ArteSera Anno 2 Numero 10 Novembre – Dicembre 2011
Gea Casolaro
Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà… Ho sempre pensato che questo canto anarchico fosse l’inno perfetto di ogni artista. Ma non in Italia, dove siamo apolidi senza diritti. In Europa lo stato prevede stipendi, residenze, fondi per acquisizioni, interventi di artisti nelle scuole per raccontare agli studenti che l’arte è parte della vita come giocare, mangiare, studiare, lavorare. Siamo cittadini di una Repubblica, quella italiana, senza diritti, e non solo per gli artisti: diritto di ascolto, di espressione, d’immaginazione. Diritto di conoscenza e di libera coscienza.
Gabriele Arruzzo
Se con il termine "repubblica" intendiamo uno stato "democratico" dell'arte dove tutti hanno uguali diritti e doveri allora io dico no: non sono un cittadino della repubblica dell'arte contemporanea nè penso che un concetto di stato democratico dell'arte possa giovare a se stessa ed ai suoi cittadini. Gli effetti di quello che succede democratizzando l'arte li abbiamo visti anche recentemente col padiglione Italia di quest'anno. Penso che sia importante che ci sia il più possibile arte per tutti ma non arte di tutti.
Botto & Bruno
Se per Repubblica dell'arte contemporanea intendiamo gli eventi mondani, il presenzialismo agli eventi dell'arte allora no anche perché sono diventati dei veri e propri non luoghi. Se invece intendiamo come repubblica dell'arte le collaborazioni che si verificano in certe occasioni con altre artisti, anche con altre discipline , gli scambi creativi e di energia allora si.
Purtroppo è vero che nonostante il fatto che parta tutto dagli artisti spesso sono messi al fondo e gli si chiede sempre una sorta di volontariato (soprattutto in Italia) senza rispettare la loro professionalità .
Nonostante un timido interessamento della società all'arte contemporanea l'Italia deve ancora lavorare moltissimo nel riconoscere un ruolo importante agli artisti di oggi.
Maria Bruni
Si, sono un cittadino della Repubblica dell’Arte Contemporanea ma… dov’è finita la Democrazia? Citando l’Articolo 4 della Costituzione italiana: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."
Antonio La Grotta
Nella Repubblica dell’arte contemporanea la sovranità risiede nel popolo, che la esercita direttamente o indirettamente per mezzo di rappresentanti scelti liberamente.
Tutti desideriamo farne parte, a costo di essere degli artisti, dei curatori, dei galleristi, poiché tutti vogliamo essere cittadini dello stato libero di Bananas.
Saverio Todaro
La Repubblica dell’Arte non esiste.
L’Arte è un campo delle attività umane con una qualità astratta, empirica: una sostanza indefinita, tesa all’inutilità, che in un certo senso la protegge dall’uso funzionale o definito di un qualsiasi bisogno della società` e la ascrive nel campo della ricerca pura.
Se l’artista opera in Egocrazia, c’è il sistema dell’arte che è un Oligarchia ed entrambi hanno bisogno uno dell’altro.
Paolo Leonardo
Mi sento cittadino della Repubblica dell'arte contemporanea nella misura in cui vivo una rete di relazioni soprattutto con gli altri artisti, in quanto penso che l'opera, dal momento che è nel mondo, appartiene al mondo, connettendosi con le opere degli altri artisti e creando una sorta di empatia, sia a livello di relazione fra artisti, sia a livello di linguaggio e senso poetico dell' opera stessa, innescando delle linee di fuga emotive, che naturalmente si intersecano, si intrecciano, disintegrando il concetto di autore a favore dell’opera, che è connessa ad altre opere, del passato e del presente, creando cosi un orizzonte collettivo (comune a tutte le espressioni artistiche) che è quello della poetica.
Elmuz
No, no sono una cittadina della repubblica dell'arte. Il mio è un lavoro incapace di provocare e aggredire, è una ricerca piccola. Non seguo il mercato e non sono in grado d'impegnarmi socialmente e non è nella mia natura impormi. Voglio essere libera di scegliere e decidere quale percorso fare.
Maura Banfo
Cittadino della Repubblica dell’arte italiana? Sempre più mi sento spettatore di un qualcosa che non conosco (non riconosco). Osservo, penso, sorrido, rifletto, mi incazzo, ma poi sorrido ancora.
Non condivido i baronati e i salotti che mi stanno attorno che pur facendosi portatori di correttezza e apertura, purtroppo nella concretezza dei fatti operano troppo spesso con favoritismi e chiusura.…se non fai sistema sei out! E allora chi è cittadino della repubblica dell’arte italiana?
Ma in fondo è un cammino dove non si può definire nulla.
Preferisco considerarmi cittadino del mondo! Ma come diceva Shakespeare nell’Amleto: “E' una bella prigione, il mondo”.
Nicus Lucà
Non mi sento un cittadino, sono troppo egoista per esserlo. Tanto meno della repubblica dell'arte contemporanea. La repubblica dell'arte non esiste e se esistesse a mia insaputa, sarebbe fatta da tutti tranne che dagli artisti.
Credo che la creatività per sua natura non sia democratica. Credo invece che ogni artista sia una repubblica autonoma, una regione speciale a statuto anarchico. O così vorrei che fosse.