Segno Anno 35 Numero 234 gennaio-febbraio 2011
Intervista
Toscani, dove va ricercata la vera bellezza nell’arte e nell’esistenza?
Perché dividere l’arte dall’esistenza? Cosa vuol dire? L’arte è quella che si attacca sui muri e l’esistenza un’altra cosa? L’arte non è ciò che è attaccata sui muri o a ciò che è nei musei. L’arte è l’espressione più alta della comunicazione.
Quale tipo di comunicazione voleva promuovere “Fabrica” e quali le finalità della sua scuola attuale?
Io lavoro con la comunicazione. È la comunicazione che mi interessa. Dopo “Fabrica” per Benetton, adesso ho uno studio, una bottega dell’arte moderna. Funziona benissimo, fatta di giovani superselezionati, sicuramente orfani, senza padre e madre, perché se ci sono i genitori è un disastro, specialmente se italiani. Quindi, bisogna togliere le raccomandazioni, cosa difficilissima in questo Paese.
Un consiglio importante per diventare bravi fotografi.
Per diventare bravi in qualsiasi cosa, ci vuole impegno, intelligenza, talento.
L’abilità tecnica del mezzo fotografico è tutta in funzione del significato ideologico dell’immagine?
Uno pensa di fare una certa immagine e utilizza i mezzi per poterla realizzare. Se poi sono la macchina fotografica, il computer, la matita, il pennello, lo scalpello o non so cosa, va tutto bene. Questa è l’arte!
L’aspetto documentaristico è da evitare?
Perché da evitare? Tutto è documentaristico.
Il suo obbiettivo fotografico è sempre puntato sugli aspetti più scottanti del contemporaneo?
No, ci sono anche gli aspetti non scottanti: le foto di famiglia, le foto per strada…
Più che offrire contemplazione, vuole provocare reazioni positive?
Mi propongo di provocare reazioni su cui discutere.
Di che tipo?
Non tutti hanno le stesse reazioni. Non ci sono due reazioni uguali.
Quale potrebbe essere il museo ideale per le sue opere fotografiche?
Il Museo? Io non voglio andare nel museo. Le mie fotografie stanno bene sui quotidiani.
Intendi favorire la presa di coscienza di realtà emergenti mostrandone la crudezza?
Non si mostra la crudezza. Si può mostrare solo ciò che c’è. La fotografia non è altro che la documentazione dei fatti che ci circondano.
Nella sua produzione c’è la proposta di un’estetica dell’etica?
Tutte le estetiche hanno un’etica e tutte le etiche hanno un’estetica.
Gli scatti sono più pensati o occasionali?
Io sono un immaginatore, non un dilettante. Non è che giro con la macchina fotografica e, quando va bene, ci guardo dentro e scatto la foto.
Quindi, le foto sono un riflesso dell’esistente e una riflessione su di esso…
La foto è un mezzo di comunicazione. Qualsiasi mezzo di comunicazione è una riflessione sulla realtà. Anche la fantasia è una realtà. Anche sognare è una realtà. Mentre uno sogna può benissimo guidare l’automobile. Sognare appartiene alla realtà.
Tende a captare situazioni che possono avere una valenza più generale?
Una valenza sì, più generale no.
Agisce volentieri anche attraverso la comunicazione verbale per complementare le realizzazioni visive?
Non mi interessa. Quando pubblico su un giornale, non parlo. La fotografia è fatta per essere interpretata da chi la guarda.
La rivista “Colors” era un buon veicolo di idee…
“Colors” ha aperto tutto un nuovo modo di fare editoria.
I suoi ‘ritratti sociali’ colgono fenomeni nascenti o sono indotti da comportamenti collettivi diffusi?
Il ritratto sociale è il comportamento di espressioni collettive diffuse.
Non c’è il rischio che una produzione così intenzionale e iperrealistica venga percepita come opera troppo soggettiva ed elitaria?
