Mea culpa, la seduzione del peccato. Ispirandosi all'atlante iconografico per eccellenza che e' la Bibbia, l'artista racconta il mito di Eva attraverso video e opere pittoriche.
a cura di Maria Laura Perilli
Inaugura il 9 maggio 2010 ore 12.00 presso la galleria Triphè di Cortona (ex Chiesa di San Carlo Borromeo), la mostra MEA CULPA-la seduzione del peccato di Roberta Coni, un percorso intorno a Eva e la tentanzione.
Ispirandosi all’atlante iconografico per eccellenza che è la Bibbia, l’artista Roberta Coni ci racconta un mito che è all’origine dell’umanità e ha da sempre pervaso l’arte, la fede, la cultura occidentale, dandone però una visione nuova e non rispondente ai canoni etici ed iconografici classici.
La prima libera interpretazione è data dalla raffigurazione di un’Eva sola, senza il suo Adamo.
Perché c’è da chiedersi! La risposta è nel racconto attraverso una spettacolare galleria di quadri inseriti all’interno di due monumentali polittici d’ispirazione quattocentensca, in cui è evidente il talento figurativo della pittrice nella descrizione di un’Eva dalle delicate forme adolescenziali e maliziosamente sensuali e da un’Eva invece, non più giovane. Roberta Coni sembra prendere una posizione audace attraverso un persorso iconografico modernizzato sul peccato originale che acquista una valenza non più negativa.
Ivana Lustrissimi
Il corpo nudo di Eva è inserito nel preziosismo di imponenti cornici gotiche che da un lato simboleggiano il percorso storico lungo il quale si espleta, sino al suo dissolvimento, l’esistenza fisica e dall’altro omaggiano il Beato Angelico richiamandone il trittico presente nel Museo Diocesano della città.
Nell’operazione attuale l’artista, per la prima volta, contamina la ‘bella pittura’ qui quasi iperrealista in funzione dello scopo di ricerca, per mezzo di 4 innesti di videoarte dedicati al senso del peccato (realizzazione video a cura di Alessandro Anemona). La Mela, che nel video si macera lentamente per poi tornare alla vita in un ciclo infinito a confronto con il corpo di Eva già avanti con l’età ed il Serpente che che osserva, con una fissità che inghiotte, lo spettatore a tentare la giovane Eva, rappresentano, affiancati ai personaggi, questa ulteriore prospezione. Eva giovane e ammiccante, poi anziana nella sua nudità, non priva di un’imponenza scultorea, smontanta dallo sguardo ammorbidito dal tempo. In mano lei tiene una conchiglia simbolo dell’accogliere, del lasciar fluire, così come la conchiglia accoglie il mare senza trattenerlo, così noi dovremmo lasciar fluire la vita senza cercare di fermarla. Infine la capacità di produrre perle, in risposta ad uno stimolo irritante, ci ricorda come ogni sofferenza, ogni disagio, può essere trasformato in un occasione per crescere, ogni ferita può divenire il nostro specialissimo gioiello.
Entrambe sono ‘il vissuto’ della progenitrice ispirato all’Eva presente nel polittico di Gand ‘l’adorazione dell’agnello mistico’ di Jan Van Eyck del 1432. Sono i due estremi dell’umano percorso disseminato di scelte tra il bene ed il male che il Dio liberale ci ha offerto, di ostacoli, di possibili vizi; come affermava Francois De La Rochefoucald: ‘i vizi ci aspettano….come ospiti dai quali prima o poi bisogna passare’, così una piramide di mele rosso eden troneggiano al centro della navata della galleria, sono lì pronte per esserre colte o rubate... La stanza della ex-sagrestia appare al buio, solo uno schermo illumina lo spettarore rapito dalla bocca di un’Eva che morde con voracità una piramide di mele...e che invita lo sconosciuto voyer a partecipare al banchetto...
Una tematica, questa, sulla quale l’artista in sinergia con la Galleria Triphè, vuole aprire un processo di riflessione! Domandiamoci quanto della nostra esistenza affonda nel peccato e quanto è invece riconducibile alla patologia ed in particolare alla patologia di origine genetica. Riflessione che scaturisce da un passo delle ‘Porte del Peccato’ di Monsignor Gianfranco Ravasi quando sottolinea: ‘siamo passati da un orizzonte etico ad un ambito amorale, ove di scena è solo un paziente e non più un peccatore o un vizioso’ pertanto ‘ciò che prima interessava il filosofo, il teologo, il moralista od il confessore ora passa semplicemente allo psichiatra o allo psicoterapeuta, perdendo ogni connotazione etica’.
Tuttavia Roberta Coni non limita la sua ricerca al tema specifico del peccato, della patologia e della genetica, urgente da dibattere in una fase umana di così forte decadenza e relativismo, ma tenta così di restituire alla pittura figurativa quella immediatezza, su un tema complesso, ormai perduta nei meandri di un’arte troppo spesso criptica, fatta di desuete e scontate provocazioni, ormai ufficializzate, ed appannaggio di elitès mentali.
La Coni vuole riconsegnare alla pittura figurativa, a lungo considerata negletta e fuori tempo, uno stimolo pedagogico per mezzo di una struttura forte solo volutamente nascosta dietro una apparente semplicità. Quindi: ‘non più un ipersoggettivismo disinteressato alla comunicazione’ ma ‘la volontà di trasmettere una visione del mondo’.
Maria Laura Perilli
Galleria Triphè
Inaugurazione 9 maggio 2010 ore 12
Galleria Triphe'
via Maccari, 3 - Cortona (AR)
Orari: dal martedì alla domenica ore 10.00-13.00/16- 20.00 e per appuntamento
Ingresso libero