Drama Teater
Ljubljana

Caravaggio...i furori
dal 24/3/2002 al 25/3/2002

Segnalato da

Piccolo Parallelo


approfondimenti

Enzo Cecchi
Caravaggio



 
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24/3/2002

Caravaggio...i furori

Drama Teater, Ljubljana

Lo spettacolo sulla vita e l'opera del grande maestro della pittura Michelangelo Merisi detto "Caravaggio" è stato scritto da Enzo Cecchi (che ne cura anche la regia) per Marco Zappalaglio. In scena il Caravaggio ritratto negli ultimi giorni della sua vita


comunicato stampa

PICCOLO PARALLELO lunedi 25 marzo presenta lo spettacolo "Caravaggio...i furori" presso il Drama Teater di Lubiana (Slovenia)

Dopo tutte le più grandi città italiane, dopo Londra, Stoccolma, Bruxelles, Salonicco, Malta, su invito dell'Ambasciata Italiana e dell'Istituto Italiano di Cultura di Lubiana la Compagnia PICCOLO PARALLELO lunedi 25 marzo presenterà lo spettacolo CARAVAGGIO...I FURORI presso il DRAMA TEATER di LUBIANA (SLOVENIA), massima istituzione culturale della nazione. Lo spettacolo è una ulteriore tappa del successo che lo spettacolo stà riscuotendo ormai da cinque anni in tutta Europa dopo aver vinto nel 1996 il Premio Vetrine E.T.I.

Lo spettacolo sulla vita e l'opera del grande maestro della pittura Michelangelo Merisi detto "Caravaggio" è stato scritto da Enzo Cecchi (che ne cura anche la regia) per Marco Zappalaglio. In scena il Caravaggio ritratto negli ultimi giorni della sua vita. Cosi ne parla il regista ENZO G. CECCHI:
Per costruire lo spettacolo sono partito dalla visione dei suoi quadri confrontando mie idee ed ipotesi con i tanti studi di Roberto Longhi, Mia Cinotti, Mina Gregori, Maurizio Calvesi e il film di Derek Jarman. Nella ricerca storica sulla vita del CARAVAGGIO vi sono alcuni vuoti in parte riempibili con deduzioni e ipotesi. Uno di questi vuoti, forse il più grande, riguarda gli ultimi mesi del suo soggiorno napoletano, l'imbarco per Porto Ercole e la sua morte. Una mia ipotesi è che CARAVAGGIO fosse segregato a Napoli per essere protetto dai sicari che già lo avevano aggredito e lo volevano morto, ma anche per essere usato come ostaggio per eventuali baratti e altre speculazioni. Il nostro CARAVAGGIO segregato a Napoli e poi morente a Porto Ercole è un uomo ferito e stanco, consapevole di essere ormai ingombrante come persona e come artista, consapevole di essere "parte infetta" da eliminare ...I FURORI come la fretta di vivere e di dipingere, come gli eroici furori di Giordano Bruno, come i grandi cambiamenti che con il nuovo mondo attraversavano la vita sociale politica e religiosa di quell'epoca ... I FURORI come la consapevolezza della propria rivoluzionarietà e diversità artistica, consapevolezza del proprio tempo e del proprio destino ...I FURORI come l'assioma che abbiamo utilizzato come nostro punto di partenza per far vivere il nostro CARAVAGGIO: il "carattere" bergamasco ancor più che lombardo che accompagna tutta la vita personale ed artistica del pittore. Nello spettacolo ho perlopiù utilizzato brani da "Rappresentazione di anima e corpo" di Emilio De Cavalieri (la cui formula del "recitar cantando" ha avuto a mio avviso diverse influenze sulla pittura del CARAVAGGIO) e madrigali di Lassus e Arcadelt conosciuti e cantati a Roma i cui spartiti compaiono dipinti nei ritratti dei vari musici e suonatori"
Enzo G. Cecchi

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO (Sett. 1571 - lug. 1610) è un pittore la cui vita e opere sono state vissute in maniera contrastante attraverso i secoli, le direttive artistiche, le sensibilità e i codici morali. Con il '900 è iniziata la sua grande riscoperta e rivalutazione. Si è compreso fino in fondo la rivoluzionarietà della sua opera, l'uso dei modelli, del colore e della luce. Si è cercato di rileggere in maniera diversa la sua vita rivedendola alla luce di un particolare ambiente e periodo storico. Nonostante ciò rimane il fascino nei confronti di quest'uomo e lo stordimento ipnotico della forza dei suoi dipinti. CARAVAGGIO segnò irreversibilmente la pittura che venne dopo di lui. Nei suoi quadri le Madonne sottili ed efebiche divennero vigorose donne del popolo, i Santi angelici si incarnarono in poveri operai e rustici pastori imponendo una lettura dei soggetti sacri totalmente estranea ai critici d'allora. Pico Cellini disse che alla mostra di Milano del 1951, operai e gente comune guardando i quadri facevano commenti tali da superare a volte qualsiasi dato tecnico e critico.

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