Il rapporto tra artista e gallerista, tra la realta' della galleria in quanto spazio convenzionalmente deputato all'arte e il gesto dell'artista sono il punto di partenza di 'Crystallize'. Un rapporto che e' anche scontro e che intende porre in evidenza i limiti e i vincoli entro i quali e' relegata sempre e comunque la creazione artistica. Il tutto si traduce in un intervento dal tono violento e distruttivo, che fisicamente tenta di abbattere tali barriere.
Il rapporto tra artista e gallerista, tra la realtà della galleria in quanto spazio convenzionalmente deputato
all’arte e il gesto dell’artista sono il punto di partenza di Crystallize.
Un rapporto che diventa allo stesso tempo scontro e che intende porre in evidenza i limiti e i vincoli entro i
quali è relegata sempre e comunque la creazione artistica; momento di intima espressione che, a denuncia
dell’artista, è in costante lotta contro i condizionamenti di natura curatoriale, organizzativa e tecnica presenti
all’interno dei meccanismi del mondo dell’arte.
Se allora la cristallizzazione è in fisica una transizione di fase della materia, da liquido a solido, nel quale i
composti disciolti in un solvente solidificano, disponendosi secondo strutture cristalline ordinate e nella quale
si può quindi parlare di una trasformazione che implica la diminuzione di entropia, allo stesso modo la
mostra di Andrea Nacciarriti racconta di un passaggio da uno stato liquido a uno solido. Un’inevitabile
mutazione del pensiero vergine che scaturisce dalla mente dell’artista in un qualcosa di “altro”, frutto della
mediazione concordata tra le pedine di uno stesso gioco.
Il tutto si traduce in un intervento dal tono violento e distruttivo, che fisicamente tenta di abbattere tali
barriere. Un gesto ribelle che nasce per creare un varco vero e proprio all’interno della galleria in quanto
istituzione ma che prontamente riassorbito per evidenti ragioni di sicurezza, mediante il ripristino della
fessura ove era collocata la vetrata, impedisce in un qualche modo ancora una volta una completa
autonomia progettuale. La consapevolezza delle regole e delle dinamiche insite nella “vetrina dell’arte” e la
frustrazione che in parte ne deriva sono una sorta di autoritratto sarcastico dell’artista stesso.
Una
dichiarazione di consapevolezza della costante “digestione” sistemica da parte della “struttura” nei confronti
della creazione artistica che culmina nell’ironica crocifissione dell’artista medesimo messa in scena
nell’opera Selfportrait, 2010 e trova il suo epilogo nell’atto che per un istante permette all’artista, mediante un
gesto intimo e primordiale di appropriarsi senza compromessi della galleria scacciando dalla propria mente e
per pochi istanti l’incubo perenne del fallimento.
...........................english below
The relationship between the artist and the gallery owner, between the reality of the gallery as a space
conventionally used for art and the artist’s gesture are the point of departure for Crystallize.
A relationship which becomes a clash at the same time and intends to highlight the limits and constraints
within which the artistic creation is always and nonetheless relegated; a time for the innermost expression
which, through the artist’s condemnation is constantly battling against the impositions of an editorial,
organisational and technical nature present within the mechanisms of the world of art.
If, in the realm of physics, crystallization is a phase transition of the matter, from liquid to solid, in which the
components dissolved in a solvent solidify, arranging themselves according to neat crystalline structures and
in which it is thus possible to speak of a transformation which implies a reduction in entropy, in the same way
Andrea Nacciarriti’s exhibition tells the story of a transition from a liquid to a solid state. An inevitable
transformation of the artist’s pure thought into something “else”, the result of a concerted mediation between
the pawns of the same game.
It all translates into an intervention marked by a violent and destructive tone, which physically attempts to
break down such barriers. A rebellious gesture arising in order to create an actual opening inside the gallery
as an institution but that is promptly reabsorbed for obvious safety reasons, by refilling the crack where the
window was placed, still prevents a complete project autonomy. The awareness of the rules and dynamics
underlying the “window of art” and the frustration that partly derives from it are a sort of sarcastic self-portrait
of the artist himself.
A declaration of awareness of the constant systemic “digestion” by the “structure”
towards the artistic creation which culminates in the ironic crucifixion of the artist himself staged in the work
Selfportrait, 2010 and finds its epilogue in the act that, for a fleeting moment, allows the artist, through an
intimate and primordial gesture, to take possession of the gallery without compromises, dispelling for a few
instants the everlasting nightmare of failure.
Opening 20 Maggio 2010 ore 19
Galleria Franco Soffiantino
via Rossini, 23 - Torino
orario: mart-sab 11-19
Giovedì 10 giugno 2010 fino alle ore 24.00, in occasione dell’apertura collettiva di TAG
ingresso libero