In mostra una selezione di opere, disegni e materiali d'archivio provenienti dallo studio dello scultore triestino, messi a disposizione dalla famiglia. Il percorso dell'esposizione si sviluppa illustrando l'iter del processo creativo dell'artista, dall'immediatezza dei disegni ad alcuni piccoli bozzetti, alle sculture.
a cura di Giovanna Caterina de Feo
Per la prima volta a Roma nella casa museo in Villa Borghese di Pietro Canonica dal 20 maggio al 26
settembre 2010 viene presentata una selezione di opere, disegni e materiali d’archivio provenienti dallo
studio dello scultore triestino Attilio Selva (Trieste 1888 – Roma 1970), messi a disposizione dalla famiglia.
La mostra è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma -
Sovraintendenza ai Beni Culturali, ideata dall’Associazione Amici di Villa Strohl-fern, luogo dove Selva ha
avuto uno studio tra il 1910 e il 1920 circa ed è a cura di Giovanna Caterina de Feo. Organizzazione e servizi
museali sono di Zètema Progetto Cultura.
Il percorso dell’esposizione si sviluppa illustrando l’iter del processo creativo dell’artista, dall’immediatezza dei
disegni ad alcuni piccoli bozzetti, alle sculture. Tra i disegni - scelti tra le bellissime figure di donna eseguite
con gesto sicuro su carta da spolvero con un unico tratto a carboncino - spiccano quello per Enigma (la sua
scultura più famosa nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma) e il grande disegno per
il progetto del concorso per la fontana di Piazza dei Quiriti a Roma (1924), con le Cariatidi disegnate
ancora castamente vestite, caratteristica che scomparirà nella realizzazione finale del 1928, quando la nudità
delle sculture susciterà enorme e pubblico scandalo.
È evidente la qualità ludica dell’intuizione iniziale dei piccoli bozzetti in creta o in gesso che, in alcuni
casi, attraverso i passaggi successivi giunge al modello, sempre in gesso, a grandezza 1/1. Da questo, in
seguito, l’artista arriverà all’opera finita attraverso l’altrettanto importante momento della fonderia, se le
opere dovranno essere fuse in bronzo, o della cava per la scelta della pietra e della prima sbozzatura quando
realizzate in marmo. Per sottolineare questo iter, oltre ai modelli in gesso, sono esposte anche alcune grandi
fotografie d’epoca, provenienti dall’archivio, delle opere finite oggi conservate in prestigiose collezioni
pubbliche o private.
Inedito e mai esposto sinora, il più antico tra i gessi è quello della cosiddetta Dolente (1914), in cui è
ancora manifesto il debito di ispirazione di Selva verso lo scultore slavo Ivan Mestrovic, nel cui modello
l’artista valuta le possibilità compositive del nudo femminile. Così, nel nodo delle gambe si riconosce
l’intuizione da lui sviluppata nello stesso periodo nella più nota e compiuta Ritmi, proposta con grande
successo alla mostra della Secessione nel 1915.
Queste iniziali suggestioni sono presto superate in chiave di "ritorno all'ordine" novecentista, di cui Selva è
considerato un precursore. Percorso evidente già nella Susanna (1919), inviata nel 1919 alla Promotrice di
Torino e, tradotta in pietra di Botticino, acquisita nelle collezioni della Pinacoteca Civica di Torino. È per
opere simili che Goffredo Bellonci, nella mostra che nel 1918 vede riuniti i giovani artisti italiani, a pochi passi
dal Museo Canonica, nella Casina Valadier al Pincio, invocava "l'italianità michelangiolesca". In Sogno di
maternità (1929 ca.), gesso patinato a bronzo, l’artista ritrae con grande verità il sensuale nudo dormiente
della moglie Natalina Toppi, modella di Anticoli Corrado, incinta della figlia Lucilla.
Interessante, seppur alquanto rovinato, è il modello in gesso di Primula (1924), dal quale verrà tratto il
marmo inviato a New York alla Exhibition of Modern Art nel 1926 e il gesso patinato di un piccolo Nudo di
donna. Il bronzo raffigurante la Madonna tra gli Angeli è infine la testimonianza dell’interesse che ha
accompagnato tutta la vita dello scultore verso le statue destinate al culto.
