L'edicola digitale delle riviste italiane di arte e cultura contemporanea

::   stampa  

Nero Anno 10 Numero 29 primavera-estate 2012



Body Builders

Walter Siti



free magazine


SOMMARIO N. 29
Spring/Summer 2012

Cover by Jochen Lempert

Special Project by Jim Drain


CONTENTS

THE GREAT ESCAPE. A GAME IN SEVEN ROUNDS


BODY BUILDERS


V.P. THEATRUM. A PHILOSOPHICAL CABARET IN TWO ACTS


FELDMANN PICTURES#1


ARE WE?


INCENDIARIES


A POETIC CHOICE


TOUCHABLES 2. THE HEART AND THE REAL WORLD


WORKS THAT COULD BE MINE & WORKS THAT I WOULD LIKE TO BE MIN...


TROVATELLI

SPECIAL PROJECTS

Jim Drain
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Ruins of exhibitions

n. 34 primavera 2014

Exercises in coherence
Amelia Rosselli
n. 33 inverno 2014

Ruins of exhibitions

n. 32 estate 2013

Ruins of exhibitions

n. 31 inverno 2013

Exercises in coherence
Dario Bellezza
n. 30 autunno 2012

Su Roma
Fabio Mauri
n. 28 inverno 2012


Sterling Ruby, Physicalism / The Recombine, 2006, courtesy the artist.

Sterling Ruby, Physicalism / The Recombine, 2006, courtesy the artist.

Sterling Ruby, Physicalism / The Recombine, 2006, courtesy the artist.

Il corpo umano può essere visto in tanti modi, ma quando si parla di culturismo il cerchio si stringe. Nei suoi scritti, Walter Siti ha più volte fatto riferimento ad un’attrazione sessuale, compulsiva nei confronti di questi fisici attentamente deformati. Ne ha anche messo in luce la contraddizione quasi poetica, ritraendoli come corpi attraenti, deviati, portatori di un simbolo, prodotti di una società con l’ossessione per l’immagine. L’interesse artistico di Sterling Ruby nei confronti del corpo costruito – come testimonia la serie di collages intitolati Physicalism / The Recombine – è invece più sul piano iconografico, scultoreo. Tuttavia, nei suoi soggetti sembra esserci una violenza repressa che sfugge alla materialità plastica dei muscoli. Inoltre c’è l’accostamento ripetuto di oggetti inanimati vagamente antropomorfi che, pur assumendo fattezze corporee, modificano al tempo stesso i soggetti, ne coprono i volti, li deumanizzano. Abbiamo deciso di accostare alcuni frammenti tratti dal romanzo Autopsia dell’Ossessione di Walter Siti con la serie di collages di Sterling Ruby e il risultato va, come immaginavamo, oltre la somma delle parti.

*
Col passaparola arriva a Torino, dove è segnalato un body-builder di livello internazionale che però non fa sesso, «si fa leccare e mena». Danilo esegue, invoca le frustate, bacia la callosità dei calcagni e incita la propria mente a voler essere penetrata da volumi assurdi – ma la mente non risponde, non decolla. Il master ha le rughe ai lati della bocca, i glutei da gorilla e una collottola spessa da contadino; tornando verso porta Nuova, col sole già archiviato in fondo ai viali umbertini, una voce nettissima e inoppugnabile gli bisbiglia “hai sbagliato strada, questa non è la tua storia”.

*
No, Angelo non è il miserabile che appare quando sta in borgata: ha la regalità androgina della grande soubrette. Quando scherza sulla parrucca che gli scivola o quando cade dai tacchi; quando con la vita stretta si volge al manigoldo che lo sta legando e lo domina con un impercettibile assenso del bacino. La classe non può averla imparata a San Basilio; se Danilo avesse bisogno di una prova ulteriore che il cielo della gloria e la terra dell’economia non hanno punti di tangenza, gli basterebbe osservare Angelo mentre illustra a un nuovo adepto quali sono i suoi compiti (non per nulla il locale di scambisti dove li va a cercare si chiama Olimpo). Cerimoniere e coppiere supremo, per un carisma sconosciuto anche a se stesso. Tutti gli sguardi inconsapevolmente si volgono a lui; la pensosità filosofica che regala all’obbiettivo è quella di Endimione baciato dalla luna. Che importa se dice “andove”, o se grida “èllo” al telefono (abbreviazione dialettale di “eccolo” o storpiamento di “hallo”?). Quella del suo corpo dialettale è un’altra vita, che soltanto degli ottusi veristi possono confondere con l’essenziale.
Un mondo bianco e acciaio da interior design, coi pavimenti specchianti di marmo: discreta approssimazione dell’altro Olimpo – un’infilata di lontananze in cui il corpo di Angelo dimentica (anzi, non ha mai conosciuto) le bave dei drogati e le battute in romanaccio. Per un gioco di ombre taglienti come un bisturi, sembra che indossi autoreggenti velate – come se la trasmutazione empirea avesse comportato un intervento di assorta femminilità. Il piede alzato come Galatea che sfiora la spuma del mare (mare incantato e vitreo) e un nastro di luce bianca sul bicipite: marchio di una cresima, timbro di spedizione senza ricevuta di ritorno.

