Horror vacui . Francesco Carone riflette sui temi della trasformazione e della circolarita' dei processi creativi. La sua ricerca parte da una rilettura personale dell'universo che lo circonda, attraverso la quale l'artista realizza opere che si coagulano attorno a un tema o a un pensiero dominante, spesso legato alla storia e alla pratica dell'arte. Motherland/Homeland. L'indagine di Roberts si concentra sulla costruzione di identita', sul senso di appartenenza al territorio, sulla relazione fra persone e paesaggio. In mostra due tra le piu' suggestive serie fotografiche dell'artista e un nuovo lavoro interattivo.
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FRANCESCO CARONE. Horror vacui
a cura di Lorenzo Giusti e Arabella Natalini
Sabato 9 ottobre 2010, EX3 inaugura Horror vacui, installazione site-specific di Francesco Carone
(Siena 1975), a cura di Lorenzo Giusti e Arabella Natalini.
Artista tra i più interessanti nel panorama dell‟arte italiana attuale, Francesco Carone riflette sui
temi della trasformazione e della circolarità dei processi creativi. La sua ricerca parte da una
rilettura personale dell‟universo che lo circonda (universo composito, fatto di oggetti, segni e
affezioni), attraverso la quale l‟artista realizza opere che si coagulano attorno a un tema o a un
pensiero dominante - spesso legato alla storia e alla pratica dell‟arte – e dove l‟aspetto evocativo
risulta sostanziale.
Horror vacui – locuzione latina che significa letteralmente “paura del vuoto” - è un termine utilizzato
nella critica d‟arte per descrivere l'attitudine, propria di autori ed epoche diverse, a riempire con
figure o segni volontari la superficie dell'opera, non concependo dunque la presenza del vuoto
come spazio possibile di relazione tra una figura e l'altra, tra un segno e l‟altro, ma piuttosto come
un‟area da colmare. Analogamente in psicologia, l'horror vacui è uno stato di disagio dettato da
una perdita di punti di riferimento provocata dalla paura degli spazi deserti, siano questi fisici o
mentali.
Nell‟installazione concepita per la sala centrale del Centro EX3, Carone affronta questi temi.
Prendendo spunto dalla famosa tela realizzata nel 1818 dell‟artista romantico Théodore Géricault,
raffigurante La zattera della Medusa, l‟opera propone una riflessione sull‟assenza in pittura e più in
generale sull‟idea del vuoto.
«La fase che precede la creazione di un‟opera», spiega Carone, «è uno dei momenti di più alta
magia che l'uomo possa vivere. In questo territorio “limite” tutto è possibile e in potenza. Rimane
poi la scelta e, dopo ancora, la realizzazione pratica della scelta. In qualche modo, la fine della
magia...Con questo lavoro intendo parlare del melanconico momento che precede la creazione.
Difficile e fantastico, parlerò delle mie paure e dell'impasse che queste mi creano, della mia
personale difficoltà nei confronti del dipingere e di una concezione piana dell'opera».
Oltre all‟installazione Horror Vacui, in mostra sarà presentato il primo lavoro della serie S.C.B (Solo
Cose Belle), un acronimo utilizzato dall‟artista per indicare alcune opere, frutto di ritrovamenti
casuali, nelle quali l‟artista, riconosce - in virtù del loro aspetto e della storia che sono capaci di
evocare - un alto valore estetico. Limitandosi al solo recupero dell‟oggetto, sul quale non interviene
in sessun modo, l‟artista rinuncia al proprio ruolo di “creatore”, vestendo piuttosto i panni del critico,
del curatore e, allo stesso tempo, del collezionista.
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SIMON ROBERTS. Motherland/Homeland
a cura di Daria Filardo
Sabato 9 ottobre 2010, EX3 inaugura la mostra personale dell’artista inglese Simon
Roberts.
L'indagine di Roberts si concentra sulla costruzione di identità, sul senso di appartenenza al territorio,
sulla relazione fra persone e paesaggio. In mostra saranno presentate due tra le più suggestive serie
fotografiche dell’artista e un nuovo lavoro interattivo.
Nel 2004-2005 Roberts realizza un lungo viaggio nella Russia contemporanea. La serie Motherland,
con oltre 200 luoghi documentati, spazia nella geografia umana e territoriale russa presentandone un
ritratto intenso che va oltre la stereotipata rappresentazione dell'Unione Sovietica post-collasso.
Attraverso un'osservazione attenta, volta a raccontare le profonde differenze del territorio russo, la
ricerca svela un forte senso di attaccamento alla storia comune.
L'identità, la memoria, il riconoscimento del luogo di origine sono temi che muovono anche il progetto
We English, realizzato in Inghilterra nel 2007-2008. Roberts viaggia con un camper alla ricerca di una
ridefinizione del concetto di “tempo libero” degli Inglesi. Le immagini ricavate, piene di dettagli e aperte
a più livelli di lettura, sono il frutto di numerosi suggerimenti ricevuti dall’artista, tutti documentati
all’interno di un blog da lui tenuto.
La metodologia dell'artista si basa sulla definizione di un territorio raccontato attraverso una sottile
negoziazione con i suoi abitanti, per questo Simon Roberts realizzerà per Firenze un lavoro in
progress, un muro che raccoglierà immagini della città realizzate dai suoi abitanti, un'installazione
spontanea che crescerà nel periodo della mostra.
Secondo appuntamento del progetto “Distanza come identità?”, a cura di Daria Filardo, la mostra di
Simon Roberts segue la personale dell’artista svizzera Ursula Biemann tenutasi presso
Careof/DOCVA (Milano) nel marzo 2010.
