilmente ossessionante, mentre nemmeno sentiamo il suono della nostra. Questi ultimi casi ci ricordano un altro aspetto affascinante della quarta via dell’ascolto... se noi possiamo udire, possiamo anche essere uditi. La sorveglianza, l’origliare, è una strada a doppio senso.

Steve Piccolo ha creato un dispositivo per inscenare questa “quarta via dell’ascolto”: due stanze, completamente nude, separate da un muro. Una stanza è per il pubblico, l’altra per l’artista. I suoni provenienti dalla seconda stanza possono essere prodotti “dal vivo”, in tempo reale, o possono essere registrati... tranne per discernimento timbrico, il pubblico non avrà nessun modo di saperlo.

Il pubblico può ascoltare i suoni in momenti precisi, indicati da un programma di interventi. Dunque non sarà il continuum di rumori indistinti tipico delle installazioni sonore nelle gallerie e nei musei, ma un preciso appuntamento coll’ascolto, con inizio e fine.

I suoni sono ideati e prodotti da:
Haleh Abghari (nata in Iran, vive a New York)
Gabriele Di Matteo (Italia)
Marc Kalinka (Russia)
Claudia Losi (Italia)
Steve Piccolo (New York)
Anja Puntari (Finlandia)
Gak Sato (Tokyo)
Elliott Sharp (New York)

Quartiere fieristico di Verona
padiglioni 6 e 7
ingresso: porta Cangrande (da Viale del Lavoro
uscita consigliata autostrada: Verona Sud

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