Palazzo Lanfranchi
Pisa
lungarno Galilei, 9
050 910210 FAX 050 20161
WEB
Visioni e Capricci del Novecento
dal 6/6/2002 al 30/7/2002
050 910510
WEB
Segnalato da

Clara Faroldi




 
calendario eventi  :: 




6/6/2002

Visioni e Capricci del Novecento

Palazzo Lanfranchi, Pisa

Una mostra dedicata all'arte del primo Novecento in Toscana e ad una delle personalita' tra le piu' originali ed interessanti, ma anche meno conosciute, di questo periodo: l'artista pisano Spartaco Carlini (1884-1949).


comunicato stampa

SPARTACO CARLINI
(1884-1949)

a cura di Alessandro Tosi

Dal 7 giugno 2002 si terrà, nella sede espositiva di Palazzo Lanfranchi a Pisa, una mostra dedicata all'arte del primo Novecento in Toscana e ad una delle personalità tra le più originali ed interessanti, ma anche meno conosciute, di questo periodo: l'artista pisano SPARTACO CARLINI (1884-1949).

Per prima volta dopo la grande retrospettiva del 1950 al Teatro Verdi di Pisa, sarà documentata l'intera produzione del Carlini attraverso 150 opere tra dipinti, disegni e sculture provenienti da raccolte pubbliche e private, con alcuni significativi raffronti tra opere del Nostro e quelle di artisti a lui coevi, quali tra gli altri Libero Andreotti, Lorenzo Viani, Arnold Böcklin, Moses Levy, Plinio Nomellini.

La mostra intende così render merito e strappare da un ingiusto oblio la figura di un artista che - sebbene per tutta la vita prigioniero volontario tra le mura della sua città natale - seppe percepire e far proprie, in un singolarissimo e straordinario linguaggio, poetiche e tematiche del suo tempo.

La figura di Spartaco Carlini sembra quindi poter inserirsi di buon grado in quel novero di personalità che - come il viareggino Lorenzo Viani che lo considerò sempre un Maestro - seppur lontano dai grandi centri di produzione artistica e culturale, furono voci significative e altrettanto alte, espressione di quella straordinaria temperie culturale che caratterizzò l'inizio del XX secolo.

La mostra - promossa dal Comune di Pisa, Provincia di Pisa, Soprintendenza ai Beni Artistici di Pisa, dalla Galleria d'Arte Moderna di Firenze, dall'Università di Pisa e dalla Cassa di Risparmio di San Miniato e realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa e di Italgas - è a cura di Alessandro Tosi, coadiuvato da un comitato scientifico composto da: Emanuele Bardazzi, Francesco Bosetti, Mariagiulia Burresi, Stefano Renzoni e Carlo Sisi.

In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo, il primo, che documenterà l'intera produzione di Spartaco Carlini.

L'ARTISTA
Nato a Pisa il 1° gennaio 1884, Spartaco Carlini sin da giovane mostra una notevolissima inclinazione per l'attività artistica, tanto che appena adolescente, iscritto alla locale Scuola Tecnica, conquista l'appellativo di "Giottino" per l'abilità dimostrata nell'esercizio grafico.
Prima della fine secolo frequenta lo studio di Guglielmo Amedeo Lori, dal quale apprende il gusto per la sperimentazione pittorica di stampo divisionista. Nel 1902 inizia a frequentare l'Istituto Statale Passaglia di Lucca con Moses Levy e soprattutto con Lorenzo Viani, con il quale instaura un rapporto di amicizia fraterna. E' quest'ultimo infatti a coinvolgerlo attivamente nella vita politica versiliese. Come "Duce del manipoletto pisano" Carlini figura infatti tra i componenti del "Manipolo d'Apua", il sodalizio politico-letterario di stampo anarchico socialista guidato dal poeta ligure Ceccardo Roccatagliata Ceccardi e al quale aderiranno personalità di punta dell'ambiente versiliese, tra cui l'avvocato Luigi Salvatori, Enrico Pea e Luigi Campolonghi.
Autore di sculture di sorprendente modernità, come il Centaurino, e presente alla VIII Biennale di Venezia del 1909 con un pastello raffigurante Il Giardino del Re, Carlini parte nel 1916 per la Grande Guerra, evento che segna indelebilmente il suo destino di uomo intrattabile, accentuandone il senso di irrequietezza interiore che non lo abbandonerà più e che farà ricordare a Enrico Pea quando "vagava solitario, a riscoprire le bellezze di Pisa. Sfuggendo perfino i vecchi amici". A parte un breve viaggio in Sardegna nel 1920 in compagnia di Luigi Salvatori, l'artista infatti non lascerà più Pisa. Al riparo da tutto e da tutti, Carlini elesse a roccaforte della sua esistenza il caffè Pietromani, vicino al ponte di mezzo, dove amava trascorrere il tempo disegnando. Morì il 2 novembre 1949.