Al fine di offrire una esaustiva, anche se non completa, lettura dell’opera di Selva, non si potevano non
menzionare i ritratti, nei quali egli è stato ritenuto dalla critica del suo tempo un maestro indiscutibile. A
quello della moglie Natalina, un volto in gesso di rara potenza plastica, si accompagnano quello della figlia
Lucilla (1932), suggestionato dal Rinascimento fiorentino e della nuora Alberta (1922 ca), anch’essa
modella di Anticoli. Tra i ritratti si ricorda ancora il Ritratto di Claudio, in bronzo (1920c.), copia ad uso
personale dell’artista di quello esposto alla Prima Biennale romana, che oggi si trova nelle collezioni della
Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma.
Note biografiche
Nato a Trieste nel 1888 e, dunque, di nazionalità austriaca, irredentista della prima ora, Attilio Selva compie
il suo primo apprendistato presso Leonardo Bistolfi, lo scultore torinese che, almeno sino alla metà degli anni
Dieci, può essere considerato l’espressione più avanzata della scultura italiana. Poco più che ventenne, nel
1909, vince il Premio Rittmayer che gli consente dal 1910 di trasferirsi a Roma, dove tiene lo studio a Villa
Strohl-fern sino al 1919; nella Villa incontra numerosi artisti, tra i quali Arturo Martini, il pittore parmense
Amedeo Bocchi, Cipriano Efisio Oppo, Nino e Pasquarosa Bertoletti - artisti che intrattengono anche un
duraturo rapporto con Anticoli - e la futura moglie, la modella Natalina Toppi.
Esponente di spicco nelle mostre degli Amatori e Cultori di Belle Arti (nel 1914 espone il Ritratto di Augusta
acquisito dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma) e nella Terza e Quarta mostra della Secessione,
con la guerra alle porte, irredentista convinto - anche se legalmente di nazionalità austriaca - segue
l’addestramento militare a Roma e parte volontario con l’esercito italiano combattendo valorosamente sul
Carso. Nel 1918 partecipa a Zurigo alla mostra internazionale degli artisti belligeranti e nello stesso anno
all'esposizione alla Casina del Pincio, allestita dal critico Carlo Tridenti, da Marcello Piacentini e Antonio
Maraini. Nel dopoguerra prende parte ad alcune edizioni della Biennale di Venezia e nel 1921 alla Prima
Biennale romana (quando Claudio viene acquistato dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma) e
presenta Enigma, la sua scultura più nota che lo consegna a fama internazionale (opera in marmo acquisita
dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ove tuttora si trova, mentre l’esemplare in bronzo fa parte delle
collezioni del Museo Civico d’arte di Anticoli Corrado).
Oltre all’attività espositiva, Selva ha realizzato alcune
pregevoli opere monumentali in Italia e all’estero. Tra queste si ricordano a Roma: la fontana di Piazza dei
Quiriti (1928), il Monumento a Guido Baccelli (1931), i gruppi decorativi per il fronte del teatro del
dopolavoro dei ferrovieri in via Bari (1931) e le statue del Lanciatore di giavellotto, del Pugilatore, del
Discobolo e del Fromboliere per il Foro Italico (1930), a Trieste il monumento a Oberdan (1931) e quello a
Nazario Sauro a Capodistria (1934). Tra i prestigiosi incarichi all’estero: la grande statua de La Pietà per la
cattedrale di Tripoli (1928), le cinque statue di generali in bronzo per il monumento a Simon Bolivar a
Caracas (1956), e i cinque bassorilievi per la cattedrale di Pittsburg negli anni Sessanta. Nel dopoguerra lo
scultore riprende un’intensa attività rivolta soprattutto alla realizzazione di statue destinate al culto; tra le
molte si ricordano il Sant’Eugenio per la chiesa omonima e il gruppo con la Morte di San Benedetto per
l’Abbazia di Montecassino. Muore a Roma nel 1970.
Info Museo Pietro Canonica
tel. 060608 tutti i giorni 9.00-21.00
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Gabriella Gnetti
g.gnetti@zetema.it
Inaugurazione 19 maggio 2010, ore 17
Museo Pietro Canonica a Villa Borghese
viale Pietro Canonica (piazza di Siena) 2, Roma
Orari: Martedì-domenica 9.00-19.00; festività 9.00-13.30
biglietteria: intero € 4,50, ridotto € 3,00