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Rodeo (2009) Anno 7 Numero 58 settembre-ottobre 2009



Ryan Trecartin. File sharing e mutazioni verso la libertà totale.

Riccardo Conti

Intervista





18. Agenda
20. Shot! Roxane Danset
22. Moda News
24. Blogger Tommy Ton
26. Shot! Jason Campbell
28. Moda News
32. Thecorner.Com
34. Shot! Philip Crangi
50. The September Issue by Rj Cutler
52. Cinema News
53. All Tomorrow’s Parties by Jonathan Caouette
54. Steve McQueen
56. Top 3 Dischi
57. Kings Of Convenience
58. Musica News
59. Ebony Bones!
60. Patrick Wolf
62. Musica News
63. The Maccabees
64. David Sylvian
65. Julien Temple
66. Devendra Banhart
69. Dischi
76. Arte&Design News
77. Limiteazero
78. Biennale di Venezia
79. Ryan Trecartin
81. Pin-Up
88. Graffiti À Paris
89. Invernomuto
91. Matthias Schaller
92. Hotel Puerta America
93. Tel Aviv
150. Woodstock
152. Leggere. Nicola Lagioia
154. Uscire: Milano By Jbag
156. English Text
162. L’oroscopo
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Raf Simons on jil sander
Riccardo Conti
n. 57 estate 2009


L'installazione I-Be Area
Elizabeth Dee Gallery, New York, 08/09-13/10 2007
Courtesy Artist and Elizabeth Dee, New York

L'installazione The Generational: Younger than Jesus
Elizabeth Dee Gallery, New York
Courtesy Artist and Elizabeth Dee, New York.

Nel panorama artistico internazionale il ventottenne texano Ryan Trecartin ha già fatto molto parlare di sé. Nei suoi deliranti video quali I-BE AREA o A Family Finds Entertainment si sovrappongono e incastrano alla perfezione tutte quelle immagini e atteggiamenti della YouTube generation, del file-sharing, della tv post-reality show ma anche della tradizione del video sperimentale. Un caleidoscopio ben puntato sul presente che alcuni già definiscono realismo isterico. Dopo la sua ultima mostra di sculture e installazioni con l’artista e complice Lizzie Fitch, lo abbiamo intervistato per capire come nascono questi trip schizofrenici e lucidissimi che Ryan, in barba al galateo del mondo dell’arte, non manca di postare su YouTube…

Dirigi i tuoi video, scrivi le sceneggiature, disegni i costumi ed interpreti molti dei ruoli principali, eppure la collaborazione con altri è centrale nella realizzazione dei tuoi video e nelle tue sculture; famiglia, amici e artisti sono presenti in un modo o nell’altro nei tuoi lavori, come per esempio Lizzie Fitch. Come collaborate insieme?
Il lavoro scultoreo realizzato con Lizzie Fitch si sviluppa da una pratica comune che nasce spesso da una sessione di brainstorming, dalla condivisione di un’esperienza, o da un’attività pratica concettualmente rigorosa in cui esploriamo il linguaggio ed esprimiamo formalmente le idee in tempo reale attraverso gli oggetti. In seguito, ci troviamo spesso con una serie di oggetti condivisi e trasformati da utilizzare all’interno di una seconda fase creativa, nella quale formuliamo interrogativi e mixiamo le potenziali risposte in una forma espressiva tridimensionale. A volte strutturiamo la produzione delle nostre sculture con una modalità analoga a quella della costruzione di un film, campionando, coreografando, commissionando, scambiando, montando e posizionando le parti; invitiamo gli altri artisti e creativi a contribuire alla modellazione dell’opera attraverso svariate forme di collaborazione. La mescolanza di voci indipendenti e di variabili è fonte d’ispirazione per il nostro processo creativo. Con i video, la capacità e la libertà di collaborare in varie modalità e intensità diventano estremamente importanti sia nell’esperienza creativa che nell’esperienza finale dell’osservazione. La maggior parte delle scene sono totalmente fedeli alla sceneggiatura, ma ci sono alcune riprese che sono girate per raggiungere intuitivamente lo scopo. La struttura della sceneggiatura si evolve in tempo reale e la sperimentazione è sempre in corso. Alcuni performer come Lizzie Fitch, Alison Powell, Veronica Gelbaum, Brian McKelligott, Lindsay Beebe, Telfar Clemens, Raul de Nieves, David Toro, Solomon Chase o Ashland Mines vanno sempre al di là del copione, interpretando e improvvisando. Tutto dipende dal contenuto della scena, dall’ordine del giorno e dai potenziali obiettivi. Lo stesso avviene a vari livelli anche con il make up, il guardaroba ed i set. Ogni sequenza è diversa dalle altre ed è realizzata con sistemi e approcci che si riferiscono al contenuto specifico di ogni scena.

Quando pensi ad una storia, hai in mente delle persone in particolare per interpretare quei ruoli?
A volte è una persona ad ispirare un personaggio (ciò non significa che avrò per forza quella persona ad interpretarlo). Altre volte creo un personaggio per caratterizzare ed esplorare il talento performativo che riconosco in qualcuno o che ho intuito possa avere. Occasionalmente mi piace anche inserire una personalità reale all’interno di una fiction per creare una certa tensione ambigua e dinamica, una sorta di “performance ibrida” a metà tra il recitare l’altro e impersonare sé stessi. Chiedo anche ad alcuni degli attori come vorrebbero recitare ed agire, così da trarre ispirazione per la mia sceneggiatura.
Altre volte poi chiedo alle persone di scostarsi molto dalle loro inclinazioni naturali per andare in luoghi non semplici della recitazione e dell’interpretazione (ciò accade quando assegno a qualcuno un ruolo con cui non ha un rapporto diretto). Non esiste una formula precisa per assegnare alle persone una determinata performance, poiché questa cambia spesso a metà di una ripresa. Una performance riuscita è più importante per me di una performance prestabilita.

