Sabina Grasso e Matteo Rubbi. Distinti nei mezzi utilizzati, i 2 artisti lavorano sul concetto di sospensione e distaccamento. Cercano di isolare delle sensazioni per poterle elaborare e tradurre in opere che si fermano sulla soglia della suggestione, prima di diventare espliciti lavori da vedere o ascoltare. Lo scopo e' quello di far si' che le immagini prodotte, i suoni emessi, le azioni compiute, i testi redatti, diano l'impressione di galleggiare in uno spazio intangibile.
“Nel passaggio, non accadde nulla che fosse degno di nota, e così dopo una bella traversata arrivammo a Nantucket”. Una semplice collina, tanta sabbia, tutta spiaggia, senza sfondo. Dalla descrizione che ne fa Melville in Mody Dick, Nantucket sembra una località in mezzo al nulla, dove nulla succede se non in relazione al grande e vasto mare. Con questa immagine, suggestiva e dalle forti valenze immaginifiche, Sabina Grasso e Matteo Rubbi ci invitano ad entrare metaforicamente in uno spazio ‘inconsistente’ dove collocare le loro opere. Distinti nei mezzi utilizzati, i due artisti lavorano sul concetto di sospensione e distaccamento. Cercano di isolare delle sensazioni per poterle elaborare e tradurre in opere che si fermano nella soglia della suggestione, prima di diventare espliciti lavori da vedere o ascoltare. Il loro scopo è quello di far sì che le immagini prodotte, i suoni emessi, le azioni compiute, i testi redatti, diano l’impressione di galleggiare in uno spazio intangibile, in un luogo che abbia la stessa consistenza del mare che circonda Nantucket, che racchiude, spranga, circonda e riduce tutto a ‘isola’. Con questo taglio ogni opera, singola e autonoma, si relaziona alle altre cercando di creare sia una tensione emotiva che una distanza dialettica.
Dojo racconta di una conversazione personale sotto forma di monologo cinematografico. Spiazza il luogo e il tono. Scuote la fissità con cui il protagonista guarda in macchina e dunque ci guarda. Irrita il suo atteggiamento, sfrontato e diretto. Farsa Tragica* è un breve testo teatrale che racconta di un mondo imperfetto ma ideale, isolato e autoreferenziale. Senza personaggi ma tutti protagonisti, si parlano, inconcludenti, ci parlano, incompresi. Di leggerezza e tempi spensierati racconta Disco: di attimi senza tempo o sopra il tempo. Il fischiettare allieta i momenti per lo più soprapensiero, quando si ricordano canzoni o ritornelli. Sassi è un’opera dove l’artista immortala sé stessa in momenti interrotti, dove tutto si blocca e frana. La sequenza fotografica testimonia gli inesprimibili istanti in cui il corpo, i pensieri, le emozioni si congelano e restano sospesi in un’eterna attesa. Nuvole finte e ingannevoli. Metafore dell’inconsistenza, le nuvole sono archetipi ingenui dove ritrovare pecorelle, draghi e conigli. Questa riproduzione smorza ogni tipo di immaginazione per suggerire invece la falsità della riproduzione che somma, in un eterno momento presente, più tempi e spazi meteorologici.
“Tipi faceti vi diranno (...) che a Nantucket i pezzi di legno vengono portati in giro come i frammenti della vera croce a Roma; che la gente pianta i fungacci dinanzi alla casa per poter avere l’ombra d’estate; che un filo d’erba fa un’oasi, e tre fili, a cercarli tutto un giorno, fanno una prateria; che si portano scarpa da sabbie mobili, come in Lapponia quelle da neve; e che tutti sono così rinchiusi, sprangati, circondati e ridotti a isola dall’oceano, che persino alle sedie e alle tavole si trovano talvolta attaccate piccole telline, come alle schiene delle tartarughe di mare.” Herman Melville, Moby Dick o la Balena
Testo di Elena Bordignon
* Le copie di Farsa Tragica sono disponili a richiesta nella Galleria Guenzani Via Melzo.
immagine: Sabrina GRasso, Sassi (#09), 2006
Guenzani Via Melzo
Via Melzo, 5 - Milano
orari: dal martedì al sabato, dalle 15 alle 19. La mattina su appuntamento.
Ingresso libero