Muri. Un progetto di indagine fotografica che gli artisti hanno monograficamente sviluppato su alcune zone urbane della citta' di Trento. Questo progetto e' stato concepito inizialmente come ''parallel event'' nell'ambito di Manifesta7.
A cura di Eva Lavinia Maffei, avrà luogo presso le splendide e prestigiose sale
del Forte di Nago, dal 23 maggio al 6 giugno
(inaugurazione domenica 23 maggio ad ore
18.00 con la presenza degli autori e della
curatrice), la rassegna “Muri” di Luca Chistè e
Michele Vettorazzi.
Il progetto espositivo, programmato nell’ambito
delle attività espositive 2010 previste per il
forte di Nago, è reso possibile grazie
all’entusiasmo e alle capacità organizzative del
Gruppo “Il Fotogramma” di Nago e al Comune
di Nago-Torbole, patrocinatore dell’iniziativa.
''Muri”, è un progetto di indagine fotografica
che Luca Chistè e Michele Vettorazzi hanno
monograficamente sviluppato su alcune zone
urbane della città di Trento.
Questo progetto, concepito inizialmente come
“parallel event” nell’ambito della Biennale
Europea di Arte Contemporanea – Manifesta7, è
stato impiegato all’interno di un ampio tessuto
progettuale di tipo socio-etnografico dal titolo:
“Città al Muro”. Rassegna “Muri” | Forte di Nago (TN) | 23 maggio – 6 giugno 2010 | pag. 2/3
Le opere fotografiche ''Muri”, concepite con una loro precisa autonomia espressiva e
metodologica, sono realizzate per fermare il tempo che scorre sulle pareti della città di Trento
(considerata dagli autori una realtà prototipica di altri più complessi e variegati contesti urbani)
per rendere evidenti i segni di una comunicazione quotidiana talvolta effimera, marginale,
spesso in contrasto con il tutto, che trova il suo supporto ideale nel muro pubblico, privato,
antico o moderno che sia e come se, nella relazione con le persone, esso diventasse a tratti
proprietà di tutti e di nessuno e, inevitabilmente, capace di registrare il vissuto e conservarne le
tracce più recondite.
Ed ecco che dietro le screpolature per le intemperie, riusciamo ad individuare il messaggio,
come uno stato d’animo rimasto impresso nella calce; la materia dei muri (talvolta
sgretolantesi, talvolta segnata dai graffiti o dalle “ferite” della città), grazie alla iper-
definizione delle immagini, diviene stimolo per un’esperienza di avvicinamento sensoriale e
tattile… A vederli, questi muri, stampati con un disegno di textures superficiale così dettagliato,
viene voglia (cosa ovviamente proibita…) di toccarli…
L’aspetto del paesaggio urbano è in continua trasformazione e le immagini rimandano
all’attenzione del visitatore che, ormai metabolizzato alla visione delle superfici murarie, non è
più in grado di cogliere le suggestioni che esse emanano.
I muri, epidermide sempre più stratificata, multicolore e multietnica di una città, sono il luogo
dell’effimero per eccellenza, dove tutto nasce e dove tutto, attraverso un ineluttabile
decomponimento, finisce col morire. Sono anche in questa direzione le chiavi simboliche e
quelle metaforiche (rispetto al divenire dell’esistenza umana) con cui interpretare, per buona
parte, il lavoro di Chistè e Vettorazzi.
I muri, inoltre, sono il segno forse più evidente del mutamento urbano e, correlato ad esso, del
mutamento sociale. Grazie al loro incessante costruirsi, ricostruirsi e modificarsi ed al modo in
cui essi sono realizzati e, ancor più, utilizzati, sono testimoni privilegiati, prima di ogni altra
cosa, dell’aspetto sociale di una città e della percezione con cui i suoi visitatori o gli abitanti se
la raffigurano nel loro immaginario individuale e collettivo.
Occorre segnalare che questo lavoro è doppiamente connotato dal diverso approccio stilistico
utilizzato (bianco/nero per Chistè e colore per Vettorazzi). Le immagini, frutto di una ricerca
condotta dagli autori nell’arco di più anni (anche se il lavoro prosegue nel tempo con il costante
“monitoraggio” sulla vita di alcuni muri della città di Trento), sono state realizzate tutte con
equipaggiamenti in grande e medio formato (4x5”/10x12 cm e 6x7 cm) e le stampe, ricavate con
l’impiego del sistema c.d. “Ibrido” (digitalizzazione del negativo e post-produzione in “camera
chiara”) sono state stampate, anch’esse in grande formato (60x80 cm), sulla prestigiosa carta
Hahnemühle fine-art. Una scelta, questa, dettata dalla volontà, come si è detto, di garantire
quell’elevata qualità di dettaglio alle textures murarie che le spinge ad essere, aldilà di ciò che
appare, come entità vive e comunicanti.
Inaugurazione 23 maggio ore 18
Forte Alto - Nago (TN)
Orari: lu-ve | 20.00 - 22.30; sa-do | 17.00 - 22.30
Ingresso libero