Le Sculture dei Padri della Prima Repubblica. L'artista ha immortalato in questa galleria i volti di 9 uomini in qualche modo simbolo della nascita dell'Italia 'costituente' e/o della oggi tanto vituperata Prima Repubblica, per dare conto di un 'vuoto', per riempire i buchi della nostra corta memoria.
No, non è la nostalgia. D’altra parte se - come sosteneva Orwell – dopo i cinquant’anni ogni uomo ha la faccia che si merita, è altrettanto vero che un popolo, dopo sessant’anni di democrazia, ha la classe dirigente che si è guadagnata. Se dunque Peppe Manigrasso ha deciso di immortalare in questa galleria i volti di nove uomini in qualche modo simbolo della nascita dell’Italia 'costituente' e/o della oggi tanto vituperata Prima Repubblica, non è stato certo in base a un sentimento di sterile (e non sempre giustificato) rimpianto per i 'padri fondatori' e per i loro immediati successori, bensì per dare conto di un 'vuoto', per riempire i buchi della nostra corta memoria (non solo) politica. Che cosa è accaduto, quale mutazione orribile ha fatto sì che dalla lucidità di Einaudi, dal rigore pertiniano, dall’entusiasmo di Nenni o dalla sofferta pensosità di Moro si sia oggi giunti (per limitarci al livello ministeriale, e non scendere nella melma delle seconde file) al ghigno di un La Russa, alla bambinesca curialità di un Bondi, alla autocompiaciuta provocatori età di un Calderoli? I busti di Manigrasso sembrano interrogarci, tentano di risvegliarci alla passione: De Nicola e Nenni con un braccio levato, De Gasperi e Togliatti che si guardano intorno come cercando di spiegare, Moro dal triste sorriso, Pertini brandendo energico l’inseparabile pipa, Berlinguer assorto verso un orizzonte oscuro, Napolitano che sbircia previdente alla sua destra… Uomini fra loro diversi, talvolta lontani, in qualche caso addirittura rivali, ma indissolubilmente legati da un unico comune denominatore: il senso dello Stato, bene collettivo in nome del quale tutte le meschinità individuali possono (devono?) essere messe da parte. In questo, e solo in questo, il motto pichiano 'Ari…dateci la Prima Repubblica' va condiviso. Non un omaggio al bel (?) tempo che fu, ma richiamo a noi stessi, cittadini di questa repubblica alla deriva come la gericaultiana zattera della Medusa (ma qualcuno, più ottimista, preferisce vederla come la boschiana Nave dei folli), a imporre una nuova rotta alla perduta dimensione civile della società, a ritrovare lo spirito dei padri, e non la spiritosaggine dei successori.
Provate ora a fare un gioco, immaginate che a questi busti di Manigrasso si sovrappongano quelli degli eroi politici odierni, e poi diteci se non sarete colti da un senso di stupita vertigine. E infine, sforzatevi di fare un salto mentale in avanti di pochi anni: siete in un ufficio pubblico, e sulla parete c’è il ritratto del nuovo presidente della Repubblica. Quale dei protagonisti dell’attuale classe al potere vi figurate nella fotografia, magari accanto alla bandiera italiana? E a quale di costoro Manigrasso oserebbe dedicare il suo prossimo busto?
Antonio Fiore
Martedì 1 giugno (day - before) 2010 - ore 18
interventi di:
Antonio Fiore - opinionista editoriale
Alessandro Senatore - Avvocato, operatore culturale
coordina: Prof. Gilberto Marselli
Salvatore Pica
via Vetriera, 16 – Napoli (vicino al cinema delle Palme)