LA MOSTRA
Dopo un breve accenno agli anni della formazione di Carlini con opere del maestro Guglielmo Amedeo Lori (come Tramonto d'Autunno) e di Nino Costa, la mostra prosegue con la sezione dedicata alle opere degli anni 1902-1916, caratterizzate da intense ricerche soprattutto nella grafica e nella scultura. E' qui che l'artista pisano dimostra di cogliere con sorprendente tempismo le atmosfere simboliste e liberty, elaborando un linguaggio in cui le suggestioni di Gaetano Previati e Plinio Nomellini si uniscono agli echi delle invenzioni di Félicien Rops e della grafica diffusa dalle principali riviste europee. Con un personale senso del grottesco, anzi della "deformazione immaginosa" come ha scritto Alessandro Parronchi (che con Enrico Pea ha lasciato pagine fondamentali per la comprensione del "fenomeno" Carlini), l'artista firma nel 1905 capolavori come il Don Chisciotte, pastello dove l'attenzione per l'arte infantile si risolve in una dimensione fantastica che sembra anticipare Paul Klee.
In questi anni (1905-1907) la produzione di Carlini è rivolta soprattutto alla scultura come testimonia lo splendido Centaurino, che riprende motivi che si legano alle coeve ricerche di Libero Andreotti. Alla scultura carliniana e alla rivisitazione del mito da parte della cultura figurativa e letteraria di inizio secolo è dedicata la terza sezione della mostra, con significativi raffronti con opere di Libero Andreotti, Alexandre Charpentier, Umberto Fioravanti, Arnold Böcklin.
E' in questo periodo che la personalità dell'artista sembra arrivare a definitiva maturazione, iniziando una produzione pittorica basata su quelle ricerche volumetriche di impronta cézanniana diffuse da Alfredo Muller e conoscendo un'improvvisa e prontamente fuggita notorietà con la partecipazione alla Biennale veneziana del 1909 con il pastello Il giardino del re. La sezione successiva illustra pertanto gli stretti rapporti che legano le invenzioni grafiche e le composizioni pittoriche di Carlini ad alcuni protagonisti della cultura figurativa toscana del tempo. Così Moses Levy, Umberto Vittorini e soprattutto Lorenzo Viani, che con l'amico condivise non solo gli entusiasmi anarchici e le frequentazioni del cenacolo apuano capitanato da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, ma anche molte soluzioni linguistiche ("Nel 1911, quando Lorenzo Viani mi condusse a Pisa, a conoscere Spartaco Carlini, fu come se invitasse me, a salutare un Maestro", ricorda Enrico Pea). Da segnalare dipinti come Festa campestre del 1908, la Vendemmia, Piazza S. Nicola e Monache sulla riva del 1920, oltre a suggestivi brani di natura morta e ad una serie di paesaggi sardi eseguiti durante un viaggio in Sardegna nel 1920 in compagnia di Luigi Salvatori.
Duramente provato dalla guerra, e nonostante l'interesse che continuano ad esercitare le sculture dell'artista (alcune esposte alla Prima Biennale Romana del 1921), è tuttavia nella sua Pisa che Carlini decide di chiudersi in un ostinato isolamento. "Mi sentivo già all'estero, avendo oltrepassato la cinta daziaria", confessava agli amici. E i numerosi scorci pisani, dei lungarni e dei celebri monumenti - mai "vedute", ma visioni cariche di coltissime variazioni sul tema del capriccio - aprono una densa sezione di opere pittoriche degli anni '20-'30, scandita da capolavori come La partenza della regata, Galee, Canale dei Navicelli, Piazza della Berlina, San Paolo a Ripa d'Arno con galee, La Cittadella, Il gioco del Ponte. Non rinunciando ad ulteriori incursioni nella dimensione fantastica e visionaria in pastelli come L'Arca di Noè o Esopo.
Ma già alla fine del terzo decennio del secolo Carlini decide di abbandonare definitivamente la pittura. Quello che resta dell'ultimo periodo - la mostra si chiude con la ricostruzione del "tavolino del Carlini" al caffè Pietromani - sono i moltissimi fogli di taccuino riempiti di figure favolose, di composizioni allucinate, di sogni e desideri, di letture e solitudini.

ORARIO: tutti i giorni 10.00 - 12.00 e 17.00 - 22.00; il 16 giugno 10.00 - 12.00 e 17.00 - 23.30

INGRESSO: gratuito

CATALOGO: Edizioni Edifir, Firenze

INFORMAZIONI: Palazzo Lanfranchi, tel 050-910510 fax 050-910237

UFFICIO STAMPA: Palazzo Lanfranchi, tel 050-910373 fax 050-910599

Palazzo Lanfranchi, Lungarno G.Galilei, 9 - Pisa

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