SMALL ZINE Anno 4 Numero 16 ottobre-dicembre 2015
Intervista a Zeroottouno
Valentina Tebala/ Davide Negro e Giuseppe Guerrisi, siete “nati” come duo artistico Zeroottouno nel 2013, quindi siete relativamente giovanissimi nel mondo dell’arte contemporanea. Facciamo le presentazioni. So che provenite da esperienze formative e interessi personali molto differenti: ce ne volete parlare? E cosa è scattato per convincervi ad unire le vostre riflessioni in unʼunica direzione di ricerca?
Davide Negro Giuseppe Guerrisi/ Le nostre esperienze iniziali appartengono alla stessa sfera formativa, ovvero quella delle Belle Arti, dove effettivamente abbiamo portato avanti studi diversi: scultura, fotografia e arti visive. I nostri percorsi però si sono sempre incontrati in un dialogo costruttivo e in una contaminazione di competenze che ci ha portato a scoprire di avere molti punti in comune: da qui l’esigenza di unirsi in un duo, che nel 2013 è stato ufficializzato con la partecipazione alla residenza d’artista di Marano Principato (Cs), realizzando l’opera Phanes con la quale abbiamo vinto la XXVII edizione del Premio Pandosia.
VT/ Mi pare che anche nella maggior parte dei vostri lavori si possa individuare, sia a livello formale che teorico, una sorta di ossimorica dualità tra gli elementi
che fanno l’opera; ma tutto si risolve
in un reciproco scambio e sostegno, con un perfetto equilibrio zen. Natura
e tecnologia, forme organiche grezze ingabbiate – o incorniciate – in strutture geometriche e minimali, leggerezza, aerea e luminosa, insieme alla pesantezza terrena di radici legnose. Quanta filosofia orientale (percepibile chiaramente pure dai titoli di alcune opere, vedi Saṃsāra o Engi, che in giapponese significa “sorgere in relazione” ovvero il principio per cui nessun essere o fenomeno esiste in sé, bensì in risposta ad altre cause e condizioni) sottende i vostri concetti?
DN GG/ Vivere in connessione con
gli esseri viventi e in armonia con il proprio corpo, sviluppando la forza che tutte le forme di vita hanno, se messe
in relazione tra loro, ricercare tramite
le tecnologie quel sapere che aspira all’infinito, è la nostra ricerca spirituale. Non cerchiamo la rappresentazione ma
la comunicazione. I tempi in cui viviamo sono caratterizzati dalla confusione e dal disagio e questo ruba libertà e identità all’individuo. Rallentare per riflettere su come dovremmo vivere, è la nostra ricerca sociale. Non possiamo cambiare il passato, o gli errori, ma possiamo parlare di ideali che hanno la forza di scrivere il futuro, non come singoli ma come comunità.
VT/ Domanda legittimamente indiscreta: prossimi progetti e/o impegni espositivi?
DN GG/ Stiamo lavorando a qualcosa di molto affascinante, un progetto ambizioso che riprende tutti i concetti espressi fino ad ora. Il concretizzarsi di questo progetto è ancora distante e richiede del tempo, tempo per noi molto importante per riflettere; ma credere in qualcosa per gli artisti è essenziale ed è ciò che ci spinge a proseguire nella nostra ricerca.
Per quanto riguarda gli impegni futuri,
a ottobre saremo a Cosenza in una residenza sul lungofiume Crati curata da Alberto Dambruoso. Formula, quella della residenza, a noi particolarmente gradita perché ci permette di immergerci appieno in un micromondo in cui trovare sempre nuovi stimoli e occasioni di confronto con ciò che ci circonda.