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Cheese1
dal 14/3/2002 al 15/3/2002
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14/3/2002

Cheese1

Interno&Dumdum, Bologna

(Casting) azione performativa di Loredana Longo. Cheese, il video-casting proposto da Loredana Longo semplifica notevolmente il compito degli attori la cui prova consiste soltanto nel restare fermi in posa davanti ad una macchina fotografica con stampato in faccia un bel sorriso di consuetudine cosi' come prescrive la piu' canonica retorica del buon ritratto.


comunicato stampa

azione performativa di Loredana Longo
testi critici di Francesco Frillici e Paola Nicita

casting per un video / riprese fotografiche
pubblico-attore nella mostra in corso: Burning Boots di David Smithson

venerdì 15 marzo 2002 dalle ore 19 alle ore 21

INGRESSO GRATUITO, PARTECIPATE !


Nel gergo cinematografico fare casting significa selezionare un certo numero di individui dopo averli convocati in un luogo prestabilito e sottoposti ad una prova attitudinaria. Di solito il grado di attitudine si misura dalla capacità del soggetto a corrispondere a certe aspettative. Per i responsabili del casting l'attitudine aumenta e diventa predisposizione, abilità, bravura, o addirittura talento a seconda di quanto l'esaminato è stato aderente alla tipologie precostituite. Cheese, il video-casting proposto da Loredana Longo semplifica notevolmente il compito degli attori la cui prova consiste soltanto nel restare fermi in posa davanti ad una macchina fotografica con stampato in faccia un bel sorriso di consuetudine così come prescrive la più canonica retorica del buon ritratto. Vista la scarsa difficoltà interpretativa l'esame risulta completamente inadeguato a saggiare le attitudini teatrali degli aspiranti attori, quindi fallimentare. Tutti, infatti, sono capaci di imitare un "bel sorriso" pronunciando la parola cheese che fa estendere meccanicamente le labbra e scoprire quel luminoso candore dentale così fotogenico e gradevole. Ma questo non preoccupa la Longo che anzi provvede a peggiorare il già discutibile esito della selezione, rendendolo impossibile, occultandolo. Quella maschera che ogni "bravo attore" dovrebbe indossare sul palcoscenico quando è chiamato a recitare una parte viene a sua volta mascherata. I tratti fisionomici delle labbra e della bocca che istoriano la finta sagomatura del sorriso restano avvolti da uno strettissimo bendaggio che li deforma fino a cancellarli quasi del tutto dal volto; il potere persuasivo della mimica facciale che osserva il classico stereotipo della serenità, della rassicurazione e dell'ottimismo così come la consuetudine sociale impone alla rappresentazione simbolica del ritratto viene ribaltato, ma mantiene paradossalmente tutta la sua efficacia. Il gesto corporeo che segnala un'intenzione diventa all'opposto "antisegnaletico", mantiene cioè le sue prerogative di verifica ma le usa per negarsi, per protestare contro se stesso e i suoi fini comunicativi. La violenza simbolica e moralistica di un pregiudizio culturale si combatte solo ad armi pari con la violenza dell'occultamento. Il doppio mascheramento finisce per nullificare la finzione della maschera per cui menzogna e verità sono solo questioni di opinione e di linguaggio. Nella documentazione fotografica di questa performance l'effetto antisegnaletico, azzerante risulta potenziato poiché riflette sulla pratica stessa della ritrattistica fotografica la quale, mediante l'imposizione continua di atteggiamenti stereotipati, violenta l'autonomia delle scelte e dei desideri personali. La parola scritta aggiunge un letterale sabotaggio tautologico, rinomina un atto che solitamente è di elementare denotazione con la creazione di un'incongruenza che però non ricerca l'imprevisto, lo spaesamento o la semplice meraviglia delle illusioni virtuali, ma proprio la polemica e la protesta attraverso la forza perentoria di un divieto. (Francesco Frillici)

Bocche nomadi
Fermo. Immobile. Guarda l'obiettivo e dì "cheese!!". Anche se non parli inglese. A questo punto ecco che inizia la manovra: la bocca si atteggia a sorriso automatizzato, le labbra svelano impudiche denti e gengive. Flash abbagliante. La routine dell'obiettivo ci ha travolto. La foto è scattata, e adesso possiamo tornare in noi. Rimetterci l'espressione che vogliamo. L'obbligo sociale di tramandare ai posteri una nostra immagine felice è stato assolto. Anche noi metteremo nel cassetto una foto "in cui sorridevi e non guardavi", molto probabilmente. Loredana Longo riempirà i suoi, invece, con immagini di amici e di moltissimi sconosciuti che si saranno voluti spontaneamente sottoporre al rito della fotografia. Tramontato il tempo in cui costituiva un evento - per amore, per viaggio, per studio, - la fotografia è entrata nella dimensione quotidiana del benessere. Niente più vestiti buoni prima, attese cariche di suspence poi e il canonico"passi a prenderle la prossima settimana". Le foto adesso si stampano in poco meno d'un'ora oppure si scaricano dall'apparecchio digitale direttamente nel computer e si mandano via email. Così nel nuovo millennio si conoscono i bambini appena nati degli amici lontani. Armata della sua macchina fotografica, e con un particolare "set da viaggio" la Longo "fermerà" sguardi, occhi pungenti e interessati ed altri immersi nel torpore, perduti nei pensieri. Rughe e orecchini, calvizie incipienti, bocche con rossetto, lunghe ciglia, ombretti trendy dai colori improbabili, barbe non rasate e capelli ossigenati. Sovrapporrà facce e costruirà senza accorgersene uno schedario d'umanità composita, differente, colorata, bella e brutta. Comunque interessante. Tutta disperatamente sorridente. Bocche nomadi, fermate in un click in molte città d'Italia. Cosa se ne farà di tutte queste foto? - penseranno le persone davanti all'obiettivo, accettando incuriosite il gioco - Perché le interesso? Ecco che scatta il click, come una ghigliottina contemporanea. E anche qui non si può più tornare indietro, almenoché non possediate photoshop.
(Paola Nicita)

Associazione Culturale - Art Gallery interno&dumdum
via s. maria maggiore 4 40121 bologna
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