Francesco Pantaleone Arte Contemporanea
La fantasia morde nella piega in bilico. Personale dell'artista nell'ambito di Domani, a Palermo #12, un progetto a cura di Laura Barreca e Francesco Pantaleone. Il lavoro di Sissi appartiene a quel genere di opere d'arte che si fa fatica a definire con un solo termine. E' un'esperienza estetica totalizzante in cui materiali, tecniche, linguaggi, significati e forme si presentano al pubblico senza diaframmi, in modo immediato.
Nell'ambito di Domani, a Palermo #12
Un progetto a cura di Laura Barreca e Francesco Pantaleone
Il lavoro di Sissi appartiene a quel genere di opere d’arte che si fa fatica a definire con un solo termine. Non è solo scultura, né solo performance, né installazione, né fotografia, né disegno. E’ piuttosto un’esperienza estetica totalizzante in cui materiali, tecniche, linguaggi, significati e forme intrecciati tra loro, si presentano al pubblico senza diaframmi, in modo immediato. Da sempre, anzi da subito il lavoro di Sissi ha collegato inevitabilmente l’arte alla vita, facendo di essa la linfa che alimenta il corpo dell’opera e viceversa. Nel corso degli anni ha sperimentato quelle forme e linguaggi che legassero il corpo all’opera, l’opera al lavoro, il lavoro ad una storia, la storia alla vita, quella dell’artista in prima persona, poi di coloro che esperiscono l’opera, a cui si chiede di utilizzare i sensi, prima dello sguardo.
Come ebbe a dire Marina Abramovič in un’intervista sul suo lavoro: “Il bello di essere artista è che ti puoi guardare dentro, perché è questo ciò che sai fare. Più guardi dentro te stesso, maggiore è la possibilità che emerga un altro lato di te stessa nel quale la gente possa riconoscersi.” La capacità critica di “guardarsi dentro”, a volte anche in forma autoanalitica, non ha mai lasciato scampo nel lavoro e nell’esistenza artistica di Sissi, proprio perchè è una vita vissuta in una dimensione viscerale, emotiva, intuitiva ed estetica fortissima. Così il suo battesimo col nome d’artista Sissi avviene nella performance svolta dentro un pozzo, in cui l’origine del mondo è una maglia, una vulva di lana nella quale l’artista si culla in un eterno crogiolarsi di gesti e di pensieri (Il riposo dei miei piaceri, 2000).
Poi da qui in avanti la maglia diventa espressione della necessità di legare un’azione alla vita: cordone di sopravvivenza, ancora di salvataggio, filo d’Arianna, richiamo concreto e ideale a costruire, annodare, coprire, circondare, prolungarsi faticosamente verso l’altro da sè. Dieci anni fa Sissi sperimentava la performance come mezzo di comunicazione privilegiato, facendo del proprio corpo lo spazio della sperimentazione e della conquista, della crescita individuale, attraverso una metamorfosi fisica che ha accompagnato organicamente lo sviluppo del suo lavoro. Alla fine degli anni Novanta alle artiste donne si affidava la riscoperta del corpo come territorio da indagare, come luogo da attraversare, anche nell’assenza del corpo stesso. Nell’opera di Sissi invece l’identificazione tra abito e corpo avviene contestualmente, perché l’uno è subito apparso come l’emanazione dell’altro, tanto che l’artista in più occasioni performative finisce immersa, quasi fagocitata dalle sue stesse maglie, dalle reti che l’avvolgono (Nature, 2006 e Voliare, 2007) installazioni erette come baluardo e protesi tra se stessa e la realtà.
La complessità di tale rapporto rimane come elemento riconoscibile, eppure intrinsecamente variabile in tutte le installazioni nelle quali Sissi ha posto il suo corpo come luogo della rappresentazione. Di volta in volta l’enigma dell’idea artistica si sposa con la scelta di una postura, di un tema specifico, di un’immagine all’interno del lavoro, così da fondere la dimensione intima e privata alla sfera pubblica. C’è una frase illuminante dell’Orlando di Virginia Woolf. Dice: “Appare molto fondata l’opinione che sono gli abiti a portare noi e non noi a portare loro; possono essere modellati su un braccio e su un seno, ma essi modellerebbero i nostri cervelli, le nostre lingue a nostro piacere”. La frase, che accompagna il libro d’artista di Sissi edito nel 2002, con una raccolta di immagini dei primi anni di lavoro, ci conduce dritti al cuore di un’esperienza artistica in cui arte e vita una volta ancora si ricongiungono.