*
Va a fare il bagno nel Secchia con gli amici: si è iscritto a Filosofia ma non frequenta – due esami li ha superati, e bene, perché la filosofia la vive. Quel libro, proprio per gli argomenti che sostiene, lo proietta fuori dal desiderio di tradurlo: se il mondo della produzione è erotizzato, perché condannarsi precocemente a fare il topo di biblioteca? “Sono un centometrista” si giustifica, “non una maratoneta” (in realtà gli sport, l’atletica il ciclismo il pattinaggio, li ha sempre spiati ma praticati mai). Si iscrive in palestra per consolidare il fisico e vedere un po’ di muscoli allo specchio: “se diventassi come loro, forse la mia smania si calmerebbe”. Il domatore di Giulietta degli spiriti, un culturista di nome Torrisi, gli prende fuoco sul cuscino tutte le notti; andarlo a trovare, informarsi dove abita. Danilo non sa ancora nulla di anabolizzanti e testosteronici, ma Klossowski scrive che “chi vuole l’oggetto, vuole lo strumento”. Forse quel libro è troppo adulto per lui, presuppone troppa esperienza; lui invece si convince che se rifiuta di tradurlo è perché si tratta di un libro reazionario, che confonde la fatica dei lavoratori con l’elaborazione sadiana del fantasma (“phantasme”, non “fantôme”). A Danilo non manca l’intelligenza ma la forza per applicarla; già rinuncia alle tempeste della competizione, ai servilismi che corrodono il fegato, ai gradini faticosi – insistere, ma anche no: e comunque non qui, in questo ambiente asfittico di terra bassa e pesante come una lasagna.

*
Danilo vorrebbe rispettare le sette posizioni fondamentali che corrispondono ai sette livelli di sottomissione, ma spesso Angelo è troppo stanco per assecondarlo («stasera famo un riassunto, dài») – non si osserva più così a lungo negli specchi, rifiuta gli appuntamenti con le fan («ho appeso l’uccello al chiodo… to’ o ricordi eh, basta un chiodino piccolo…»). A Danilo viene in mente che la nuova relativa bruttezza di Angelo potrebbe funzionare (provvidenzialmente) come certe eruzioni vulcaniche che costringono i popoli a migrare dando origine ad altre civiltà. “In fondo” pensa “la sola cosa che mi attrae è umiliare Dio nei suoi messaggeri”. Che è poi, stando alla lettera biblica, il vero peccato di Sodoma. Il must di questi mesi, a Roma, è Bo Dixon, sesquipedale culturista e militante gay: troppo sicuro di sé, troppo icona pubblica e monumento equestre. Danilo non ci prova nemmeno ad avvicinarlo: meglio Angelo difettoso che i divi sfolgoranti. Lui ormai sa la parte a memoria, si è fuso nel personaggio – i divi hanno un nome e un cognome, ci vorrebbe chissà quanto per sbattezzarli. Quando un corpo si qualifica come attore centrale del teatro ossessivo, l’investitura non finisce mai? Non dimissiona mai dal procurare angoscia?

