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Stile Arte (2006-2011) Anno 10 Numero 100 giugno-luglio 2006



Dipinti da mille e una notte

Francesca Baboni

Nel XIX secolo, anche l’arte italiana si apre alla suggestione delle misteriose culture dei Paesi levantini. Il fascino pittoresco, romantico ed erotico legato all’Orientalismo raggiunge i suoi vertici in Alberto Pasini e Domenico Morelli



Approfondimenti d'arte e di storia della cultura per “leggere le opere”dell’arte italiana ed europea


Romanino, il titanico contestatore

Simboli: a cavallo della luna

Temi d’arte: La rivoluzione dell’olio

Sciolto il rebus dei personaggi di Piero

L’artista e il matematico

Crespi, il pittor sadico

La democrazia del dolore

Tiziano, guerra ai burocrati

Arte e artisti: Alessandro il terribile

Sull’affannoso petto

Van Gogh il quadro scomparso è sotto gli occhi del mondo

Dipinti da mille e una notte

La tavolozza volante

Le scatole magiche di Warhol

La pittura è morta. Viva la pittura!

Idea!

I mondi possibili di Julio Larraz

Il dispiacere della carne

Art food: Trittico o per Burri
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Russolo, se l'orchestra ulula e rimbomba
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Domenico Morelli, Bagno turco