Qualsiasi opera deve essere soggettiva ed elitaria, se no non è un’opera.
Oggi un fotografo per meravigliare deve solo saper individuare gli accadimenti senza preconcetti?
Ognuno vede le cose dal suo punto di vista che è unico e irripetibile.
Avverte il pericolo che possa esserci assuefazione anche alle rappresentazioni scioccanti come accade per molte problematiche del quotidiano?
Ci può essere assuefazione anche alla musica di Mozart.
Ha mai pensato di fare cinema?
Perché dovrei fare cinema, quando faccio il fotografo che è molto meglio? Con un’immagine posso fare un film, mentre con un film faccio un’immagine. Non è che con il cinema uno passa di grado. Questa è una strana mentalità di provincia.
Il suo impegno civile non la sollecita a scendere in politica?
In questo Paese scendere in politica non è assolutamente un impegno civile, ma un modo per rubare i soldi al popolo.
Verso quali obiettivi dovrebbe tendere la formazione delle giovani generazioni?
L’Arte!
Ma questo è scomodo per la governance, mentre l’istituzione scolastica da sola non riuscirebbe a superare gli ostacoli…
Abbiamo il sistema scolastico più scarso d’Europa. Abbiamo i ragazzi che vengono mandati a scuola dai genitori non tanto perché imparino ma perché portino a casa la laurea. Siamo tutti dottori e il nostro è tra i paesi più ignoranti del mondo.…Poi c’è l’interferenza della Chiesa che, nonostante i propositi di affermare i valori umani, frena il progresso…
Allora cosa fare concretamente per promuovere pensiero libero e spirito critico?
Essere così, indipendentemente da dove si è. Smettere di essere dei provinciali, dei campanilisti, dei fanatici teleidioti, dei coglioni che votano Berlusconi.
Vuole dire che c’è molto da dissacrare?
C’è da fare una rivoluzione, qui. Spero che arrivi in fretta.
Le sue conferenze e gli incontri nelle scuole, oltre a insegnare a leggere la realtà, tendono a indicare modelli creativi e comunicativi contro gli stereotipi e il conformismo?
Se insegno a capire cos’è la realtà, chiaramente questo è implicito, perché non insegno ad essere conformisti, ma a non esserlo.
Come considera i movimenti del Popolo Viola e No-global?
Il Popolo Viola mi sta sui coglioni, perché non sa fare altro che lamentarsi di Berlusconi senza proporre nient’altro. I “Global” non hanno ancora capito che il loro non è il vero problema.
Secondo lei ci sono valori ideali del passato che andrebbero riscoperti?
Non si riscoprono; i valori ci sono. Dovremmo solo metterli in atto.
Quali tematiche va affrontando in questo momento?
Il problema del Nuovo Paesaggio Italiano per il fatto che gli italiani hanno dimenticato cos’è la bellezza e s’accontentano di vivere una vita da mediocri, da schifosamente imbecilli. Questa è la tematica vera. Abbiamo cagato e sputato sul nostro Paese.
Ha abbandonato il tema della guerra?
Questa è una guerra. La guerra non si presenta solamente sotto forma di bombe.
In Afghanistan chi vincerà… Hanno già perso sicuramente i soldati e i civili, anche quelli non morti…
Non so se si vincerà.…Gli Afghani dovranno passare attraverso vari problemi, ma non vinceranno. Anche loro dovranno diventare civili… L’Europa settant’anni fa ammazzava milioni di Ebrei e ci consideriamo un continente civile. Pensi alla gente che è stata uccisa da francesi, inglesi, tedeschi, italiani, fascisti, nazisti. Pensi all’Europa che merda di paese è stato. Altro che Afghanistan! I fatti della Iugoslavia sono accaduti solo vent’anni fa. Quindi, non diamoci tante arie!
Concludo: l’antropologia del contemporaneo resta una costante delle sue investigazioni?
Beh, io sono un situazionista. Mi interessa la situazione…