*
Fu durante la spensierata parentesi del 2006, quando in uno scatto di giovanilismo e con una bisaccia scriteriata di anabolizzanti Angelo si era rimesso in pista (a trentasette anni) per competizioni di alto livello – fin che un incidente aveva troncato l’avventura sul nascere. Dotato di una plasticità che puzzava di magia nera; s’era combinato un fisico da guerra dei mondi, due cosce anfibie tra i ribelli e l’astronave luminosa dell’Impero; le catene stavolta le aveva volute lui, le scolature di vernice erano la firma creativa (diciamo così) del fotografo, impegnato a sottolineare l’impianto monumentale dell’insieme.
I muscoli del petto come vegetali fastosi da fiera agricola, zucche da premio o cocomeri oblunghi; oppure, in versione gessosa, quelli che adornano le cornucopie delle decorazioni rinascimentali e barocche. I tre regni della natura, animale vegetale e minerale, concorrenti sul fondo nero a preparare l’evaporazione dell’intelletto: la testa quasi inesistente perché risucchiata da un vortice, filamento residuo nel passaggio da una dimensione all’altra. Ma Danilo legge nell’immagine altri echi, invocazioni al limite della sopportabilità: questa è la pietra da cui cola il sangue dei sacrifici, il cippo funebre, il fallo di granito intorno a cui girano i sacerdoti; sono le mammelle possenti della dea madre, l’urlo di una fertilità mostruosa e schiavizzata per sempre.

*
Richiamato all’ordine e alla consapevolezza di quel che è venuto a fare lì, Danilo si riscuote e torna nella sala dei supplizi, che ora è molto più affollata – tutti gli attrezzi sono in funzione ma lui è calamitato subito dalla croce di sant’Andrea, dove a braccia e gambe divaricate sta legato un culturista. E’ girato di spalle, vestito soltanto di bretelle di cuoio incrociate e di un paio di chaps di pelle nera, quei pantaloni con un’apertura circolare che lascia scoperti i glutei. Glutei già rigati da solchi rossi di frusta, su cui si scatena la fantasia di Danilo – una frenesia di possedere e di inghiottire insieme, come se le viscere si estroflettessero in un mostro contro il quale non c’è misura e la principessa è divorata senza scampo. Un’attrazione che lo cattura irresistibilmente, come un’astronave che si sia avvicinata troppo al campo gravitazionale di un pianeta.
Non ci si oppone alle leggi della fisica: le sue mani navigano ormai a mezzo metro dall’oggetto radiante e (forti di un diritto che è necessità cosmica) sfidano le frustate – il master è un pennellone dal viso cavallino e dai capelli più esausti che brizzolati. Uno sguardo neutro, che non invita e non nega: dalla bocca invisibile del body-builder esce un gemito più voglioso, le reni si inarcano. E’ il segnale, Danilo si fa coraggio e impone le sue palme aperte sul culo arrossato. Un silenzio delle sfere celesti che forse dura un secondo o forse mille anni: il culturista si è girato, mistico e remoto – il master strappa via il braccio di Danilo, lo rifiuta sgarbatamente: «das war völlig unpassend und sehr unhöflich»

*
Ha scovato un sito internet che si chiama Bound Gods; si è iscritto con la carta di credito e ora può ammirare americani muscolosi torturati dentro gabbie di ferro, addobbati di finimenti e inculati a macchina. Sorridono alla fine tenendosi abbracciati, anche se prima si sono sottoposti reciprocamente a scosse elettriche con frustini terminanti in una piastra – scintille al contatto con la pelle e reni inarcate. Per purificarsi li alterna coi cataloghi digitali dei musei, dove gli ingrandimenti consentono un’attenzione spasmodica ai particolari: nella Donna seduta al virginale di Vermeer, lo zoccolo di piccole ceramiche azzurre a disegni che corre lungo la parete (si riconoscono un guerriero dalla lunga lancia e un contadino che zappa); lo specchio convesso alle spalle dei Coniugi Arnolfini di Van Eyck è racchiuso in una cornice a dieci denti – nell’ottavo, contando in senso orario, si distingue un medaglione con Cristo alla colonna. La pornografia realizzata, tridimensionale e biologica, è più deludente di quella in video: i culturisti di nuova generazione sono disgustosi – geneticamente modificati, testa piccolissima su un corpo sproporzionato e spugnoso come quello dei manga giapponesi.


Walter Siti (1947) è uno scrittore, saggista e critico letterario che vive a Roma. Ha curato le opere complete di Pier Paolo Pasolini. Tra i suoi libri Scuola di nudo, Troppi paradisi, Il contagio. Per Rizzoli ha appena pubblicato il nuovo romanzo Resistere non serve a niente. E’ considerato uno dei più originali scrittori del panorama letterario italiano.

Sterling Ruby (1972) vive e lavora a Los Angeles. E’ considerato uno dei più influenti artisti emersi negli ultimi dieci anni. Sviluppa la sua pratica artistica attraverso diversi tipi di media: pittura, scultura, collage, fotografia, ceramica, vestiti e interior design.