Annalisa Achenza
Silvia Argiolas
Gianni Atzeni
Salvatore Corraduzza
Attilio Della Maria
Maria Luisa Delzotto
Simone Dulcis
Adelaide Lussu
Dionigi Losengo
Marina Madeddu
Paolo Ollano
Marco Pili
Raffaele Quida
Antonello Ruscazio
Maura Saddi
Giuliano Sale
Monica Solinas
Luciano Soro
Giuseppe Pettinau
Mariolina Cosseddu
Questa rassegna si pone come un atto collettivo di meditata osservazione su un tempo estraneo, compresso e deformato dalle incessanti mutazioni del reale. Il desiderio, lacerante o ironico, perverso o nostalgico, e' come un sogno: arrestare quel flusso vorticoso per concerdersi una sosta, una fermata a richiesta, su un autobus impazzito.
a cura di Mariolina Cosseddu, allestimento di Wanda Nazzari
Annalisa Achenza, Silvia Argiolas, Gianni Atzeni, Salvatore Corraduzza,
Attilio Della Maria
Maria Luisa Delzotto, Simone Dulcis, Adelaide Lussu, Dionigi Losengo, Marina
Madeddu, Paolo Ollano,Marco Pili, Raffaele Quida, Antonello Ruscazio, Maura Saddi,
Giuliano Sale, Monica Solinas, Luciano Soro, Giuseppe Pettinau
Nel 1989 Gillo Dorfles pubblicava un testo, oggi diventato un classico, dal
titolo 'L'intervallo perduto'. In quelle pagine Dorfles lamentava l'assenza,
nell'arte come nella vita, della 'consapevolezza del significato della
stasi, della pausa, del vuoto d'un intervallo'. Ne reclamava perciò la
necessità insostituibile 'nella condizione di rumore continuo', di moto
costante, d'incessante divenire da cui siamo perseguitati. Perdere
l'intervallo equivale dunque ad una perdita della 'propria sensibilità per
il passare del tempo e per la discontinuità del suo procedere'. Ma comporta
anche, nelle operazioni artistiche, un'usura delle forme, una stanchezza
semantica che genera, inevitabilmente, una sorta di docile coazione e
ripetere priva di senso profondo e autentico delle cose. E' risaputo,
inoltre, che da Proust in poi, il tempo subisce le accelerazioni, gli
indugi, le anacronie e le ellissi imposte dal proprio 'barometro interiore',
come ha ribadito in questi giorni, alla Fiera del libro di Torino
(intitolata, appunto, 'Ritrovare il tempo'), Giorgio Bogliolo, raffinato
studioso dello scrittore francese. Bogliolo ci ricorda che affrancarsi
dall'ordine cronologico e ascoltare il ritmo interiore può essere una prassi
salutare per 'sottrarsi all'imperio della morte ', una metodica per
prepararsi al silenzio.
L' 'horror pleni' che ha dominato in questi ultimi decenni è sembrato
esplodere nell'attonito sconcerto seguito ai fatti del settembre scorso o a
quelli che oppongono, oggi, nel sangue e nell'odio, gli abitanti di
un'antica terra vanamente promessa.
Dallo spazio esterno la sospensione temporale ha invaso le coscienze, le ha
poste su una soglia d'attesa, dove diviene vigile quella 'pausa percettiva
ed esistenziale' auspicata da Dorfles.
Questa rassegna si pone perciò come un atto collettivo di meditata
osservazione su un tempo estraneo, compresso e deformato dalle incessanti
mutazioni del reale. Il desiderio, lacerante o ironico, perverso o
nostalgico, è come un sogno: arrestare quel flusso vorticoso per concerdersi
una sosta, una fermata a richiesta, su un autobus impazzito. Passeggeri
storditi e solitari ci si interroga se sia possibile ancora comunicare,
attraverso lo strumento artistico, il disagio del presente, la malinconia
della solitudine o l'indolente indifferenza per cui tutto può comunque
accadere.
La situazione tematica permette così di costruire differenti e molteplici
percorsi, orientati dentro o fuori la coscienza, che conducono a sorvegliate
proposte, a perentorie soluzioni o a forme visionarie di un immaginario
inquieto.
Il tempo fermato di Monica Solinas, di Marina Madeddu e Annalisa Achenza, si
traduce nella femminilissima sensibilità di donne che guardano ad altre
donne, ad altre storie la cui drammaticità è interpretata attraverso
apparizioni liriche, dolorose ed emozionate.
Viceversa, per Simone Dulcis, Raffaele Quida, Luciano Soro, il tempo è
metafora di urgenze espressioniste, di agitate passioni, di perdute
certezze, implicitamente fuse nella materia incandescente, nel colore
intenso, nel gesto dichiarativo e provocatorio. Nella figurazione intensa e
dolorosa si palesa la riflessione amara e brutale di Giuliano Sale e Silvia
Argiolas, malinconica e attonita di Adelaide Lussu, discordante e sofferta
di Paolo Ollano, accomunati da un sentimento del tempo percepito come
frammento, lacerto, faticosa e travagliata presa di coscienza. La stessa
coscienza che, varcando la soglia dello spazio finito, si proietta in una
dimensione metafisica in cui si dispongono i simboli della visionarietÃ
enigmatica e inquietante di Giuseppe Pettinau. Non c'è via d'uscita per
Maria Luisa Del zotto e neppure per Gianni Atzeni, la cui figurazione è
negata dalla dissoluzione dell' immagine, per l'una, e dagli oscuri presagi
che si velano di nero, per l'altro. La tensione narrativa sembra
sciogliersi, invece , nel linguaggio neoconcretista , sapientemente
aggiornato di Maura Saddi e Dionigi Losengo, materico ed evocativo di Marco
Pili: per loro l' entropia del reale si riorganizza in un universo di segni
sintetici e geometricamente definiti che lasciano trapelare, comunque, il
sogno e la memoria. Ma il sentimento del tempo può prendere anche la forma
dell'installazione come nell' architettato finale senza speranza di
Antonello Ruscazio o nella sospensione piena d'attesa e di risonanze
interiori di Attilio della Maria o, infine, nella luminosa via di salvezza
che va verso oriente di Salvatore Coraduzza.
Mariolina Cosseddu
Inaugurazione venerdì 7 giugno 2002 ore 19.00
Orari: tutti i giorni ore 18,30/20,30
CENTRO CULTURALE MAN RAY
SPAZIO POLIVALENTE DEDICATO ALLE SPERIMENTAZIONI ARTISTICHE CONTEMPORANEE
VIA LAMARMORA, 140 - 09124 CAGLIARI TEL. E FAX 070/283811