Il progetto propone la rappresentazione della distanza (geografica, culturale) quale metafora di
unʻidentità autoriale situata, e indaga il racconto della distanza nelle sue varie oscillazioni: dallʼincontro
al conflitto, dallʼaperta contaminazione allʼimpossibilità della traduzione dellʼaltro. Dentro questo
insieme di possibilità la ʻposizione autorialeʼ, non è sinonimo di immobilità, non è unʼassoluta e
inalterabile categoria dellʼessere, quanto piuttosto una «unità-nella-differenza» (Stuart Hall), una
presente presa di coscienza della propria posizione (che si muove nello spazio e nellʼesperienza).
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FRANCESCO CARONE. Horror Vacui
curated by Lorenzo Giusti and Arabella Natalini
On Saturday, 9 October 2010, Horror Vacui, a site-specific installation by Francesco Carone (Siena
1975) curated by Lorenzo Giusti and Arabella Natalini opens at EX3.
One of the most interesting artists on the Italian art scene today, Francesco Carone reflects on the
transformation and circular nature of the creative process. His research derives from a personal
reinterpretation of the universe that surrounds him (a composite universe made of objects, signs
and affections), through which he creates works that coalesce around a theme or a lofty notion –
often tied to history or the practice of art – where the evocative aspect proves substantial.
Analogously, in psychology horror vacui is a state of unease and a sense of having lost all points of
reference provoked by one‟s fear of deserted physical or mental spaces.
These are the themes Carone addresses in the installation he has designed for EX3‟s central hall.
Taking his cue from the famous Raft of Medusa (1818) by Romantic artist Théodore Géricault, the
work provokes reflection on absence in painting and more generally on the idea of the void.
“The phase that precedes a work‟s creation,” explains Carone, “is one of the most magical
moments man can experience. In this „limit‟ area, everything is possible and potential. Then the
choice remains, and after that, the practical fulfilment of the choice. The purpose of the magic, in
some way...My intention with this work is to talk about the melancholic moment that precedes
creation. Difficult and fantastic, I will address my fears and the impasse these create for me, my
personal difficulty with painting and a clear conception of the work.”
Also on exhibit, in addition to the Horror Vacui installation, will be the first work in the series called
S.C.B. (Solo Cose Belle – Only Beautiful Things), an acronym the artist uses to identify casually
found objects in which he recognizes high aesthetic value based on their appearance and the story
they evoke. By restricting himself to the recovery of the object and not intervening in any way, the
artist renounces his role as “creator” and steps instead into the shoes of critic, curator and
collector.
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SIMON ROBERTS. Motherland/Homeland
curated by Daria Filardo
On Saturday, 9 October 2010, a solo show of English artist Simon Roberts opens at
EX3.
Roberts’ investigation focuses on the construction of identity, the sense of territorial belonging and the
relationship between people and landscape. The exhibition presents two of the artist’s most evocative
photographic series and one new interactive piece.
In 2004-2005, Roberts travelled throughout contemporary Russia. His Motherland series, which
documents over 200 places, roams the country’s human and territorial geography, presenting an
intense portrait that goes beyond the clichéd representation of the Soviet Union post collapse.
Through careful observation, aimed at portraying the profound differences of the country, Roberts’
study reveals the strong attachments to its common history.
Identity, memory and a recognition of one’s place of origin are also the themes that drive We English,
a series carried out in England in 2007-2008. For this project, Roberts travelled the country in a
motorhome in an effort to redefine the English concept of “free time”. The finely detailed images are
open to several levels of interpretation and resulted from numerous suggestions which the artist
received and documented on a blog.
The artist’s methodology is based on the idea of defining a country through a subtle negotiation with
its inhabitants. To this end, Simon Roberts will also be carrying out a work-in-progress for Florence: a
wall that will gather images of the city made by its inhabitants; a spontaneous installation that will
develop over the course of the exhibition.
As the second engagement of the “Distance as Identity?” project curated by Daria Filardo, the Simon
Roberts show follows the solo exhibition of Swiss artist Ursula Biemann held at Careof/DOCVA (Milan)
in March 2010.
The project addresses the representation of (geographical, cultural) distance as a metaphor for a
situated authorial identity, and it explores how distance is described in all its variations – from meeting
to conflict, from open contamination to the impossibility of translating the other. Within this set of
possibilities, the “authorial position” is neither synonymous with immobility nor an absolute, unalterable
category of being but rather a “unity-in-difference” (Stuart Hall), a current awareness of one’s position
(which moves through space and experience).
EX3 è sostenuto da / EX3 is supported by
Comune di Firenze
Assessorato alla Cultura e alla Contemporaneità
Consiglio di Quartiere 3
Regione Toscana
Assessorato alla Cultura, Commercio e Turismo
Ufficio Stampa / Press Office: Davis & Franceschini
tel. 055 2347273 – fax 055 2347361
davis.franceschini@dada.it
Comunicazione / Communications: Neri Torrigiani
tel. 055 2654589 – fax 055 2654590
Image: Simon Roberts, South Downs Way - West Sussex, 8 October 2007
Inaugurazione: sabato 9 ottobre 2010, ore 18.30
EX3 - Centro per l’Arte Contemporanea
Viale Giannotti 81/83/85 - 50126 Firenze
Orario di apertura / Hours of operation
dal martedì alla domenica dalle 11.00 alle 19.00. Venerdì fino alle 22.00
Wednesday to Sunday, 11 am to 7 pm - Friday until 10:00 pm
Chiuso lunedì e martedì / Closed Monday and Tuesday