Gaetano Previati, Cleopatra

Francesco Hayez, Ruth

Intorno al 1830 l’Italia si aprì all’influenza e alle suggestioni di culture remote e misteriose. Le terre lontane, la tensione verso l’ignoto, i soggetti storici o fantastici, le atmosfere e le narrazioni ispirate all'Oriente introdussero al singolare genere dell’esotismo, che s’impose prepotentemente anche in pittura, e che fu vissuto fin dall’inizio con piena sensibilità romantica.
“Orientalisti” è il termine convenzionale, di origine francese, con cui furono nominati i pittori o gli artisti, che a partire dal secolo scorso si dedicarono alla raffigurazione di paesi di cultura araba, dall'Africa settentrionale alla Persia, ritraendo costumi e ambienti ricchi di fascino pittoresco e molto spesso erotico.
Con una precisa fisionomia tutta "italiana", temi di suggestione orientale attraversarono come un filo conduttore quell'arco temporale che dal pieno Romanticismo giunse alla stagione del colonialismo.
La tematica ebbe ben presto molta fortuna al punto che nella seconda metà del secolo gli orientalisti diventarono una vera e propria categoria di artisti viaggiatori, che si spostavano principalmente nei paesi arabi e di cultura islamica. Vedute di città, tribù di nomadi, danzatrici e odalische sensuali, berberi del deserto, le tematiche preferite. L’Egitto e l’Arabia le mete scelte, ma anche il cuore dell’Africa nera e i suoi costumi.
La tendenza aveva già preso piede in Francia con Eugene Delacroix, che nel 1832 aveva partecipato ad una visita di Stato in Marocco e durante il viaggio aveva riempito quaderni di schizzi con disegni di vita quotidiana locale.
L’esperienza aveva lasciato una profonda impronta sullo stile del pittore. Celebre è la Morte di Sardanapalo del 1827, oggi al Louvre.
Famosa è anche Odalisca e la schiava, di Ingres, del 1842. Forse proprio queste opere furono modello per i numerosi pittori italiani che si cimentarono nel genere, che si sviluppò nel nostro Paese nel periodo del Romanticismo Storico con Francesco Hayez, il quale utilizzava immagini, costumi e personaggi esotici per rappresentare episodi realmente accaduti, legandosi alla tradizione veneziana, sulla quale si era formato.
Basti pensare a I profughi di Parga che abbandonano la patria del 1826, uno dei capolavori della pittura storica dell’Ottocento italiano, o alla bellissima Ruth del 1835 dove Hayez, pur nell’idealizzazione, non prescinde dal realismo della figura, o ai sogni erotici legati alle dolcezze dell’harem.
Il gusto per l’Oriente si diffuse dal Nord al Sud della Penisola; nel 1839 difatti il napoletano Raffaele Carelli, appartenente alla Scuola di Posillipo, iniziò a muoversi verso lidi levantini, così come il veneto Ippolito Caffi, negli anni ’40 s’imbarcò per la Grecia, la Turchia e l’Egitto, restituendone i suggestivi paesaggi (Cairo, strada principale; Costantinopoli) e i costumi, riportati in chiave romantica e fiabesca.
Furono parecchi gli artisti veneziani attratti dall'Oriente, e in particolare, quasi per una compensazione storica, verso quella Costantinopoli che per secoli aveva costituito minaccia e calamita culturale. Alcuni vi si trasferirono, in particolare Pietro Bellò, architetto, scenografo e, negli anni tardi, acquerellista e Fausto Zonaro che, sia biograficamente sia soprattutto per qualità, si colloca tra gli esponenti più coerenti.
L’orientalismo diventò a tutti gli effetti un genere a se stante. Ciò che suscitava curiosità, erano le colonizzazioni e le scoperte, gli scavi archeologici di Giovanni Battista Belzoni in Egitto e quelli di Ludwig Burckhardt, uniti alle suggestioni della letteratura. Lo spirito positivista della seconda metà dell'Ottocento e del verismo che va dal 1860 al 1890, guardò a ponente con più attenzione alla testimonianza e coltivò un collezionismo legato ad interessi documentaristici.
Mariano Fortuny y Madrazo, pittore catalano residente a Roma tra il 1858 e il 1874, lasciò decine di quadri di soggetto arabo-andaluso, mostrando un Marocco contemporaneo e anti-retorico.
L’orientalista più importante del periodo, l’unico vero e non episodico, fu l’emiliano Alberto Pasini - che lavorava per il celebre mercante francese Goupil -, il quale viaggiò per anni nei paesi islamici ottenendo commissioni dai sovrani. Visioni del deserto, carovane di beduini, flora lussureggiante, costumi pittoreschi e sgargianti e altopiani infiniti rivivono negli splendidi dipinti del pittore come Fontana turca, Carovana dello Scià di Persia o Superando il valico nelle grandi steppe del Korassan del 1890-95.
Alcuni autori aderirono alla tematica anche senza aver visitato personalmente i luoghi, come Domenico Morelli, interessato al mondo mediterraneo nel suo complesso, che testimoniò la sua volontà poetica quando affermò di voler “rappresentare figure e cose non viste, ma immaginate e vere ad un tempo”.
Nelle Tentazioni di Sant’Antonio del 1878, Morelli tocca il punto più alto della sua produzione legata all’Oriente, con un santo smarrito vestito in foggia araba e un’odalisca modernissima, nuda e tentatrice. Nel Bagno turco del 1876-78, propone una rivisitazione di un quadro di Gerome, suo grande estimatore, cogliendo le atmosfere sensuali e affascinanti dell’hammam, con colori vivaci e sapiente lavoro di pennello, mentre nella Resurrezione della figlia di Giajro del 1873 la descrizione iconografica del mondo orientalista si sposa ad una pittura evocativa a macchia e chiaroscuri.
Altri che ottennero fama come orientalisti pur non essendolo tour court, sono il milanese Mosè Bianchi con la malinconica ed intrigante Cleopatra del 1866 (vedi il “Quadro in 30 righe”, in queste stesse pagine) e il fiorentino Stefano Ussi, già frequentatore del Caffè Michelangiolo, il cui dipinto Trasporto del Mahamal alla Mecca, commissionatogli durante una permanenza a Suez nel 1869 e acquistato dal sultano Abdul Aziz per il suo palazzo a Costantinopoli, venne esibito con successo all’Esposizione Universale di Vienna del 1873. A lui il Ministero degli Esteri affidò composizioni di ampio respiro come Ricevimento dell’ambasceria italiana in Marocco, oggi alla Galleria nazionale d’Arte moderna di Roma.
Le tendenze simboliste tra Otto e Novecento, portarono gli artisti ad un’interpretazione ambigua dell'Oriente, visto quale luogo di evasione e di sensuali ed erotiche attrattive, come nella Cleopatra di Gaetano Previati del 1887, dove il pittore gioca sullo sfaldamento dei contorni della figura sopraffatta dal dolore. Antonio Fontanesi, che si recò personalmente in Giappone, ma anche Galileo Chini, Cesare Ferro e Carlo Bugatti furono alcuni interpreti di questo clima.
Il rapporto dell'arte con il colonialismo, nell'Africa ormai conquistata, proseguì coi temi pittoreschi e folcloristici o applicò i modelli europei di stile novecentista ai paesi vinti, assorbendone tipologie arcaizzanti. Una linea pittorica che non si esaurì dunque al chiudersi del secolo.
Durante il Novecento, Anselmo Bucci, Felice Casorati, Alberto Savinio, Melchiorre Melis, Giuseppe Biasi, Enrico Prampolini, Achille Funi furono solo alcuni tra i protagonisti più originali di quell’irresistibile fascino per l’esotico che continua tuttora a catturare lo sguardo e la mente.