In mostra 19 sculture del misterioso artista statunitense. Le opere si presentano come compatti gomitoli di filo di metallo, modellato e ritorto in forme vagamente antropomorfe al cui interno sono contenuti frammenti e residui di oggetti di origine disparata, spesso avvolti in spire di nastro adesivo trasparente. L'origine e l'autore delle sculture sono un mistero, vero e proprio simbolo dell'outsider-art, declinata in questo caso nell'anonimita'.
Martedì 18 maggio 2010, alle ore 19.00, presso Guido Costa
Projects, in via Mazzini 24, si inaugura Philadelphia Wireman.
La mostra, resa possibile grazie al generoso prestito di una
Collezione italiana, raccoglie una selezione di 19 sculture del
misterioso artista statunitense, conosciuto come Philadelphia
Wireman, caso esemplare nello sterminato territorio della outsider-art.
E' una fredda mattina dell'inverno del 1982, quando un giovane
studente del dipartimento d'arte dell'Università di Philadelphia, si
imbatte, ad un angolo della South Street, in un cumulo di grandi
scatole zeppe di strani manufatti e di un ristretto numero di disegn
astrattii. Ciò che colpisce immediatamente la curiosità dello
studente sono l'esotismo e la forza visionaria di quegli oggetti, la
loro varietà, ma al tempo stesso la loro stupefacente coerenza nei
materiali e nelle forme. In poche ore le casse ed il loro contenuto
passano dal vicolo dei suburbi, allo studio del direttore del
dipartimento d'arte della locale università, per giungere infine agli
spazi della galleria di John Ollman, gallerista tra i più importanti
al mondo nello studio e nella commercializzazione dell'arte degli
outsiders.
Molte e mai risolutive le ipotesi sull'origine di questo piccolo
corpus di opere, opere che per certi aspetti rimandano all'arte
rituale (in particolare ai feticci del voodoo), ma che hanno anche
molto in comune con i prodotti seriali e ripetitivi tipici delle più
sofisticate ossessioni creative.
Tutte le sculture (circa un migliaio, e per la maggior parte di
piccole dimensioni), si presentano come compatti gomitoli di filo di
metallo, modellato e ritorto in forme vagamente antropomorfe, al cui
interno sono contenuti frammenti e residui di oggetti di origine
disparata, spesso avvolti in spire di nastro adesivo trasparente. Da
un esame superficiale dei frammenti nascosti nei gomitoli, si sono
potute datare le sculture con sufficiente precisione, facendole
risalire al decennio immediatamente precedente alla loro casuale
scoperta, curiosamente coeva alla grande e celebre mostra della
Corcoran Gallery di Philadelphia, "Black Folk Art in America:
1930-1980".
Il fatto che il filo di metallo, piegato e modellato in spire
assai strette, richieda una gran forza fisica per essere lavorato, ha
fatto supporre come autore delle opere una mano maschile e,
considerata la zona del loro ritrovamento, un'origine afro americana.
A tutt'oggi il mistero delle sculture di Philadelphia rimane
irrisolto, proponendosi come vero e proprio simbolo dell'outsider-
art, declinata in questo caso nella sua pura e cristallina anonimità.
Morfologicamente, le sculture del misterioso Philadelphia Wireman
hanno molto in comune con analoghe pratiche di raccolta e
nascondimento, utilizzate anche da altri famosi outsider, da Judith
Scott a Emery Blagdon, trovando altresì strette analogie con molti,
celebri manufatti dell'arte cosiddetta alta, da Christo a John
Chamberlain.
Il loro valore, al di la dell'essere un parto straordinariamente
riuscito della grande famiglia degli outsider, è però squisitamente
riflessivo: sono puri oggetti speculativi, sublimi nel senso
kantiano, perchè privi di valore d'uso, di immediati intenti
espositivi o decorativi, ma frutto di una "necessità" creativa
totalizzante, libera e disinteressata, anche grazie alla sua totale e
custodita anonimità.
La mostra di Philadelphia Wireman, si propone come una piccola
nota a piè di pagina del Museum of Everythings di James Brett,
attualmente in mostra alla Pinacoteca Agnelli. Sarà aperta al
pubblico in orario di galleria, fino a giovedi' 3 giugno 2010.
Inaugurazione: Martedì 18 maggio 2010 alle 19.00
Guido Costa Projects
via Mazzini 24, Torino
lunedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso libero