Nella continua ricerca di immagini, parole, sensazioni momentanee, l’artista spesso affida il suo immaginario a foto random scattate su pellicola con l’inseparabile Nikon F2, i dettagli da cui nasce il suo interesse per le cose. Sissi, da ormai molti anni, tiene taccuini, note, ma soprattutto una raccolta di diari, una fantasmagorica collezione di informazioni, idee, studi, che fanno la storia di una vita, ne raccontano le suggestioni e le fonti da cui ogni giorno trarre ispirazione.
Oggi a Palermo, Sissi restituisce la sua idea di un luogo, non attraverso un’immagine coerente o mimetica della città, ma piuttosto offrendo alcuni indizi ritrovati, selezionati con l’interesse di uno scienziato in un continente sconosciuto. Attraverso essi -e con lei- il visitatore è invitato a compiere un viaggio d’esplorazione. Il lavoro si chiama Installo sulla carne (2010) e sono dieci fotografie in cui l’artista indossa delle microsculture “appese” su di sé. Sono resti consunti dal tempo, reliquie del presente trovate dovunque, dai lidi vulcanici di Stromboli, ai marciapiedi della Vuccirìa, dalle bancarelle di chincaglierie, ai piedi di un qualche albero. Poi l’oggetto, come un frammento sacro, viene inserito in minuscole gabbie, avvolto in docili strutture che ne assecondano la forma, seguono l’intreccio della materia, classificando le forme secondo le regole del colore, della porosità, rispondendo solo a criteri puramente formali ed enciclopedici.
Appesa è lo spettacolare convivio attorno a cui Sissi ha invitato a prendere parte dentro le stanze del palazzo che la ospita a Palermo, accanto la galleria che accoglie i suoi lavori. Un vortice di tende che entrano ed escono dalle grandi finestre con i balconi panciuti, affacciati sulla Vuccirìa si intrecciano con reti da pesca, verdure, frutti di stagione, pesci veri, cibi arrampicati su impalcature mobili e coloratissime. La cena che Sissi ha creato una sera di inizio estate non tocca terra, ogni cosa è sospesa come nel primo momento della digestione, quando il cibo è ancora in circolo, sospeso dentro il corpo, non ancora sedimentato.
Poi una stola, un arazzo di paglia e borchie, intrecciato a trama fitta è la corazza che nasce sospesa tra un muro e il suo pavimento.
Questa è La fantasia morde la piega in bilico. I materiali sono gli stessi che riempiono i morti mummificati appesi nelle catacombe dei Cappuccini, seicentesco riparo per i reietti della città, anime senza legami e senza sepoltura. C’è un interesse più legato alla forma e al loro contenuto nella rielaborazione che Sissi ottiene tessendo il suo tappeto, fortificandolo con gli elementi che si ritrovano nelle decorazioni tipiche dei carretti siciliani. Perché l’interesse, prima di tutto, è per la materia, per il modo in cui si dipana, per la capacità di ricevere le sollecitazioni di un’azione umana reiterata, quale è quella del tessere. Come sgranare un rosario, pronunciare una litania, l’atto della cucitura appartiene al mondo, e al modo femminile della meditazione. Questa preghiera fatta con mani è la coperta sotto cui Sissi invita a sedersi e ascoltare i ricordi della sua storia a Palermo.
Laura Barreca
Opening Giovedì 8 Luglio 2010, 18-21
galleria francesco pantaleone arte Contemporanea
via Garraffello, 25 Palermo
orari: la galleria è aperta il giovedì dalle 16:00 alle 20:00 gli altri giorni su appuntamento
ingresso libero