Il buio, l'oblio...esserci. In una direzione che si potrebbe ampiamente dire neoespressionista, Gravina recupera suggestioni tra loro molto varie, che vanno da Baselitz, Kiefer fino alla figurazione ideologica di Spadari.
La Galleria “Arianna Sartori - Arte & Object design” di Mantova in Via Ippolito Nievo, 10, ospita dal prossimo 7 novembre, la mostra dell’artista milanese AURELIO GRAVINA intitolata Il buio, l’oblio… esserci. La mostra sarà inaugurata sabato 7 novembre alle ore 18.00 alla presenza dell’artista e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 19 novembre.
In occasione di quest’evento, il Prof. Giorgio Zacchetti dell’artista scrive:
“Nell’accavallarsi degli innumerevoli e talvolta ingiustificabili ritorni all’immagine e alla pittura pittura, che hanno carat-terizzato gli ultimi tre decenni e che ancora oggi qualcuno si ostina a spacciare come brillanti nuove trovate, l’ostinato di-pingere di Aurelio Gravina riluce come una perla rara.
Non è possibile ricondurre il suo lavoro esclusivamente ad una radice. In una direzione che si potrebbe ampiamente dire neoespressionista, Gravina recupera suggestioni tra loro molto varie, che vanno da Baselitz, Kiefer e Richter fino alla figu-razione ideologica di Baratella e Spadari, ma non disdegna neppure le profondità psicologiche ed emotive del nostro reali-smo esistenziale, né le tensioni segnico-gestuali di Scanavino o di Dova. Ma il suo legame originario con la cultura figura-tiva, da un lato, e con quella letteraria, teatrale e socio-politica degli anni Sessanta e Settanta, dall’altro, è riformulato oggi attraverso il filtro martellante, e però raffreddato, dei media, che tutto assimilano in un confronto solo apparentemente in-genuo: dall’immagine di cronaca alla fotografia d’archivio, ai capolavori della grande tradizione del realismo occidentale.
Ne risulta una pittura straordinariamente aggiornata dal punto di vista dei soggetti, dell’impaginazione e della stesura, ma come sedimentata, resa senza tempo dal rigore che la domina e la trasforma in una sorta di sfida, in un perenne combatti-mento con l’immagine.
L’impressione è che in queste operazioni egli si vieti ogni vezzo e ogni compiacimento fine a sé stesso di materia, di pennellata, di gesto, ma al tempo stesso rifiuti di trovare per il proprio lavoro una giustificazione che sia esterna all’atto pittorico stesso. L’intonazione dei bianchi – di volta in volta opachi e aridi oppure mossi, pastosi e rilu-centi – è il campo sul quale si misurano le figurazioni tra frammento, memoria e sogno delle opere più recenti, in un rin-corrersi, alternato, di “tutto pieno” e di grandi vuoti disorientanti”.
G. Zacchetti
Aurelio Gravina, nato a Francavilla Marittima, vive e lavora a Milano, ha già all’attivo una ventina di mostre personali.
Scenografo, attore e regista, laureato all’Accademia di Belle Arti di Milano, lavora in teatro con il gruppo Out Off, in par-ticolare con il poeta e pittore Giancarlo Pavanello con cui nel 1979 crea il gruppo Teatro di Babele che lavora sperimen-tando l’uso della scrittura poetica nel teatro. Nel 1995 comincia la ricerca nel campo pittorico, tentando di fondere le tec-niche sperimentate in teatro, ovvero usando la tela come spazio scenico dove il segno pittorico diventa attore; recentemen-te ha inaugurato con il Comune di Zavattarello, la mostra dal titolo “Histoire”, l’irrealtà della Storia, presso il Museo d’Arte Contemporanea Castello Dal Verme di Zavattarello (PV).
Inaugurazione sabato 7 novembre alle ore 18
Galleria "Arianna Sartori"
via Cappello 17, Mantova
Orario: 10-12,30 e 16-19,30 chiuso festivi
Ingresso libero