Opere dal 1958 al 1978. "Mentre alla fine degli anni Cinquanta, la pittura sfogava energie e passioni colorate sulle tele, Walter Leblanc sperimentava il bianco. La superficie che tutto riflette e che permette di immaginare mondi migliori. Arrotolava singoli fili quasi fossero metafora di esistenze contorte e dolorose. Li fissava regolari e ordinati su tele-cuscini, affinche' i bulbi oculari potessero accarezzarli e osservarli da ogni parte."
Il bianco e il nero.
Dicotomia, da sempre.
Dalle tenebre fiat lux.
Adesso come allora siamo avvolti dal buio.
Esistenziale, umano.
In letteratura come nella vita ciò che spurga è nero, noir, notte.
La condizione umana è coperta da una tenebra di paura e di timore.
Di ingiustizia e di impossibilità.
Ciò che resta è un esorcismo, che passa per gli occhi e arriva dritto
all'anima.
Non c'è rimedio al nostro nuovo medioevo.
L'arte è l'unica via d'uscita.
Da sempre l'artista, il creatore di bellezza, si muove all'interno
dell'annosa questione ombra/luce.
La forma della luce, l'intensità e la gradazione.
Il movimento della luminosità.
E trova risposte, afferra intuizioni, racconta il suo sapere, ciò che
è riuscito a sperimentare grazie al suo terzo occhio, capace di vedere dove
la nostra umanità è inevitabilmente cieca. Mentre alla fine degli anni
Cinquanta, la pittura sfogava energie e passioni colorate sulle tele, Walter Leblanc
sperimentava il bianco. La superficie che tutto riflette e che permette di immaginare mondi migliori.
Arrotolava singoli fili quasi fossero metafora di esistenze contorte e dolorose.
Li fissava regolari e ordinati su tele-cuscini, affinchè i bulbi oculari
potessero accarezzarli e osservarli da ogni parte.
Sognando di appoggiarvi sopra le guance o le mani.
Così il bianco con alta luminosità ma senza tinta, capace di
nascondere tutti i colori dello spettro elettromagnetico, diventa pura luce e si
trasforma persino in colore, ombreggia e vibra a seconda delle posizioni di partenza
e di arrivo.
Muoversi di fronte a un lavoro di Leblanc, spostandosi sulla destra o sulla
sinistra, permette di acquisire visioni multiple.
Lo stesso quadro, più quadri.
La stessa emozione, più emozioni.
Non è il movimento elegante di Castellani, nè il contrappunto
tridimensionale di Bonalumi.
Neanche l'attesa lacerata di Fontana.
E' un passo estetico, un valzer formale, una melodia di sfere emotive.
La convivenza con i quadri di Leblanc rimanda a una prospettiva di luce nordica,
fredda ma costante, presente senza inquinamenti strutturali o segnici.
Ritrova un ordine quasi mitologico, di cieli alti e orizzonti lontani.
Di fiumi gelati e mari a specchio.Cicatrici della terra che sono ben visibili nei
suoi primi lavori, del 1958/59, dove polvere di ferro, piccoli bulloni e stringhe
ritorte si prestano a un primo ruvido inciampo della vista, per poi stemperarsi
nelle giravolte dei lavori successivi.
Poetici Twisted di croci e quadrati, triangoli e rombi.
In movimento verso una luce più alta.
Studio Gariboldi
Corso Monforte 23 - Milano
Orari: lu-ve 14-19
Ingresso libero