A differenza di quasi tutti gli artisti che utilizzano il video, tu non hai paura di mettere i tuoi lavori su YouTube, benché poi quei lavori siano mostrati anche in musei, gallerie e mostre. Come mai quel canale è così importante per te?
Il canale in sé non è così importante per me; la condivisione e l’accessibilità, tramite varie piattaforme, è ciò che mi interessa.
Amo la relazione del video con le tecnologie interattive attuali e, almeno per qualche anno, YouTube è il posto più facile per condividere i video con un pubblico ampio e attivo di autori. Sono più interessato alla velocità di connessione piuttosto che ad un sito o ad un software in particolare come spazio.
Voglio condividere ed entrare in contatto con le persone e le idee che mi ispirano e ritengo che internet ci stia portando più vicino alla velocità del pensiero creativo, incoraggiando tantissima gente a spostare la propria attenzione verso l’esperienza piuttosto che sulla proprietà, per questo non vedo l’arte come qualcosa che abbia bisogno di un posto specifico.

Da dove proviene l’ispirazione del make-up che dai ai tuoi personaggi?
Il make-up è usato per esprimere ed estendere il linguaggio e la personalità fisicamente.
Il carattere di un particolare personaggio è creato spesso attraverso la combinazione ed il mix di segni culturali, abitudini, idee e applicazioni. Parto spesso da un grande oggetto culturale come ad esempio “l’economia” e poi, dopo aver assorbito una serie di informazioni a proposito di quell’elemento, provo ad eleborarne la ricostruzione concettuale incarnandola in una personalità, affiancandola poi a diverse idee provenienti da un contesto noneconomico per mostrare altri possibili punti di vista. Provo a tradurre queste cose in tratti di personalità, con posizioni ed associazioni psicologiche complicate. Non c’è mai alcun rapporto uno-ad-uno nelle mie opere.

La nostra generazione è nata con la tv ed è cresciuta con internet; a che età è maturato il tuo interesse per il mondo dell’arte?
Non sono sicuro di quale sia il punto in cui il mondo dell’arte inizi e termini, e questo mi interessa molto. Avevo all’incirca 21 anni quando ho cominciato a pensare al mondo dell’arte critico, come ad un eccitante insieme di persone che vogliono sfidare le idee, e ad essere messo alla prova da loro.

Ora che la tecnologia dei cellulari e dei computer portatili è estremamente avanzata mi sembra che tu preferisca utilizzare degli strumenti digitali piuttosto semplici per creare una poetica narrativa assolutamente personale. Pensi sia possibile osservarla come una specie di folk art?
Folk Art? Non come categoria o come classificazione: sono interessato a un potenziale cambiamento di come possiamo sperimentare ed elaborare il significato.
Vorrei che cambiassimo il modo con il quale impieghiamo le parole che classificano la sostanza costringendo il suo significato all’interno di un sistema di definizioni imperialistiche (penso a folk art come ad uno di questi termini che tende ad una lettura imperialistica). Invece di termini categorici per ottenere delle definizioni, penso che possiamo oggi utilizzare ciò che sappiamo di essi per ottenere degli “strumenti della lettura”. Vorrei chiedere ad uno spettatore che si diverte con le classificazioni, di applicare la sua esperienza su una grande lista di categorie che lo eccitano: espressionismo tecnologico, situazionismo, arte trans-umanista, iperrealismo, surrealismo, arti relazionali, minimalismo frammentato... La lista può andare avanti all’infinito.

I tuoi video prendono in parte ispirazione dall’estetica pop e dai reality show; mostrano quindi degli aspetti molto giocosi, ma si può anche avvertire una vena grottesca e di terrore. Pensi che questo genere di immaginario popolare luccicante sia profondamente intriso di paura e dolore?
So cosa intendi… ma penso che molte delle cose che sembrano spaventose e profondamente sbagliate siano in realtà gli aspetti positivi di una cultura in transizione. Abbiamo una relazione molto adolescenziale con questo nostro nuovo mondo tecnologico; praticamente ci stiamo reinventando ed evolvendo coscientemente.
Tutto ciò è molto emozionante per me, e le modalità in cui questi cambiamenti trasformano il pop in intrattenimento spesso causano delle rappresentazioni enigmatiche, spaventose e ingannevoli dell’umanità. Ciò dipende dal fatto che tendiamo ad utilizzare un senso antiquato di quello che è morale per giudicare i nuovi eventi e l’integrità personale. Credo che al momento siamo sotto shock e non realizziamo di non essere più la stessa specie che eravamo anche solo nel 1990. I prossimi 50 anni potrebbero contenere una brusca rottura in cui l’individualizzazione prenderà il sopravvento sulla cultura di massa, perché ciascuno può partecipare alla creazione di contenuti ed avere un pubblico o una community. Non penso che l’intera idea di cultura pop sia destinata a durare per sempre; oggi è già molto più difficile da identificare. E sebbene questo cambiamento potrebbe mostrarsi realmente spaventoso all’inizio, credo che questa sarà soltanto la parte esteriore dell’evento. La superficie della cultura contemporanea può essere dolorosa e spaventosa ma, in profondità, io penso che sia bellissima, creativa e che scalpiti per raggiungere la libertà totale.