Estasi e Memorie. Per la mostra, Hosoe, innovativo ed attento all'evoluzione tecnica della fotografia, ha stampato le immagini di alcune sue serie celeberrime (Ordeal by Roses, Kamaitachi, Kimono, Ukiyo-e Projections, The Butterfly Dream) con un processo del tutto unico: stampe digitali su carta 'washi', termine usato per definire la carta prodotta a mano secondo la tradizione. A cura di Giuliana Scime'.
a cura di Giuliana Scimé
‘La macchina fotografica è, generalmente, considerata incapace di riprendere ciò che è invisibile per l’occhio. E il fotografo che la domina può riprendere ciò che è celato nella sua memoria.” Eikoh Hosoe
La memoria che racchiude non soltanto eventi, soprattutto sensibilità, così difficili da distillare e rendere tangibili.
Hosoe, spesso, ha bisogno di ‘interpreti’ per mettere in scena le sue memorie. Scenografo, regista, sceneggiatore e fotografo rivive in Kamaitachi (La falce della donnola, 1965), il suo primo lavoro narrativo, il turbamento che un’antica leggenda aveva provocato in lui bambino, quando, per sfuggire ai bombardamenti sulla città di Tokio, era stato riportato nel villaggio natale di Yonezawa.
Protagonista del racconto visuale è Tatsumi Hijikata, ideatore, assieme a Kazuo Ohno, della danza Butoh, e il Butoh sarà tema privilegiato delle tante avventure intellettuali di Hosoe che con la serie The Butterfly Dream celebra l’intera carriera di Kazuo Ohno.
Per questa straordinaria mostra, Hosoe, innovativo ed attento all’evoluzione tecnica della fotografia, in sintonia con l’avanguardia contemporanea, ha stampato le immagini di alcune sue serie celeberrime (Ordeal by Roses, Kamaitachi, Kimono, Ukiyo-e Projections, The Butterfly Dream) con un processo del tutto unico: stampe digitali su carta washi, (“wa” significa “giapponese” e “shi” “carta”), termine usato per definire la carta prodotta a mano secondo la tradizione.
L’idea di tale rivoluzionaria forma rappresentativa è nata ad Eikoh Hosoe dagli ‘scroll’ che illustravano il Racconto di Genji, il primo romanzo mai scritto nella storia dell’umanità che risale al 1001-05, gli ‘scroll’ furono creati circa due secoli più tardi.
Le serie si snodano lungo le pareti dello spazio espositivo: lunghissimi nastri di immagini (scrolls) senza soluzione di continuità che coniugano antica cultura del Giappone, arte e rivoluzionaria tecnologia, grazie alla genialità di un artista impareggiabile nel panorama internazionale della fotografia creativa.
Hosoe ha curato ogni dettaglio dell’allestimento ‘incorniciando’ gli scrolls con tessuti giapponesi e studiando i colori di fondo di ogni serie. Il risultato visivo è spettacolare e mai si è vista una mostra con tali particolarità.
In mostra alla Galleria Carla Sozzani i progetti:
* Otoko to Onna (Man and Woman, 1960)
* Ba-ra-kei (Ordeal by Roses, 1961 – 1962)
* Kimono (1963)
* Kamaitachi (La falce della donnola, 1965)
* Ukiyo-e Projections (2002 – 2003)
* The Buttterfly Dream (2006)
EIKOH HOSOE
Nasce il 18 marzo del 1933 a Yonezawa, nella prefettura di Yamagata. Il padre era un prete shintoista. A pochi mesi dalla nascita, la famiglia si trasferisce a Tokio. Nel 1944, quando la città fu colpita da costanti e violenti bombardamenti delle forze alleate, ritornano nel villaggio natale, fino al settembre 1945, dopo la resa del Giappone.
Il periodo trascorso nel villaggio incide sull’immaginario del piccolo Hosoe che apprende le antiche leggende, e da queste scaturirà il lavoro Kamaitachi (La falce della donnola, 1965). Durante il liceo, su suggerimento di un cugino cambia il proprio nome Toshihiro in Eikoh. Inizia a fotografare i bambini americani delle truppe d’occupazione e vince un concorso della Fuji con una serie di ritratti. Decide di intraprendere la carriera di fotografo e si iscrive al Tokio College of Photography. Si unisce al gruppo di artisti d’avanguardia ‘Demokrato’ ed esordisce con la sua mostra ‘Una ragazza americana a Tokio’.
