the Art ship Anno 2 Numero 13 febbraio-marzo 2013
“Le luci e le ombre di una donna d’amare chiamata Sicilia”
Brano: Cry baby – Janis Joplin
Ieri ho sofferto il dolore,
non sapevo che avesse una faccia sanguigna,
le labbra di metallo dure,
una mancanza netta d'orizzonti.
Il dolore è senza domani,
è un muso di cavallo che blocca
i garretti possenti,
ma ieri sono caduta in basso,
le mie labbra si sono chiuse
e lo spavento è entrato nel mio petto
con un sibilo fondo
e le fontane hanno cessato di fiorire,
la loro tenera acqua
era soltanto un mare di dolore
in cui naufragavo dormendo,
ma anche allora avevo paura
degli angeli eterni.
Ma se sono così dolci e costanti,
perchè l'immobilità mi fa terrore?
(Alda Merini)
Poi un’immagine di donna dai capelli rossi, i capelli rossi delle muse preraffaellite, e una Leica al collo, al posto degli occhiali, ma è quella macchina fotografica la vera estensione di quello sguardo.
Lo sguardo di Letizia Battaglia.
Facendo zapping televisivo dettato dalla noia che probabilmente i palinsesti della tv di tanto in tanto propinano mi sono imbattuta in uno speciale di Rai Educational dedicato alla fotografa siciliana.
E’ stato impossibile distogliere l’attenzione fin da subito, il fascino che emanava la voce ruvida di quella donna dall’energico caschetto rosso, la passione con la quale faceva vibrare le parole dei suoi racconti, racconti alternati da fascinosi tiri di sigaretta, racconti di dolore, il dolore legato all’amore amaro (non a caso il titolo dell’ultimo speciale dedicatole su SKYarte) per la sua Palermo.
Classe 1935 Letizia Battaglia iniziò a collaborare per il giornale l’Ora e altre riviste, fotoreporter di una Palermo di piombo, i suoi scatti riportano immagini terribili e agghiaccianti, delitti, vittime e fiumi di sangue versati dalla cicatrice del volto siciliano, la mafia.
La patria di arte importante come il teatro dei pupi, le vastasate, Pirandello e Sciascia, negli anni Settanta divenne teatro degli orrori assurdi, di stragi umani dettate dall’impossibilità di comunicazione e dalla sola voglia di potere.
Davanti a tutto ciò la Battaglia soffrì il dolore, lo stesso dolore che la Merini diceva di essere mancanza di orizzonti, perché non si può scorgere un bel futuro davanti a tanto orrore ed ingiustizia, a tanta morte e assurdità.
Gli scatti della fotogiornalista siciliana sono elusivamente in bianco e nero, in un’intervista dice di non amare i colori nelle foto, e così la dicotomia tra bene e male, tra luce e oscurità si trova protagonista di una resa narrativa interessante. Gli scatti diventano pagine di storia di un’Italia che sta male, pagine in bianco e nero, gli sguardi dell’artista che tutt’ora ci parlano e ci costringono a una dolorosa riflessione, in silenzio. Bambini dagli occhi tristi, donne disperate, delitti, corpi senza vita, stradine caratteristiche, mercati, i mille volti di Palermo.
Molte volte la stessa Battaglia ha affermato in alcune interviste di aver voluto bruciare, di aver voluto disfarsi di tutte quelle immagini martorianti, di quelle visioni entrate nella sua mente e nel suo cuore con prepotenza, la volontà di cancellare il suo esser stata lì, testimone di un continuo teatro di morte e scandali.
Nonostante sia stata pluripremiata in tutto il mondo dall’Europa all’America con riconoscimenti molto importanti come il premio Eugene Smith, il suo cuore, i suoi occhi sono legati a Palermo, a quella città complessa e delicata, piena di contraddizioni e debolezze, semplice e umile, come una bella donna da essere amata. Quelle strade, quella gente, quei bambini, quelle donne, i mercati, il mare, legano la Battaglia alla terra siciliana.
E’ un amore difficile, amaro, aspro come i limoni di Sicilia, che bruciano gusti e visioni, ma un amore che se levigato da uno sguardo poetico acquista valore nella memoria del domani.
Un amore nonostante tutto.
I suoi scatti sono importanti per non dimenticare l’orrore, la violenza, la brutalità, la povertà delle scaltre intenzioni, per non essere indifferenti alla società; che non si può far finta di niente, non si può non riflettere, non si può non sapere, non si può non pensare, non si può non fermarsi davanti a un realtà che ci appartiene, perché la realtà come la storia è un bene di condivisione.
Negli ultimi anni, i lavori che rubano definitivamente il mio interesse, sono opere di mescolamento, la Battaglia inserisci splendidi corpi di nudi femminili nelle foto antecedenti, nelle foto dove protagonista era la morte, la mafia. Ed ecco spostare il punctum dallo ieri, all’oggi, l’artista vuole porre l’accento su una femminilità genitrice di vita, pura, sull’eros, sulla bellezza, sulla vita.
Ed ecco che nelle ultime foto, il bianco e nero non diventa l’unico contrasto, ma bensì la contrapposizione temporale, l’inserimento di bellissime donne nude in scene di cruda storia, portatrici una sofferta speranza, alimentano la dicotomica luce e ombra di male e bene.
Innesti di corpi nudi incontaminati fanno irruzione nella corruzione, nel dramma denominato mafia.
Ed ecco in primo piano una donna bagnata dalle lacrime di pioggia e sullo sfondo uno dei nostri orgogli italiani, Giovanni Falcone.
“Lascia, lascia la vanità, ti dico lasciala, ma avere fatto in luogo di non avere fatto, questa non è vanità”, questa frase di Ezra Pound l’artista dice di esserle scolpita nel cuore. “L’errore sta tutto nel non fatto, sta nella diffidenza che tentenna.”
Un’artista ma anche una donna impegnata socialmente e politicamente, “tutto quello che faccio è politica, quello che mangio, come mi vesto, sono legata a un’idea politica di democrazia e di giustizia” dice in un’intervista. Non ci si può esimere dalla politica quindi, diffidiamo dagli analfabetici politici come scriveva anche Brecht, l’appello è quindi quello di evitare l’indifferenza soprattutto in questo periodo che vede un’Italia in crisi e ingovernabile.
Fondatrice di Mezzocielo, la Battaglia ha sempre omaggiato la figura della donna, fiera di esserlo, vede nella donna, la propensione la cambiamento, e gli ultimi lavori lo dimostrano.
Allora chiudiamo con l’immagine di una donna con i seni nudi nel mare di Sicilia, con dietro anch’essa immersa nell’acqua la stampa della fotografia di un bimbo dal volto coperto con in mano una pistola, la poesia del mescolamento nei mari mediterranei ha in sé disperazione, speranza e un amore amaro, sembra quasi sentire cantare Janis Joplin, cry baby, note ruvide e bagnate come il mare, come le lacrime.