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Antonio Catelani
dal 15/5/2002 al 22/6/2002
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Antonio Catelani



 
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15/5/2002

Antonio Catelani

No Code, Bologna

Le tele che portano i titoli: trapezio, talea, ipercromo, si connotano dapprima per il cromatismo evidente ma ad un secondo sguardo si rende palese il concorrere della materia pittorica e del modo in cui si struttura la superficie alla definizione del rapporto originario grazie al quale questi dipinti pronunciano la loro posizione artistica.


comunicato stampa

Ipercromo

In pittura la luce muove interiormente ed eleva dall'intimo la materia inerte vincendo la forza di gravità. Al di là di ogni immagine, anche se in arte non si può prescindere dalle immagini, il compito del pittore è quello di non tradire questo principio di trasfigurazione cui la materia è chiamata. È in questa condizione di una bellezza e di un destino che preesistono alla volontà dell'artista, e al non turbamento di queste condizioni, che il pittore agisce. Si delinea così una libera interazione tra il bello reale e quello ideale: della natura e della cultura, dove per cultura si intende il corso dell'arte nella storia dell'uomo.

Il titolo della mostra "ipercromo", preso a prestito da una tela recente esposta in questa occasione, bene sembra indicare l'esposizione nel suo insieme, nella esaltazione cioè dell'aspetto cromatico che contraddistingue il recente lavoro di Catelani. Le tele che portano i titoli: trapezio, talea, ipercromo, si connotano dapprima per il cromatismo evidente ma ad un secondo sguardo si rende palese il concorrere della materia pittorica e del modo in cui si struttura la superficie alla definizione del rapporto originario grazie al quale questi dipinti pronunciano la loro posizione artistica.

La natura materiale della stesura del colore, attuata attraverso l'uso del telaio serigrafico, che filtrando il colore impone una distanza sostanziale tra il pittore e il dipinto, vieta all'artista di lasciare un'impronta diretta sulla superficie, ad egli sostituendosi nella texture. È nell'alveo di un realismo ontologico che il colore si definisce nelle sue molte declinazioni e specie in quei settori con l'impronta di trama ed ordito di cui la seta del telaio è appunto costituita, dal cerchio cromatico che segna un passaggio da un colore all'altro, dove cioè un colore si tinge del colore vicino in una dinamica vitale e pertanto varia.

Ed infine l'etimo; trapezio: dal greco trápeza (tavola) rimanda alle origini della pittura, alla superficie come tavola imbandita e alla figura geometrica regolare più dinamica. Talea: (parte di una pianta, perlopiù un ramo provvisto di almeno una gemma, capace di mettere radici e di rigenerare un nuovo individuo), genesi progressiva di un nuovo tutto attraverso la parte. Ipercromo: da ìper (prefisso che indica superiorità spaziale, quantitativa o qualitativa) e cromia (colorazione). Valida traccia, il titolo pertanto concorre alla definizione del rappresentato in pittura; nominando stabilisce il reale rapporto tra la parola e l'immagine.

In contemporanea ai recenti dipinti è stato scelto di mostrare in un percorso ideale anche alcune opere che precedono tanto cronologicamente quanto concettualmente le attuali. La serie delle Madreforma si differenzia dagli odierni dipinti essenzialmente per la maggiore fisicità e oggettualità della pittura, del colore. Il corpo del colore è in questi lavori reso nel suo spessore materiale e inerte; poco permeabile all'azione della luce si deposita a spessore sulle superfici che si articolano all'interno di cassette-cornice dove pesano l'uno sull'altro e tutti insieme sul lato inferiore della cornice che li contiene. Il colore come materia inerte sottostà alle leggi fisiche, alla gravità. L'immagine del quadro è qui ricostituita e delimitata all'interno del perimetro che le è proprio, ma questa non è pittura bensì una meta-pittura. I colori sono tenuti assieme a forza; talvolta anche da molle/graffe metalliche che ne divengono l'elemento sintattico senza il quale tutto si disfa e torna ad essere mera materia inarticolata. Il colore che è proprio di queste opere, così come la sua fisicità, non è che l'anticipazione del suo distillarsi per azione della luce grazie alla quale nessun collante sarà più necessario a tenere insieme ciò che è vocato all'unitotalità.

Antonio Catelani è nato a Firenze nel 1962 dove si è diplomato in scultura presso l'Accademia di Belle Arti e dove attualmente risiede. Dal 1985 è stato con Carlo Guaita e Daniela De Lorenzo impegnato in un lavoro di ridefinizione dei processi normativi nell'ambito della scultura con evidenti rimandi all'architettura. Tale ricerca li vedrà nel 1988 partecipare insieme alla XLIII Biennale di Venezia.

Dal 1989 partecipa a mostre in musei, gallerie e istituzioni d'arte all'estero tra le quali: il Kunstverein di Kassel (1991), Köln (1989) e Frankfurt (1989), Martin-Gropius-Bau di Berlino (1992), Museum Moderner Kunst Wien (1991), Künstlerhaus Bregenz (1997), Verein AllerArt Bludenz (2001); è anche presente in numerose mostre in Italia presso gallerie private e istituzioni pubbliche, fra le quali: Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano (1986,1989,1998), Museo Pecci di Prato (1991,1998, 2000, 2002), Galleria d'Arte moderna di Bologna (1988,1989) ed inoltre: Galleria d'Arte Contemporanea di Trento (1993), Galleria Nazionale d'Arte moderna di Roma (1996), Centro per l'arte contemporanea Palazzo delle Papesse di Siena (1999). Il suo lavoro è presente in collezioni di enti pubblici e privati: Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Bologna, Galleria d'Arte Moderna, Prato, Museo Pecci, Wien, Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig, Milano, CIMAC, Palazzo Reale, Siena, Centro Arte Contemporanea Palazzo delle Papesse, Milano, Collezione della Banca Commerciale Italiana, Milano, Collezione Eni-Agip, Pisa, Fondazione Teseco.

Inaugurazione giovedi 16 maggio 2002 alle ore 18,30

Orario: dal martedì al sabato 10.00-13.00 - 16.00-19.30

Immagine:
Antonio Catelani
Concordia
Olio su cartone, alluminio
Cm 270x265

Galleria No Code, via dé Coltelli 5/2, Bologna, tel. 051270307

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