Nel 1960, fonda il Jazz Film Laboratory, con il coreografo e danzatore Tatsumi Hijikata, i fotografi Shuji Terayama e Shōmei Tōmatsu, un progetto multidisciplinare con l’intento di produrre opere altamente espressive ed intense, utilizzando discipline diverse: fotografia, film e pittura. Lo stesso anno, espone Otoko to Onna (Man and Woman) è per Hosoe la presa di coscienza definitiva del significato profondo di ‘essere giapponese’, con tutte le implicazioni culturali ed il rispetto della tradizione. La guerra, che aveva distrutto città e provocato centinaia di migliaia di morti, l’occupazione americana, durata sei anni, che aveva imposto nuove leggi avevano sbriciolato l’identità culturale di una nazione.
Nel 1961, il controverso scrittore Yukio Mishima chiede ad Hosoe di riprendere un ritratto per la copertina di un suo libro, esprimendo la sua ammirazione: “Adoro le sue fotografie di Tatsumi Hijikata. Voglio che lei mi fotografi allo stesso modo.” Da quell’incontro scaturisce il progetto Ba-ra-kei (Ordeal by Roses), un impietoso, e nel contempo lirico, testamento dello scrittore che commetterà suicidio rituale nel 1970. Eikoh Hosoe ricorda: “Al principio le mie idee erano vaghe, ma gradualmente si formò un concetto concreto. Il tema che fluisce attraverso l’intero lavoro è in definitiva ‘Vita e Morte’, Yukio Mishima presta il suo corpo e usa una rosa come simbolo di bellezza e spine.”
La serie Kimono, 1963, è composta da immagini in bianco e nero. Hosoe fotografa la stessa donna nel corso degli anni, una visitazione alla scoperta della femminilità e della sensualità.
La sensualità è il leit motiv che scorre in tutti i lavori di Eikoh Hosoe, anche quando interpreta l’architettura di Antonio Gaudì in The Cosmos of Gaudì, 1977-1984. Infatti, ritiene che le forme sinuose, i colori brillanti e la composizione delle ceramiche del più visionario, e alchemico, degli architetti siano una trasposizione metaforica del corpo.
Amico di Hijikata e di Kazuo Ohno, Hosoe ha da sempre seguito con passione la danza Butoh, stimolo visuale e coinvolgimento intellettuale.
Nel 2003, termina Ukiyo-e Projections, realizzata nello storico Asbestos Dance Studio di Tokyo, che presto avrebbe chiuso i battenti per difficoltà economiche. “Sui danzatori ho proiettato alcune immagini di ukiyo-e, le xilografie erotiche giapponesi del XVIII secolo…dovevo servirmi dell’autentico pavimento dello Studio che aveva assorbito il sudore e le lacrime, persino il sangue di innumerevoli danzatori ed artisti.” Sullo sfondo della scena, introduce anche alcune sue fotografie di altri lavori, creando immagini cariche di erotismo, movimento, ed inquietudini che ci rapiscono.
Il suo grande rispetto ed amore per Kazuo Ohno, culmina in un’opera ‘lunga’ quarant’anni The Butterfly Dream, le fotografie riprese all’impareggiabile danzatore Butoh, dagli esordi negli anni Sessanta fino al 2006, ormai centenario. Non è certo documentazione, Eikoh Hosoe è quanto di più distante sia dalla documentazione o illustrazione, ma interpretazione del personaggio e della sua arte.
Dal 1975, è docente presso il Tokyo Institute of Polytechnics
Dal 1995, è direttore del Kiyosato Museum of Photographic Arts
Inaugurazione 17 giugno 2010, 17-21
Galleria Carla Sozzani
corso Como, 10 - MIlano
orario: da martedì a domenica 10.30 – 19.30
mercoledì e giovedì 10.30 – 21.00 lunedì 15.30 – 19.30
ingresso libero