Architetture industriali, scheletri di ferro, rovine contemporanee che riemergono da una trama di nature vegetali, una raccolta di venti opere per riscoprire la straordinaria produzione grafica dell'artista fabrianese attraverso le quali si fa interprete di una tradizione incisoria che rimanda ad Altdorfer, Rembrandt, Seghers, Piranesi.
Architetture industriali, scheletri di ferro, rovine contemporanee che riemergono da una trama di nature vegetali. Sono le «Archeologie» di Roberto Stelluti, in mostra dal 26 marzo al 15 maggio alla Galleria Don Chisciotte di Roma.
Una raccolta di venti opere con le quali la galleria romana, diretta da Giulia Collina, punta a riscoprire la straordinaria produzione grafica dell’artista fabrianese. Si tratta in gran parte di acqueforti, unitamente ad alcuni disegni a matita, attraverso le quali Stelluti si fa interprete di una tradizione incisoria, oggi in parte dimenticata, che rimanda ad Altdorfer, Rembrandt, Seghers, Piranesi.
«Stelluti non si perde in un infinito cosmico, ma lo ricerca nell’accumulo di componenti di natura vegetale o petrosa, o appunto di oggetti obsoleti … ingloba svariate rovine e relittualità» scrive Enrico Crispolti, curatore della mostra dedicata a Stelluti che si tiene in contemporanea presso il Museo della carta e della filigrana di Fabriano. «Le immagini che ci propone inducono come in una immersione di smemoramento in una situazione di contatto ravvicinato naturale totalizzante …”Incontri ravvicinati”, in particolare in occasioni di natura vegetale, sono quelli che Stelluti propone nelle sue incisioni strepitosamente avvincenti».
L’impegno da incisore di Stelluti è iniziato alla fine degli anni Sessanta, quando a Roma frequentava la Galleria Don Chisciotte di Giuliano De Marsanich e scopriva l’opera grafica di Jean-Pierre Velly, Ennio Calabria, Renato Guttuso, Ugo Attardi, Piero Guccione o Renzo Vespignani.
«Anche se ha inciso alcuni paesaggi marchigiani, Stelluti preferisce una dimensione di spazialità interna, appunto estremamente “ravvicinata”. Riduce quasi la stessa natura a una prossimità come da spazio interno, da immediatezza di confronto oggettuale. Lavora lentamente, impiegando circa tre mesi su una lastra (e comunque uno su un singolo disegno). E sul proprio lavoro ha un controllo personale totale, giacché stampa da sé, nel suo grande e misterioso studio di Fabriano, circa il 90% delle proprie incisioni, in tirature oscillanti fra 70 e 120 esemplari» (E. Crispolti).
Alcune sue incisioni sono state recentemente acquisite dal Gabinetto di Stampe e Disegni degli Uffizi.
Inaugurazione Venerdi' 26 Marzo 2010 ore 18,30
Galleria Don Chisciotte
Via Angelo Brunetti 21a-b, Roma
Dalle 10,30 alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30. Chiuso lunedì mattina e domenica
Ingresso libero